martedì 30 aprile 2013

Ho due famiglie e me ne vanto




Questo articolo di Achille della Ragione ha vinto il 1° premio di 2.000 euro al concorso “Silvio Pellico” (edizione 2012) riservato ai detenuti di tutti i penitenziari italiani. Il denaro della vincita è stato devoluto dall’autore in beneficenza

Ho due famiglie e me ne vanto, ma non sono uno dei tanti adulteri o bigami che lo sfascio della famiglia, di pari passo con la corruzione dei costumi,ha prodotto, con conseguenze devastanti sull’assetto sociale, ma semplicemente sono da tempo, anche se innocente, un detenuto per cui, oltre alla mia splendida famiglia che ho all’esterno e con la quale posso vedermi per poche ore al mese, costituita da Elvira, una moglie adorabile, Tiziana, Gianfilippo e Marina, tre figli affettuosi, Leonardo, Matteo ed Elettra, tre tesori di nipoti, Carlo, un fratello con un figlio Mario, Giuseppina, Elena ed Adele, tre zie ottuagenarie, Teresa, una cugina che amo come una sorella ed una miriade di altri cugini, ho costituito nel pianeta carcere un’affettuosità ed una solidarietà con gli altri 1800 compagni di sventura, tale da costituire un’altra famiglia: la più grande del mondo, dove vigono regole non scritte che, se fossero valide all’esterno, renderebbero il mondo migliore, evitandone la disintegrazione cui sembra destinato.
Il problema dell’integrazione tra italiani ed il fiume di stranieri, che anno dopo anno sempre più affluiscono nel nostro Paese,  in un solo luogo ha trovato piena applicazione: nei penitenziari, soprattutto delle grandi città come Roma, Napoli, Milano, nei quali ormai “gli alieni” (ma sono nostri fratelli) costituiscono la maggioranza.
Nel buio delle celle vi sono forme di solidarietà sconosciute nel mondo esterno, cosiddetto civile, e tutti si considerano membri di una grande famiglia: chi non conosce la nostra lingua la impara in fretta, acquisendo anche la cadenza dialettale locale.
E’ un esempio virtuoso di cui tenere conto e da perseguire perché non si può andare contro il corso della storia: noi abbiamo bisogno della loro energia e voglia di conquistare il benessere ed è una fortuna, non una calamità, che molti scelgono l’Italia, antica terra di emigrazione, divenuta oggi per tanti la terra promessa.
E vogliamo concludere trattando brevemente della frantumazione della famiglia patriarcale, un evento che cozza contro un paradigma biologico impresso nel nostro dna, il quale prevede la monogamia per la specie umana, sia perché un meccanismo mirabile fa sì che in età fertile coesistano un egual numero di maschi e di femmine, sia per il lungo periodo necessario a che la prole diventi autonoma, dal  che derivano sentimenti come la fedeltà e la gelosia.
(Per chi volesse approfondire l’argomento consultare sul web il mio saggio “Monogamia: virtù o necessità?”

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