Don Antonio Riboldi |
Nel Sud Italia a contrastare la criminalità organizzata, più che magistrati e forze dell’ordine, si stagliano vigorose, poche ma significative figure di sacerdoti, i quali incuranti della propria incolumità fisica, si espongono in prima linea, e attraverso infocate omelie e concrete iniziative, cercano in ogni modo di convincere i cittadini onesti, che rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione, a coagularsi per porre un argine all’invadenza della piovra.
Tra queste nobili figure giganteggia Don Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra. Il quale indomito profeta dei nostri tempi e coraggioso interprete del vangelo, ha saputo coniugare nei suoi tanti anni di attività, il suo essere prete con l’annunzio della giustizia e la sua realizzazione nelle pieghe dolorose della storia. È stato il primo ad essere definito prete di frontiera senza mai cercare di divenire un personaggio, certo di un servizio da dover rendere alla verità.
Da poco ha compiuto 90 ani, ma l’interesse verso i più deboli è praticato ancora con ardore giovanile e trasmette questa sua energia devastante a chiunque lo ascolta o lo guarda negli occhi, dove si possono leggere le sue lotte siciliane nel profondo Belice, abbandonato a se stesso dopo il terremoto, la sua coraggiosa battaglia contro la mafia al fianco del generale Dalla Chiesa e poi il suo impegno in Campania, come vescovo di Acerra, dove un altro terremoto aveva ringalluzzito la camorra, che in combutta con i politici, voleva spartirsi il bottino degli aiuti internazionali.
Con la sua incessante opera di persuasione riuscì a rompere il muro di omertà, inducendo più di uno a pentirsi ed a collaborare con la giustizia, la sua fama affascinò lo stesso Cutolo, che chiese ed ottenne di poter confessare a lui i suoi innumerevoli peccati.
Le parole del vangelo hanno costituito costantemente la sua bussola nei momenti felici ed in quelli di sconforto e dalle parole di Dio nasce un suo libro, che tutti dovrebbero leggere “Ascolta si fa sera. Brevi pensieri oltre gli affanni della giornata”, richiamando nel titolo un suo storico programma dai microfoni della RAI, nel quale, ogni settimana, in pochi minuti, riusciva ad entrare in sintonia con gli ascoltatori ed attraverso la parola di Dio a redimere, a comprendere, a combattere.
Nel libro Don Riboldi condivide con il lettore le sue profonde riflessioni sulle tematiche più scottanti della realtà sociale, si rivolgono non solo ai credenti, ma a tutti gli uomini di buona volontà. Alla ricerca del senso ultimo della vita. Egli ha la capacità con poche frasi, chiare quanto efficaci, di arrivare dritto al cuore ed alla mente di chi vuole ascoltarlo. Un libro che si legge tutto d’un fiato, ma che poi va riletto e meditato, ogni sera, poche pagine alla volta, per chiudere degnamente la giornata e trovare la serenità della mente e la pace del cuore, perché attraverso Don Riboldi si riesce a ritrovare la compagnia di Gesù, che ci insegna «a guardare alla nostra vita e a quella degli altri con occhio diverso».
A differenza di altri celebri personaggi napoletani, l’unico incontro che ho avuto con Don Riboldi fu nel corso di una conferenza sull’inizio della vita, argomento sul quale egli è pedissequamente obbediente alle direttive della chiesa, per cui il contraddittorio non si potette instaurare. Nell’occasione rimasi colpito dall’eccessiva affettuosità, ai limiti del sospetto, con la quale mi accolse, abbracciandomi e baciandomi (non ci eravamo mai incontrati). Senza pensare a male, ritenni quel doppio bacio sulle guance e quel caloroso abbraccio il segno di uno sviscerato amore verso tutti gli uomini…
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