giovedì 30 gennaio 2020

Un crocifisso di prepotente bellezza

fig. 1 - Crocifisso ligneo


Tempo fa sono stato contattato da un ex sindaco di San Leo, un comune in provincia di Rimini, famoso per la sua imprendibile fortezza, il quale mi manifestò il suo desiderio di approfondire l'informazione in base alla quale sarebbe presso il paese a lui caro tuttora custodito, nella chiesa dedicata a S. Antonio abate, un bellissimo Crocifisso ligneo (fig.1), che, secondo le fonti, fu un dono di una Duchessa di Urbino, da identificarsi in Lucrezia d’Este (m. nel 1598), attribuito allo scultore napoletano della seconda metà del 1500, Francesco Mollica e che recentemente aveva collaborato al reperimento delle risorse per il suo restauro, avvenuto l’anno scorso.
Mi misi subito al lavoro e come prima cosa consultai Vincenzo Rizzo, esperto archivista, alla ricerca disperata di qualche documento di pagamento ed Egidio Valcaccia, massimo studioso di scultura lignea napoletana, il quale mi confermò l’ipotesi attributiva a Francesco Mollica, soprattutto in base ad opportuni raffronti con due sue opere (fig.2) conservate a Napoli nella chiesa di San Gregorio armeno.
Pochi sono stati i riferimenti bibliografici reperiti (fig.3–4) nonostante ricerche accurate.
Passiamo ora ad un esame accurato dell’opera prima di far parlare le immagini.
Il crocifisso è scolpito a figura intera (fig.5) in elegante legno policromo e presenta il volto segnato dal dolore, accentuato dagli occhi rigorosamente chiusi (fig.6). Ciononostante l’opera prende luce nei suoi patetici connotati da un naturalismo stemperato e addolcito, da un ductus scultoreo scientemente rinunciatario di grondanti effetti drammatici. La imponente figura del Cristo, proietta intermittenti bagliori di un’intima sofferenza (fig.7) che suscita pietà e silente compartecipazione. La figura del Cristo è delineata con poca tensione ed è permeata da un sottile languore, cui fa da contrappunto la mossa irruenza del perizoma (fig.9).
Concludiamo con la descrizione dell’antico convento con annessa chiesa (fig.10).
Fortemente desiderato dalla popolazione di Montemaggio per dare maggior lustro alla propria terra e per provvedere ai bisogni spirituali, il complesso conventuale fu edificato nella seconda metà del Cinquecento, scegliendo come sito il colle chiamato Monte Via, nella pievania di Pieve Corena, in territorio di Montemaggio, l’antico castrum Montis Madii. Il convento, che appartenne all’Ordine francescano dei Minori Osservanti, venne fondato con lettera apostolica di Papa Paolo III il 20 dicembre 1543. Il 2 agosto 1546 P. Sebastiano da Pietramaura benedì la prima pietra; nel 1554, venne ultimata la costruzione della chiesa, solennemente consacrata da Mons. Francesco Sormani Vescovo di Montefeltro il 31 agosto 1567. I tempi di realizzazione del convento non furono altrettanto brevi; per mancanza di fondi si dovette attendere il gettito cospicuo dello stesso Vescovo, il quale nel 1582 donò 310 scudi in memoria della propria madre Caterina. Tra il 1582 e il 1587 il cenobio venne ultimato e disposto per accogliere una comunità di dieci frati. Nel secolo XVII, oltre ad ospitare visitatori e pellegrini, fu sede di una infermeria, di una biblioteca e di una prestigiosa scuola di studi filosofici. Le condizioni del complesso migliorarono notevolmente nel secolo successivo, come testimonia nel 1732 una relazione storica di P. Antonio da San Marino, guardiano del convento.
La chiesa dedicata a S. Antonio abate è ad unica navata, ha ampia abside rettangolare, ed una cappella laterale dedicata al Santissimo Crocefisso. L’ingresso è preceduto da un nartece sorretto da sette colonne di riutilizzo, provenienti dal chiostro inferiore del convento. Entrando, il sacro luogo mostra immediatamente tutta la sua barocca sfarzosità con ricchi fregi, eleganti cornici, lucenti dorature e pregevoli pitture. Sulla destra è inserita la cappella laterale del SS.mo Crocefisso; al suo interno sono custoditi: il crocefisso ligneo policromo, dono di una Duchessa di Urbino, da identificarsi in Lucrezia d’Este (m.nel 1598), attribuito allo scultore napoletano della seconda metà del 1500, Francesco Mollica e le spoglie della martire romana S. Apricia, portate dalle catacombe di Roma nel 1844. Proseguendo verso l’abside, una nicchia con la statua del Santo francescano Pasquale Baylon precede due altari laterali riccamente decorati, dedicati alla Madonna del Rosario e a San Francesco. Giunti nella zona absidale, divisa dalla navata da una balaustra in marmo del sec. XVIII, spiccano l’altare maggiore intitolato a Sant’Antonio Abate ed il coro ligneo, intagliato nel 1772 da due maestri ebanisti urbinati Morcioni e Mazzaferri. Tornando verso l’uscita, si incontrano altri tre altari dorati, intitolati a Sant’Antonio da Padova, all’Immacolata Concezione e a San Giuseppe con pala attribuita al pittore Bartolomeo Giorgetti di Pennabilli (sec. XVII).
Fra gli ultimi due è situata una nicchia, dirimpetto all’altra, con la statua di San Vincenzo Ferreri protettore della campagna. In alto, sopra al portone d’ingresso è posta la corale lignea decorata da Vincenzo Loppi nel 1782, sulla quale è situato un organo del 1725. Volgendo ancora lo sguardo verso l’alto, si può ammirare il pregevole soffitto a cassettoni lignei del 1707, con inserite 22 tele dipinte con Santi e Beati dell’ordine francescano (XVII-XVIII secc.).


fig. 2 - Francesco Mollica - Addolorata e San Giovanni Battista -
Napoli chiesa di San Gregorio armeno


fig. 3 - Frontespizio di un libro rarissimo




fig. 4 - Una pagina del libro di De Dominici




fig. 5 -Crocifisso a figura intera


fig. 6 - Crocifisso, occhi chiusi


Bibliografia

STAFFIERO P. 2005, La bottega dei Mollica e la scultura lignea napoletana tra XVI e
XVII secolo, in G. B. Fidanza, a cura di, L’arte del legno in Italia. Esperienze ed indagini
a confronto, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Pergola, 9-12 maggio
2002), Perugia, pp. 227-242.

Achille della Ragione



fig. 7 - Crocifisso sofferenza



fig. 8 - Crocofisso, ferita sul costato


fig. 9 - Crocifisso perizoma


fig. 10 - Chiesa e convento di S. Antonio Abate Montemaggio

2 commenti:

  1. Grazie professore per i suoi articoli sempre interessanti e intrisi di amore per l'arte. A proposito di crocifissi la invito a visitare il sito del Santuario del SS. Crocifisso di Rutigliano ove si conserva uno straordinario crocifisso in legno policromo attribuito allo scultore gallipolino Vespasiano Genuino (opera realizzata tra il 1610 e il 1615). Sono sicuro le piacerà. Mi faccia sapere.

    Cordialmente, Gianvito La Forgia

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  2. Gentilissimo Professore, le invio la foto del volto del SS. Crocifisso conservato presso il Santuario dei Frati Cappuccini qui a Rutigliano. Come già le scrissi l'opera e dello scultore gallipolino Genuino Vespasiano e risale alla seconda decade del 1600. L'icona è accompagnata da una antica leggenda che vuole l'autore in viaggio verso Napoli ove avrebbe imbarcato le casse contenenti l'immagine alla volta di Barcellona. Passando da Rutigliano fu sorpreso da un violento temporale tanto che l'artista chiesa ed ottenne asilo presso i frati Cappuccini. L'indomani prima di rimettersi in viaggio, i frati espressero il desiderio di visionare l'opera e con grande stupore l'artista si accorse che la testa non ancora del tutto definita era ultimata e unita al busto. Si gridò al miracolo e grazie anche anche al Castellano di Spagna che aveva commissionato l'opera, il Crocifisso restò a Rutigliano. Questa in sintesi la leggenda. Spero aver fatto cosa gradita nel rivelarle questa perla della nostra cittadina ed in attesa di leggerla la saluto cordialmente,

    Gianvito Laforgia

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