venerdì 25 marzo 2022

Un dolce ritratto di Francesco De Mura

fig.1 - Francesco De Mura -
Ritratto di figura femminile -
Acerra, collezione Pepe


Il dipinto di cui parleremo in questo nostro articolo raffigura il ritratto di una dolce fanciulla (fig.1) ed appartiene alla collezione Pepe di Acerra.
Questa dolcissima figura, dipinta con estrema raffinatezza, presenta connotati stilistici e cromatici classici della pittura napoletana settecentesca. La sua particolare eleganza e la insolita leggerezza ci porta nella prolifica produzione di Francesco De Mura.
Le tinte calde e gli sfumati dosati con grande precisione sono prerogativa delle opere del celebre pittore Partenopeo, che si distinse per la sue realizzazioni decisamente innovative rispetto al Preti al Giordano ed al suo Maestro Solimena, con un continuo schiarimento della sua tavolozza verso cromie sempre più luminose.
Forniamo ora qualche notizia sull’artista, rinviando chi volesse approfondirne la conoscenza a consultare la mia monografia sul pittore digitando il link:
http://achillecontedilavian.blogspot.com/2017/06/francesco-de-mura-eccellentissimo.html  
Francesco De Mura nacque a Napoli nel 1698 e si formò, come informa De Dominici nelle sue Vite de’ pittori, scultori ed architetti napoletani, prima nella bottega di Domenico Viola poi da Francesco Solimena, del quale divenne allievo prediletto. Le pitture della gioventù evidenziano chiaramente la vicinanza stilistica con il maestro, si vedano gli affreschi del 1716 per la cupola di San Nicola alla Carità a Napoli. Attorno al 1730 la maniera del pittore napoletano ebbe una svolta: si allontanò infatti dai modi barocchi di Solimena e di Luca Giordano, verso una dialettica più dolce, pulita e morbida; del 1732 sono le decorazioni absidali per la chiesa della Nunziatella. Chiamato alla corte sabauda nel 1741, De Mura, soggiornò all’ombra della Mole per 2 anni, dove ebbe modo di conoscere il pittore Corrado Giaquinto, mutando profondamente il suo modo di dipingere. Il suo stile si mosse verso le recenti novità del roccocò europeo adottando colori pastellosi ma senza negare le tendenze di matrice solimenesca. Tornato in patria continuò a dipingere fino agli ultimi anni dove, sempre attento alle “mode”, la sua pittura si fece a tratti più accademica, dovuta forse a una precoce ricezione delle istanze proprie del razionalismo europeo, che di lì a pochi anni si sarebbero trasformate nelle prime esperienze neoclassiche. A Napoli fu accolto da un vasto consenso al punto da essere ricevuto alla corte spagnola e mantenne contatti sia con diversi artisti attivi soprattutto a Roma, in particolare con il pittore francese Pierre Subleyras. Con la sua tecnica cromatica influenzò i contenuti realistici tipici del classicismo-rococò il Settecento artistico napoletano. La scuola barocca, in particolare dei maestri Francesco Solimena e Luca Giordano, è evidente nelle sue opere laiche, quali gli affreschi dei palazzi reali di Torino e Napoli, ed ecclesiastiche, come l'Epifania nella Nunziatella a Napoli, la decorazione della Chiesa di Santa Chiara a Napoli e la Moltiplicazione dei pani nella cattedrale di Foggia.   
Alla sua morte lasciò tutte le opere e i bozzetti in suo possesso alla storica istituzione di carità del Pio Monte della Misericordia di Napoli.

Achille della Ragione

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