Marino Niola |
Marino Niola è uno dei maggiori antropologi Italiani, nonché scrittore, giornalista e docente universitario, attualmente ordinario presso il Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Ha insegnato anche nelle università di Padova e Trieste, ma la sua grande passione è la divulgazione della sua materia. Oltre a collaborare con la RAI e con le televisioni Italiane, Francesi, e svizzere, è editorialista de “La Repubblica” e su supplemento del Venerdì cura la rubbrica “Miti d’oggi”. Scrive anche si “Il Mattino”, “Le nouvel observateur” ed “Il caffè” di Locarno.
La sua ricerca ha interessato:
il rapporto tra tradizione e mutamento culturale nelle società contemporanee,
la persistenza del mito nelle forme contaminate del mondo d’oggi,
le passioni, paure ed ansie nell’immaginario contemporaneo,
i processi della mondializzazione ed i localismi che ispirano i simboli e le mitologie del villaggio globale,
il culto narcisistico del corpo come spia dell’inquietudine del nostro tempo,
le forme simboliche dell'immaginario globale,
le nuove mitologie della civiltà tecnologica,
gli usi, costumi e consumi del nostro tempo.
Ricordiamo le sue opere principali
1995: Sui palchi delle stelle. La città il sacro la scena, Roma, Meltemi Editore.
1997: Il corpo mirabile. Miracolo sangue estasi, Roma, Meltemi
2000: Totem und Ragu. Neapolitanishche Spaziergänge, München, Luchterhand
2003: Totem e Ragù. Divagazioni napoletane, Napoli, Pironti editore
2003: Il purgatorio a Napoli, Roma, Meltemi
2005: Il presepe, Napoli, L'Ancora del Mediterraneo
2006: Don Giovanni o della seduzione, Napoli. L'Ancora del Mediterraneo
2007: I santi patroni, Bologna, Il Mulino
2008: Lévi-Strauss. Fuori di sé, Macerata, Quodlibet
2009: Si fa presto a dire cotto. Un antropologo in cucina, Bologna, Il Mulino
2009: Il libro delle superstizioni (coautore Elisabetta Moro), Napoli, L'Ancora del Mediterraneo
2009: Don Juan entre Nápoles y el Purgatorio in Visiones de Don Juan, Madrid, SECC, Sociedad Estatal de Commemoraciones Culturales
2012: Non tutto fa brodo, Bologna, Il Mulino
2012: Miti d'oggi, Milano, Bompiani
Ed infine dal sito personale di Niola proponiamo una spiritosa recensione di Elisabetta Moro ad un suo libro pubblicato nel 2009.
Si fa presto a dire cotto. Ma se in cucina c’è un antropologo…
Perché gli Italiani mangiano la pasta al dente? La tempura è davvero un’invenzione giapponese? Perché la pizza ha conquistato il mondo? E perché il sushi ha conquistato noi? E cosa c’entrano il baccalà con il Concilio di Trento e il caffé con la nascita delle compagnie di assicurazione? Sono solo alcune delle domande con le quali Marino Niola solletica il palato dei lettori del suo nuovo libro Si fa presto a dire cotto. Un antropologo in cucina (edizioni Il Mulino, 154 pagine, 12 euro).
E quando un antropologo come Niola apre la dispensa del Belpaese esplorando tradizioni gastronomiche, usi e costumi, miti, leggende e nuove tendenze a tavola, le pagine scorrono veloci.
L’epigrafe, una citazione di Snoopy, il più famoso cane parlante della storia del fumetto, ci fa capire subito l’approccio colto e scanzonato dell’autore: «Dicano quel che vogliono, uno dei grandi piaceri della vita è rimpinzarsi di vaccate». Come dire che di cibo si può parlare e ragionare anche divertendosi.
Così scopriamo che il pomodoro, arrivato dalle americhe grazie a Cristoforo Colombo fino al Settecento era considerato in Europa una pianta ornamentale da regalare alle dame di corte, come le orchidee e perciò veniva chiamato pomo d’amore, da cui il nostro pomodoro. Ci è voluto un genio della gastronomia come il napoletano Ippolito Cavalcanti per inventare la salsa di pummarola. da mettere sugli spaghetti. Altra gloria nazionale, anche se l’invenzione dei vermicelli ce la contendiamo con Arabi e Cinesi. Forse li hanno inventati loro, ma noi li abbiamo resi celebri.
Il Made in Italy gastronomico viene da molto lontano, nello spazio ma anche nel tempo. Senza i Romani e le loro mense fatte di acqua e farina non esisterebbe la nostra pizza. Senza l’assedio di Vienna del 1685 la colazione all’italiana, cornetto e cappuccino, non esisterebbe. Senza il genio popolare, capace di fare sempre di necessità virtù, fronteggiando la fame con pochi ingredienti e tanta fantasia, buona parte dei nostri piatti regionali non sarebbero mai arrivati in tavola.
Grazie a questo libro, lieve quanto indispensabile, scopriamo perché tutte queste storie hanno contribuito a rendere la gastronomia italiana una delle migliori al mondo. Consentendo a noi Italiani, da Nord a Sud, di rimpinzarci di golose tipicità.
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