martedì 16 aprile 2013

Michele Ragolia, un palermitano napoletanizzato

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Di Michele Ragolia anche i napoletanisti più ferrati conoscono poche opere e nell’affollato panorama artistico napoletano è considerato poco più che un Carneade.
Tra le sue opere più note, oltre al soffitto cassettonato del Santuario di Sant’Antonio a Polla ed alle due grandi tele di altissima qualità, raffiguranti il “Trionfo di David”, siglata e datata 1673 (fig. 1),  ed il “Trionfo di Giuditta” conservate nella raccolta Harrach di Schloss a Vienna, i più conoscono: un “Interno da collezionista”, di proprietà Pisani (fig. 2), che fu esposto anche alla mostra “Civiltà del Seicento” a Napoli, le tele della Chiesa di San Diego all’Ospedaletto (figg. 3-4), francamente brutte, un quadro nella raccolta del Pio Monte della Misericordia, attribuitagli da Raffaello Causa, ma che non gli appartiene, alcune pale d’altare nelle chiese di Agerola, dove fu attivo più volte ed una “Madonna con le Anime Purganti”, già nella Chiesa della Sapienza ed oggi presso il Museo Diocesano.
Palermitano di nascita, come si evince dal “Panormitanus”, con cui firma alcune tele, egli è attivo soprattutto nella seconda  metà del secolo XVII, sopravvivendo alla peste del 1656, che spazzò via un’intera generazione di pittori.
La sua prima formazione è tradizionalmente collocata nella bottega di Belisario Corenzio, ma ben presto si distaccò dalla cultura tardo manierista e venne influenzato dal classicismo e dal naturalismo caravaggesco di Massimo Stanzione, oltre a palpabili influssi di Francesco Guarino, di Pacecco De Rosa, evidentissimi in alcune figure, e di Cesare Fracanzano.  In alcuni dettagli sembra di vedere all’opera il magico pennello di Artemisia.
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La recente scoperta di dipinti siglati e datati ha permesso la ricostruzione della sua produzione e per alcune segnalazioni sono grato a Fra’ Domenico Marcigliano, un alacre studioso che soggiorna nel Convento di Sant’Antonio a Polla ed ogni giorno può contemplare lo splendido soffitto cassettonato, del quale ha interpretato con rara precisione il messaggio teologico che sottende ai quaranta quadri, che compongono un discorso articolato del quale parleremo più avanti diffusamente.
La sua prima opera documentata è la tavola di “Tutti i Santi”, datata 1652, sita nella chiesa parrocchiale di Bomerano di Agerola. Abbiamo notizia di un’opera commissionata dai Cappuccini di Terranova in Calabria, attualmente dispersa, mentre per la stessa committenza esegue un polittico su tela, datato 1664 a Bovino in provincia di Foggia. Egli esegue quei quattro scomparti raffiguranti “San Michele Arcangelo, l’Angelo Custode, Santa Chiara e San Ludovico di Tolosa”.
Sempre nel 1664 esegue la “Sacra Famiglia con i SS. Anna e Gioacchino” e l’”Eterno Padre” per la Cappella di Sant’Anna a Pianillo di Agerola. Due tele di identico soggetto si trovano anche nella Chiesa di Sant’Anna in San Lorenzo a Salerno e nella Parrocchiale di Castelgrande in provincia di Potenza.
Nel 1665 firma e data una ”Elevazione della Croce” per la Congrega del Crocifisso annessa alla Chiesa dei Sette Dolori a Napoli.
Probabilmente allo stesso periodo appartengono le tele in San Diego all’Ospedaletto.
Del 1666 è il ciclo, firmato e datato, formato da quaranta tele inserite nel soffitto cassettonato  del Santuario francescano di Sant’Antonio a Polla, raffiguranti “Scene dell’Antico e del Nuovo Testamento con Santi”, che costituiscono una delle sue realizzazioni più notevoli per la vastità dell’opera (figg. 5-6-7).

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Per una corretta lettura mariano-cristologica della narrazione ci fa da guida la magistrale interpretazione di Fra’ Domenico Marcigliano, che parte dall’immagine centrale dell’”Immacolata”, rappresentata anche nei quadri cruciformi della “Nascita e dell’Assunzione”. Compare anche “Giuditta che uccide Oloferne”, che simboleggia una vittoria di Dio sulle forze del male. Vi sono poi le immagini riferite a Cristo nella “Circoncisione” e nel “Gesù fra i Dottori”.
Un’attenzione particolare è poi attribuita agli Angeli, messaggeri della volontà celeste ed intermediari tra Potenza Divina ed umana debolezza.
Abbiamo notizia di una tela, oggi ad ubicazione sconosciuta, siglata e datata 1667, raffigurante la “Sacra Famiglia”, mentre al periodo giovanile appartiene un “Trionfo di Davide” conservato nell’Istituto Pontano di Napoli.
Abbiamo già accennato ai due capolavori del Museo di Vienna, realizzati nel 1673, quando firma e data anche un “Miracolo di San Nicola” conservato  a Massalubrense.
Un “Cristo e San Francesco” (fig. 8), siglato MR e datato 1675, è al Museo di Capodimonte in sottoconsegna alla chiesa di Santa Maria della Stella di Napoli.
Nel 1677 dipinge un ciclo di ventuno tele con “Storie di Santa Lucia” per la Chiesa eponima di Cava de’ Tirreni. 
Tra il 1677 e il 1678 affresca la volta e le pareti della Sala del Capitolo del convento di San Domenico Maggiore, con l’immensa scena del “Calvario” (fig. 9) sulla parete di fondo, i riquadri della volta con “Scene della Passione di Cristo” (fig. 10-11), le scene più piccole con i “Misteri della Passione” (fig. 12) e i tondi con “Angioletti recanti i Simboli del martirio di Cristo”. 
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Nel 1678 affresca “Scene della Passione di Cristo” nella volta della Cappella del Crocifisso del monastero di Regina Coeli, mentre nel refettorio affresca nella volta “Storie di Mosè”, le dieci lunette con “Profeti e Sibille” oltre ad una tela con “Mosè alla corte del Faraone”, oggi presso il Seminario Maggiore di Capodimonte, assieme a cinque tele con “Storie dell’Antico Testamento”, già nella Chiesa di Gesù e Maria.
Nel 1680 esegue affreschi nell’abside e nel Cappellone del Crocifisso di San Domenico Maggiore, alcuni dei quali purtroppo perduti, mentre sono ancora visibili un’”Incoronazione della Vergine” (fig. 13), un “Agar nel deserto” (fig. 14) ed “Allegoria del Divino Aiuto”.
Un’”Estasi di Sant’Antonio” ed una  “Madonna con le Anime Purganti” (fig. 15) sono del 1681 per la chiesa napoletana di Santa Maria della Sapienza.
Nel 1682 esegue ad Agerola una “Madonna del Rosario”, accesa di colori luminosi (fig. 16) e nel 1683 firma e data le “Storie di San Francesco di Paola” nel soffitto di Santa Maria dell’Olmo a Cava de’ Tirreni.
Concludiamo segnalando nel Gesù delle Monache due tele raffiguranti “San Francesco” (fig. 17) e degli affreschi del 1686 nella volta della Certosa di Padula con “Episodi e Personaggi del Vecchio Testamento” (fig. 18): sono le sue ultime opere, perché morirà il 21 maggio del 1686. 

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Bibliografia
Achille della Ragione – Il secolo d’oro della pittura napoletana, Napoli 1998-2001 (vol. 2, pag. 106; vol. 7, pag. 453; vol. 8-9-10, pag. 515)
Fra’ Domenico Marcigliano – Storia e simbolismo nel Santuario convento di Sant’Antonio, Polla 2006 
Achille della Ragione – Michele Ragolia, un minore di lusso (Articolo sul quotidiano telematico Napoli.com del 25/1/2008)
Achille della Ragione – Nuovi saggi sui pittori napoletani del Seicento, Napoli 2011 (pag. 64, fig. 75)
Achille della Ragione – La pittura napoletana del Seicento. Repertorio fotografico, II tomo, Napoli 2011 (pag. 91)

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