venerdì 1 novembre 2024

UNA FAVOLOSA COLLEZIONE D’ARTE


In copertina – Francesco Solimena
 Madonna col Bambino - olio su tela -
collezione privata, Napoli

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Questo libro vuole fare ammirare ai suoi  lettori una serie di dipinti appartenenti alla più importante collezione napoletana e sicuramente molti rimarranno incantati dai colori squillanti e dalle forme aggraziate dei soggetti rappresentati. Alcuni di questi quadri sono stati in mostra in importanti rassegne internazionali e Francesco Solimena e Pacecco De Rosa hanno vinto il 1° premio per l'opera più bella.

Nel dare a tutti appuntamento per il mio 163° libro non mi resta che augurare buona lettura ai lettori.

 Achille della Ragione

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In 3^ di copertina  

Vito Brunetti: Achille (40x25) 

Napoli 1990 


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Indice 

  • Prefazione  
  • Francesco Solimena: Una Madonna col bambino  
  • Francesco Solimena: Una Madonna col Bambino  dallo sguardo accattivante  
  • Un pittore e una pittrice ritraggono il  mitico Achille 
  • Una coppia di interessanti dipinti erotici di  Giacinto Diano  
  • Scipione Compagno finalmente ritrova il "compagno"  
  • Pacecco De Rosa: Una Madonna del latte  
  • Carmelina di Capri, celebre pittrice  
  • Carlo Carafa un illustre personaggio della Napoli  seicentesca
  • Ecce Homo di Giovan Bernardo Lama  
  • Napoli vista dal mare 
  • Scorci di paesaggio di Giuseppe Carelli 

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In 4^ di copertina
 - Claudio Scarano -
 Un orribile Achille della Ragione

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sabato 26 ottobre 2024

Achille versa in condizioni terrificanti


Achille da alcuni giorni è immobilizzato a letto con una frattura all'omero ed inoltre con una grave infiammazione alle gengive, che non gli permettono di parlare.

Tutto nasce lo scorso venerdi 18, alle ore 17:05 mentre Achille scendeva le scale della sua villa per recarsi ad aprire il cancello della villa agli ospiti. Purtroppo scivola sulle scale e cade lungo il viale del giardino, dove rimarrà in sosta sotto la pioggia battente per circa 40 minuti. Fino a quando non arriveranno degli ospiti subsettantenni, in grado in cinque di porgerlo su una sedia e poscia all'interno della villa. Egli rimarrà in attesa degli ospiti e solo dopo un'ora si deciderà a chiamare il 118, che lo condurrà al Fate Bene Fratelli. Lì venne sottoposto ad esami clinici e radiologici che diedero come esito una frattura composta alla testa dell'omero destro. Fu eseguita una fasciatura mastodontica e fu invitato il paziente a ritornare munito di altri esami di laboratorio dopo alcuni giorni che grazie all'inefficienza delle nostre strutture sanitarie, saranno pronti tra circa sette giorni.

Nel frattempo il destino di Achille è ignoto anche alle divinità celesti.

Vogliamo spargere la notizia ai suoi centomila followers, sperando che arrivi anche ai frequentatori del suo Salotto culturale, che sarà chiuso per almeno un mese.

Invito tutti a pregare per Achille ed Amen.

Elvira Brunetti  

  

Achille col tutore!!!!


domenica 13 ottobre 2024

Ecce Homo di Giovan Bernardo Lama


Fig.1 - Ecce Homo -
Giovan Bernardo Lama
 (Napoli, notizie dal 1560 al 1600) 
 olio su tela (80x60)

Sul finire del Cinquecento Giovanni Lama è, a Napoli e nell'Italia meridionale, l'interprete sincero della tendenza "devozionale", egli infatti è l'autore di celebri immagini "controriformate" di forte effetto pietistico. Egli prende ispirazione dai toni crudi e reali degli Spagnoli Morales e Vargas. A Napoli fece bottega con il suo collega Silvestro Buono ed ebbe parecchi allievi. Numerose sono le sue opere, tutte di soggetto religioso, tra queste ricordiamo "La Pietà" per San Giacomo degli Spagnoli, "La Decollazione del Battista" per San Gregorio Armeno, la piccola "Pietà" del Louvre, "la Pentecoste" per S. Caterina a Formello ed il "Noli me tangere" ora in Francia a Chantilly.

Dipinto di qualità eccelsa, questo Ecce Homo (fig.1), è fornito di una bella cornice antica, e proviene come altre tele della collezione dalla raccolta delle opere pie di Napoli.  Esso rappresenta la figura di Gesù in meditazione con le braccia conserte ed il volto sofferente su di un fondo scuro sul quale domina il colore della veste del Cristo, un rosa dalla tonalità molto calda e delicata .

Di fatto i più recenti interventi della critica sul dipinto ribadiscono il suo grande impatto visivo, la composizione solenne, dal colorito forte e dal disegno squisito, in grado di profilare classicamente le figure con tratto scultoreo.

Il professor Pavone aveva sottolineato, con una certa sicurezza, il particolare effetto luminoso del dipinto sulla esecuzione delle pieghe delle maniche e sulla definizione delle dita affusolate del Cristo.

Dopo l'opinione del professor Pavone,  il professor Leone de Castris, nel ribadire l'autografia del dipinto, ha ritenuto che  il prototipo raffigurativo viene fatto derivare da Sebastiano del Piombo dal quale passa poi in Spagna ove Luis Morales lo trasforma parzialmente per pervenire di nuovo a Napoli alla fine del 500 per trasferirsi nei modi pittorici di Giovan Bernardo Lama e di alcuni suoi imitatori. Che il dipinto derivi dallo stile pittorico del Morales è anche il parere del professor Spinosa.

Il quadro è descritto anche dal De Dominici, il quale adopera delle parole ancora oggi pertinenti: "Forza di colorito e gravità di componimento accompagnato da esquisito disegno".

Achille della Ragione

sabato 12 ottobre 2024

Carlo Carafa un illustre personaggio della Napoli seicentesca

  

 – Ignoto pittore napoletano del XVIII secolo –
Carlo Carafa – olio su tela (100x75)

Era il 1977, sembra ieri, invece è trascorsa gran parte della mia vita, la professione andava a gonfie vele, per cui con mia moglie Elvira decidemmo di poter acquistare un po’ di quadri del Seicento napoletano, del quale eravamo appassionati. Avevo l’abitudine di acquistare il Mattino il sabato notte per poter leggere in anteprima la rubrica delle vendite. All’epoca i tanti giornali come Bric brac o Fiera città non esistevano e l’unico modo per fare un affare era quello di telefonare prima degli altri. Fui attratto da un annuncio originale: ”Vendo 13 quadri del Seicento 13 milioni”. Pareva una vendita a peso e la curiosità si mischiò alla meraviglia quando scoprimmo che l’ignoto venditore abitava nella Pignasecca, uno dei tanti quartieri diseredati della città. Preso l’appuntamento esitavamo a salire. Era un palazzo buio e puteolente alle spalle dell’ospedale dei Pellegrini, senza ascensore e bisognava raggiungere il quinto piano. Ci facemmo coraggio e salimmo. Ci ricevette uno zotico dal volto patibolare, che ci mostrò le tele accantonate in un angolo della cucina. Scoprimmo che il personaggio era un impiegato dell’istituto delle Opere pie di Napoli ed aveva acquistato i quadri per una mangiata di fave ad un’asta giudiziaria provocata dalla richiesta della giunta Valenzi di tributi arretrati. I dipinti erano in pessimo stato di conservazione, ma avevano delle cornici molto appariscenti. Chiedemmo di poter tornare con un esperto e l’improvvisato venditore ci ingiunse di fare presto, perché aveva bisogno di spazio dovendo a giorni fare le bottiglie di pomodoro. Tempo ventiquattro ore ed eravamo di nuovo alla carica accompagnati dal dottor Ciro Fiorillo, funzionario della sovrintendenza, che ci fece scegliere sei quadri. Ricordo uno in particolare che disse di comprare, anche se si sarebbe dovuto buttare la tela, ne sarebbe uscito uno splendido specchio, invece poi il restauro riesumò un lavoro di Giovan Bernardo Lama. Tra questi acquisti ero stato attratto da un austero personaggio  che contavo di spacciare con gli amici per un celebre antenato, ma la pulitura evidenziò una scritta in latino dalla quale trapelava l’identità del soggetto: Carlo Carafa, il fondatore della Congregazione dei Padri Pii Operai. Il nobiluomo è raffigurato nell’atto del comando con l’indice della mano sinistra rivolto verso l’alto e con nella mano destra una bacchetta impugnata in senso d’autorità. Non potendo trasformarlo in un trisavolo mi dedicai a studiare la sua vita, raccogliendo qualche notizia inedita che voglio ora trasmettere ai miei pochi ma affezionati lettori. Carlo Carafa apparteneva alla famosa famiglia napoletana, che con i Caracciolo ed i Capece, costituirono le famose tre ”C” (non quelle del caffè) del vicereame, che ora alleate, ora nemiche del popolo, crearono la leggenda di Napoli fedelissima alla corona di Spagna. Egli nacque nel 1561 a Mariglianella di Nola da don Fabrizio Carafa e da donna Caterina di Sangro. Rimase orfano a cinque anni e stette in collegio dai Gesuiti. Entrò poi nella Compagnia di Gesù, ma dovette uscirne perché malato di tubercolosi. Ristabilitosi dopo energiche cure si dedicò sorprendentemente alla carriera militare. A 23 anni divenne capitano di fanteria nella guerra contro i Luterani nelle Fiandre e contro i Turchi, liberando la città di Patrasso. Ritornato a Napoli, dopo essersi lasciato trasportare, per un periodo, dal “bollore delle passioni” e dai cattivi esempi tipici delle milizie, decise di prendere l’abito di Chiesa; ritornò a studiare Filosofia e Teologia: il primo Gennaio del 1600 venne ordinato sacerdote. Dopo aver a lungo meditato in solitudine in una grotta di tufo naturale ai piedi della collina di San Martino fu nominato dall’Arcivescovo di Napoli, nel 1602, Visitatore generale della sua Diocesi.  I mesi di isolamento e preghiera gli fornirono la forza necessaria per travolgere la città con la sua battaglia in favore dei poveri, dei diseredati e delle donne perdute. In questo periodo fondò il Conservatorio delle Illuminate, detto poi del Soccorso.  Si distinse per la dedizione che dava agli ammalati dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli, impegno che continuò per tutta la vita, anche se non più a tempo pieno. Insieme ad alcuni sacerdoti napoletani, iniziò nel 1602 la predicazione di missioni rurali, percorrendo a piedi i paesi e le contrade dei dintorni di Napoli, sollevando gli oppressi, istruendo gli ignoranti, confortando i moribondi, istituendo conservatori e orfanotrofi, fondando chiese e conventi in Napoli e provincia. Istituì così nel 1602 la Congregazione della Dottrina Cristiana, che nel 1621 cambierà il nome in Congregazione dei Pii Operai, con lo scopo dell’assistenza e istruzione della gente rurale delle campagne e dei sobborghi della città, che era maggiormente abbandonata.Nel 1606 costruì il Santuario della Madonna dei Monti ai Ponti Rossi in Napoli, che divenne la culla della nascente Congregazione e il noviziato dei Pii Operai. Lo sviluppo della Congregazione permise l’apertura di altre case e di chiese a loro affidate, come la chiesa di S. Giorgio Maggiore in via Duomo a Napoli, di S. Nicola alla Carità in via Toledo nel centro di Napoli e a Roma S. Balbina, S. Maria ai Monti e S. Giuseppe alla Lungara.Nella sua molteplice attività padre Carlo Carafa evangelizzò le tribù di zingari accampati, allora come oggi, nella periferia della città, assisteva i condannati a morte; cercò inoltre di istruire e convertire gli schiavi maomettani e di far cambiare vita ad infinite meretrici, per le quali fondò appositi ricoveri. Fu l’artefice della grande processione penitenziale da lui guidata per le strade di Napoli, per impetrare la cessazione della disastrosa eruzione del Vesuvio del 1631, fu tanta la partecipazione a quella penitenza, che moltissimi peccatori si convertirono e presero a confessarsi in massa dai Pii Operai nella Chiesa di S. Giorgio Maggiore, altrettanto fecero un gran numero di meretrici, per le quali fu necessario fondare un altro conservatorio detto poi dal popolo “delle Pentite”. Sembrava non avesse mai un momento libero; la sua vita era spesa interamente per il prossimo; fu più volte Preposito Generale del suo Ordine, ma quando nel 1633 lo volevano rieleggere, egli rifiutò, dicendo che voleva prepararsi da suddito alla morte, che profetizzò doveva avvenire in quell’anno, infatti morì l’8 settembre 1633 a 72 anni fra il compianto generale dei Napoletani. Il suo corpo riposa nella Chiesa di S. Nicola alla Carità in Napoli ed è meta tuttora di numerosi devoti. La sua Congregazione ebbe uno sviluppo notevole fra Napoli, Roma e dintorni nei secoli XVII e XVIII; nel 1656 sfiorò l’estinzione, quando tutti i suoi membri, nell’assistere gli appestati, contrassero la malattia morendo, solo quattro sopravvissero. Con le soppressioni napoleonica e post-garibaldina, l’Istituto perse le fonti di sostentamento dell’immensa opera caritatevole che svolgeva e dovette chiudere le varie Case e Opere; nel 1943 la Santa Sede univa ai Pii Operai la Congregazione dei Catechisti Rurali (Missionari Ardorini), fondata dal servo di Dio don Gaetano Mauro. Oggi la Congregazione ha assunto il nome di Pii Operai Catechisti Rurali (Missionari Ardorini), per continuare nel presente e nel futuro, le gloriose tradizioni di santità e di servizio alla Chiesa ed alle anime che nei secoli l’ha contraddistinta. Un napoletano illustre le cui gesta pochi oggi conoscono e che merita di essere ricordato. Sul bordo superiore del dipinto vi è una scritta in latino che il tempo lentamente tende a cancellare dalla quale gli studiosi hanno recuperato importanti notizie biografiche su l'illustre personaggio. Vorremmo concludere ricordando che i resti mortali del Carafa giacciono nella prima cappella entrando a destra della chiesa di San Nicola alla Carità dove non esiste nessun quadro che lo raffigura, per cui il parroco, disponendo di cospicui fondi pubblici, ha più volte tentato di comperare il mio dipinto. L'ultima volta nel 2021 mi offrì 40.000 euro da me sdegnosamente rifiutati

Achille della Ragione


venerdì 11 ottobre 2024

Scorci di paesaggio di Giuseppe Carelli

 


I due acquerelli in esame  fanno parte della produzione migliore di Giuseppe Carelli. Quella approntata per soddisfare le richieste dei numerosi turisti, che dopo aver ammirato Napoli e dintorni ed averne apprezzato le bellezze naturali, in un'era pre fotografica, volevano portare con sé in patria un ricordo tangibile dei luoghi visitati. Per soddisfare queste esigenze anche i pittori più bravi e famosi affiancavano ad una produzione più ispirata, delle opere improntate ad una cartolina mistica a volte anche di buon livello, come è il caso dei due acquerelli in questione, che rappresentano scorci di una Napoli che purtroppo non esiste più devastata da una cementificazione selvaggia che ha subito il paesaggio. In tutte e due le opere fa da sfondo il Vesuvio con il suo imponente pennacchio, l'azzurro mare del Golfo solcato da qualche imbarcazione con le vele spiegate, la ferrace campagna con le sagome tranquille degli antichi contadini, i grossi pini mediterranei che dominano il panorama. Sono contenuti ciò che gli elementi caratterizzanti della oleografia paesaggistica napoletana quegli elementi cari agli occhi dei visitatori stranieri che tornavano spesso a casa innamorati segretamente di Napoli e dei suoi dintorni . 

Giuseppe Carelli nacque a Napoli nel 1858, fu prima allievo del padre Gonzalvo, in seguito seguì gli insegnamenti di Mancinelli e di Marinelli e riuscì a soli 18 anni a diplomarsi maestro d'arte presso l'Accademia napoletana. Si trasferì poi a Roma ove frequentò a lungo i Musei Vaticani nei quali potete approfondire lo studio dei classici ed esercitarsi nel disegno e nelle copie dei grandi maestri del passato. Egli fu prevalentemente un pittore di paesaggi ed in questo genere può essere considerato uno dei più abili vedutisti del tardo '800 napoletano si occupò anche di incisione, acquaforte e litografia. Amò lavorare dal vero e in questo carattere egli rappresentò un'ideale continuazione con la scuola di Posillipo a cui appartenevano il nonno, che fu uno dei fondatori ed il padre che fu uno degli interpreti più abili. Tra le sue opere più note ricordiamo il: capo Palinuro, Golfo di Napoli con il palazzo Donn'Anna, Marina di Posillipo che ricevette un premio nel 1889 ed i pescatori al largo di Capri già in collezione Lemmerman. Le sue opere si trovano in numerose collezioni private italiane e straniere. Tra queste la più ricca è la collezione Doria a Genova

Achille della Ragione 

  



giovedì 10 ottobre 2024

Napoli vista dal mare

 

Teodoro Duclère (Napoli 1855–1869)
 - Napoli vista dal mare -olio su tela (47x64),
firmato in basso a destra ”Th Duclère”
Provenienza collezione Serracapriola,
 Sorrento 1995


La tela proviene dalla collezione Serra-capriola di Massa Lubrense ove era presente da molti decenni ed è firmata in basso a destra Th. Duclere.

Lo scorcio del Golfo di Napoli visto dal mare è dipinto con stile naif e con una Cher e con un’attenta cura della resa cromatica: azzurro scuro per il mare azzurro, azzurro chiaro per il cielo, bianco madre perla lascio per le nuvole, verde per i giardini che ricordano Castel sant’Elmo ed il museo di San Martino, varie tonalità di grigio e di beige per gli edifici.  Il mare calmo è solcato da numerose barche di pescatori che tornano dal duro lavoro e da un vascello che, carico di mercanzie, si dirige a vele spiegate verso il molo, dominato dalla famosa lanterna. Alle spalle il turrito Maschio Angioino. Altri famosi monumenti solo riconoscibili nella tela, dal Castel dell'Ovo, alla guglia della Chiesa del Carmine dalla Nunziatella, all'Eremo dei Camaldoli.  Una larga e luminosa via Marina con una spiaggia lambita da un mare pulito percorsa da rari passanti e non come oggi da un inferno di auto a tutte le ore ci fa pensare a come era bella Napoli nel secolo scorso e com’è malridotta oggi a causa del progresso

mercoledì 9 ottobre 2024

Una Madonna col bambino di Francesco Solimena

  

Francesco Solimena - Madonna col Bambino
olio su tela - Provenienza collezione Fuchs Perrucci, Napoli 1978

il dipinto raffigurante una Madonna con il bambino proviene dalla collezione di un'antica e famosa famiglia tedesca un cui ramo è presente a Napoli da circa ottanta anni.

Questa tela nel tempo è stata esaminata da più esperti. Alla fine la questione è stata risolta dal professor Bologna che, già a conoscenza del quadro che aveva visionato negli anni 50, presso la famiglia precedentemente proprietaria, ha stabilito con sicurezza che la tela è replica autografa del Solimena ed ha identificato il prototipo, databile al 1715,  nel dipinto conservato presso la collezione Harrach nella residenza Schloss Rohau nei pressi di Vienna. Dopo l'illuminazione del professor Bologna un certo collegamento può a nostro parere farsi anche con la Madonna centrale del dipinto Madonna con il bambino l'arcangelo Raffaele e San Francesco di Paola, un quadro del primo decennio del 700 conservato a Dresda presso la Staatliche Gemalde Galleria. Il professor Bologna dichiara altresì che la qualità del dipinto è molto elevata, molto dolce lo sguardo della Madonna e ciò potrebbe far pensare ad uno dei suoi quadri più belli. 

Achille della Ragione.

  

Il quadro nella camera da letto
della villa Fuchs Perrucci
 prima della guerra