Cominciamo col precisare il significato del termine di cui intendiamo discutere: per fake news si indica una notizia falsa, una bufala o per meglio dire una castroneria, che la potenza dei mass media, cartacei o telematici, fa passare per vera; a volte per inconfessabili motivi commerciali, altre volte per inguaribile ignoranza, una malattia diffusa quanto contagiosa.
Le scempiaggini che potremmo citare sono infinite, partiamo dalle più comuni, come ad esempio che lo zucchero di canna sia preferibile a quello bianco, quando si tratta della stessa sostanza, ad una delle quali è stato aggiunto un colorante; oppure rimanendo in campo alimentare, che bere vino bianco è preferibile rispetto al rosso, perché contiene meno tannino, senza parlare dei vegani a cui è proibito baciare gli onnivori (il 99% della popolazione), perché il contatto tra le due salive avrebbe effetti nefasti.
Un capitolo scabroso è costituito dagli integratori alimentari, in grado secondo i social di contrastare quasi tutte le patologie, mentre nella totalità dei casi si tratta di semplici placebo.
E per concludere in bellezza, rimanendo nel campo della salute, parliamo della medicina omeopatica, la più antica delle fake news, che ha molti seguaci, che si illudono di curarsi, senza sapere che gli pseudo farmaci che assumono, dopo infinite diluizioni, non contengono una sola grammo molecola della sostanza originaria.
O tempora, o mores, potremmo esclamare, ma ben pochi capirebbero.
Achille della Ragione
Il Mattino, pag.46 - 7 novembre 2019 |
Un caro saluto dal museo d’arte antica di Lisbona.
RispondiEliminaQuesto Luca Giordano ti potrebbe interessare.
Bruno
P.S.: sono d’accordo su quanto recentemente da te scritto su alimentazione medicina etc etc e sul bisogno di evitare buffonate e stregonerie nonché cialtronerie, con una piccola sfumatura: é vero che da quando bevo con più magnesio e potassio nell’acqua quando faccio sport non ho più gli infortuni muscolari che avevo prima, ergo un complemento alimentare ragionato e mirato una sua efficacia ce l’ha.
Bruno Gatta