lunedì 16 aprile 2018

Una mostra da non perdere:
Artemisia e i pittori del conte


Mostra a Conversano (BA) fino al 30/9/2018

LA COLLEZIONE DI GIANGIROLAMO II ACQUAVIVA D’ARAGONA A CONVERSANO 

Sabato 14 aprile nel castello di Conversano è stata inaugurata una delle mostre più importanti dell'anno, che sarà visitabile fino al 30 settembre, ricca di 60 dipinti di autori celebri, che facevano parte della mitica collezione del nobile. Prima di dare spazio al comunicato ufficiale, che racconta la storia dell'antico proprietario e la disposizione dei quadri nelle varie sale, vogliamo far parlare i dipinti, per alcuni dei quali le attribuzioni sono quanto mai discutibili, dall'errore veniale, fino a giungere al clamoroso svarione alla Sgarbi, quanto si discute di un potenziale Caravaggio: una bufala che fa ridere e piangere nello stesso tempo.
E partiamo proprio da questo ignoto, quanto ignobile pittore (fig.1), che più che al Merisi sembra si sia ispirato alle stregonerie di Salvator Rosa.
Passiamo poi al logo della mostra, una splendida Carità romana (fig.2) di Artemisia Gentileschi, di cui è esposto anche un suo capolavoro: La Nascita del Battista (fig.3) proveniente dal Prado di Madrid, che ha prestato anche uno spettacolare Trionfo di Bacco (fig.4) di Paolo Finoglio e i Due lottatori (fig.5) di Cesare Fracanzano.
Da Napoli provengono un San Giovannino (fig.6) di Battistello Caracciolo e la Fuga in Egitto (fig.7) di Guido Reni.
Molto belli una Crocefissione di San Pietro (fig.8) dell'ancora anonimo Maestro di Bovino, molto vicino ai modi pittorici dell'ex Maestro dell'Annuncio ai pastori, che da qualche mese, grazie al sottoscritto, ha nome e cognome: Bartolomeo Passante, con la P non con la B.
Intriso della lezione riberiamo un San Girolamo in meditazione (fig.9) di Hendrick van Somer, passando a Massimo Stanzione, mentre il primo dipinto (fig.10) regge molto bene l'attribuzione al grande maestro, il secondo (fig.11) sicuramente non è suo.
E vogliamo concludere la nostra carrellata con un quesito che poniamo ai lettori: chi è l'autore di questo dipinto dalla dolcezza estenuante? (fig.12).

01 - Anonimo caravaggesco 1608 Fortitudine Pares
02 - Artemisia, Caritá romana
03 - Artemisia Gentileschi Nascita del Battista Madrid Museo del Prado
04 -Paolo Finoglio, Trionfo di Bacco, Madrid, Museo Nacional del Prado.
05 -Cesare Fracanzano - Due lottatori Madrid Museo del Prado
06 - Battistello-Caracciolo-San-Giovannino - Napoli Museo Filangieri
07 - Guido Reni - Fuga in Egitto -Napoli Pinacoteca dei Girolamini
08 - Maestro di Bovino  - Crocefissione di San Pietro - Bovino Museo diocesano
09 - Hendrick van Somer - San Girolamo meditando le Sacre scritture -Metropolitan Cathedral Museum, Mdina, Malta
010 - Massimo Stanzione -  Salomè con la testa di san Giovanni Battista - Bijbelsmuseum, Amsterdam, Olanda
011 - Massimo Stanzione - Giacobbe contempla la tunica insanguinata di  Giuseppe - Matera, Museo Nazionale

012 - Da identificare
Passiamo ora alle notizie ufficiali:
Diversamente da altri nobili napoletani del suo tempo, Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona (1600-1665), conte di Conversano e duca di Nardò, raffinato collezionista e promotore delle arti, spese gran parte della sua vita nel maggiore dei suoi feudi, in terra di Bari, risiedendo nel castello di fondazione normanna acquisito dalla sua famiglia sin dal XV secolo. In quel medesimo luogo - che al piano nobile è oggi sede della Pinacoteca Comunale di Conversano - trovava collocazione una prestigiosa raccolta d’arte, corposa quanto variegata per soggetti e generi rappresentati (dipinti, sculture, oggetti), che l’alto aristocratico aveva ragionevolmente messo insieme fin dagli anni Venti del Seicento. Di essa tramanda memoria l’inventario dei beni del conte, steso nel 1666, poco dopo il suo decesso. Sulla base del prezioso documento, che potrà ammirarsi in teca all’interno del percorso espositivo, è possibile rievocare per la prima volta i fasti della corte di Giangirolamo e di sua moglie Isabella Filomarino, addobbando nuovamente le sale del loro castello con artisti e opere efficacemente rappresentativi dei gusti degli antichi proprietari. Al primo piano le celebri dieci tele con episodi salienti della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, eseguite da Paolo Domenico Finoglio per la Galleria dei suoi alti mecenati e oggi costituenti la collezione permanente della Pinacoteca Comunale di Conversano, completano il percorso espositivo allestito al secondo piano dell’edificio fortificato, rinnovata sede di mostre temporanee. L’importante ritrovamento della Caritas Romana di Artemisia Gentileschi, con sicurezza il dipinto citato nell’inventario del 1666, consente una nuova lettura dell’intreccio culturale che vede la grande pittrice in dialogo con i napoletani del suo tempo, in testa il prediletto del conte, Paolo Finoglio; Battistello Caracciolo e Massimo Stanzione, ma anche con maestri non menzionati esplicitamente nel documento, quali Onofrio Palumbo e Niccolò De Simone; quindi Cesare Fracanzano, a cui si aggiunge il bolognese Guido Reni, questi invece ricordati in collezione. Tutti vengono riproposti al pubblico in tale specifica luce, con quadri e disegni spesso inediti. Molti degli artisti presentati in mostra si ritrovano negli incarichi giunti a Napoli per il Palazzo del Buen Retiro di Filippo IV di Spagna e nell’impresa del Duomo di Pozzuoli, a dimostrazione di un preciso orientamento culturale della capitale vicereale negli anni Trenta del Seicento, di cui il conte di Conversano fu singolarmente partecipe, ricreandolo nella sua residenza pugliese. Completano il quadro opere coeve di artisti partenopei (Jusepe de Ribera, ma anche Andrea Vaccaro e i celebri battaglisti Aniello Falcone e Andrea de Leone), che, seppure non figuranti nella lista del 1666, consentono, con pezzi scelti del loro repertorio, di riambientare al meglio i temi della quadreria Acquaviva, così come deducibili dall’inventario ma ivi lasciati senza attribuzione. Un antefatto e una breve sezione di più stretta osservanza caravaggesca (tra anonimi di primo e secondo decennio e i noti Carlo Sellitto e il Maestro di Fontanarosa) introducono e meglio illustrano al grande pubblico le ‘ragioni’ naturaliste e poi barocche delle opere allestite, alcune specificamente provenienti dal territorio pugliese (come quelle del Maestro di Bovino, possibilmente anch’egli artista legato alla famiglia). Il percorso si articola, dunque, in otto sale tematiche: Simboli e Pentimento; Santi patroni: Giovanni Battista e Girolamo; La Fuga in Egitto del cavalier Guido; Maestri caravaggeschi; Massimo Stanzione; Artemisia Gentileschi e Onofrio Palumbo; Sante e nudi; Baccanali e Battaglie. In queste è incluso Fortitudine Pares (Cupido e la Morte), dipinto proveniente dalle collezioni del Museo della Cattedrale di Malta, ivi conservato sotto il nome, poco appropriato, di Battistello Caracciolo. Presentata per la prima volta in Italia e sottoposta a una attenta pulitura effettuata per l’occasione da Roberta Lapucci, l’opera - ancora di autore anonimo - è al momento oggetto di ricerca, come già in passato di John Gash e Catherine Puglisi, da parte della stessa Lapucci, che ne valuta l’opportunità di attribuzione a Michelangelo Merisi il Caravaggio. La chiesa di San Giuseppe, luogo legato alla contessa Isabella Filomarino e sito a pochi passi dal Castello, è la sede espositiva complementare al maniero: in essa sono stati radunati i dipinti di maggiore dimensione, tra cui il Trionfo di Bacco di Finoglio (Museo del Prado), che ritorna a Conversano dopo circa 400 anni, e la copia di Paolo Veronese citata nel documento del 1666, rintracciata in Abruzzo, nei feudi degli Acquaviva d’Atri, testimone d’eccellenza della passione nutrita dal conte per la pittura veneta del ’500. A coronamento, si potrà in parallelo avvantaggiarsi della visita alla chiesa dei Santi Medici Cosma e Damiano, la ‘Cappella Sistina’ di Paolo Finoglio, anch’essa voluta e decorata a spese di Giangirolamo e Isabella Acquaviva; e di una quarta tappa al Castello di Marchione, la residenza di villeggiatura della famiglia, che ancora custodisce i ritratti dei conti.

3 commenti:

  1. Prof. Viviana Farina16 aprile 2018 alle ore 20:59

    Gentile Signore,

    Alla società responsabile dell'organizzazione della Mostra,la Società Coperativa Armida di Conversano, e a noi curatori, Viviana Farina e Giacomo Lanzilotta con la collaborazione di Nicola Cleopazzo, fa piacere poter riscontrare un immediato suo interesse nel nostro rigoroso progetto scientifico.
    Sebbene lei avrebbe dovuto specificare a chi spetta la responsabilità dell'evento, tanto più che il nostro comunicato stampa è riportato ALLA LETTERA alla fine del suo intervento senza farne Chiara menzione.
    La preghiamo ad ogni modo di riferire con maggiore precisione le notizie sopra elencate. Non vi è innanzitutto alcun quadro di Caravaggio in Mostra, ma un dipinto proveniente dal museo della cattedrale di Mdina che la prof.sa Lapucci ha in corso di studio da anni, come già John Gash e Catherine Puglisi.
    Se lei avesse visitato la mostra avrebbe potuto constatare che il dipinto è allo stato presentato quale anonimo e che è accompagnato da ben tre pannelli didattici e da un testo di 7 cartelle in catalogo (in corso di stampa). Così come avrebbe potuto constatare che il San Girolamo che lei riproduce non è attribuito a De Somer, ma a Jusepe de Ribera, che il dipinto di Matera è presentato come opera di Massimo Stanzione e Aniello Falcone, che il quadro con la bella Maddalena penitente, che lei non specifica provenire dal Muza di Malta, è già attribuito ad Onofrio Palumbo.
    Aggiungo che non è certo lei l'autore della scoperta della relazione tra il Maestro degli Annunci e Bartolomeo Passante, visto che l'argomento era già oggetto di discussione a partire dai tempi di Prota Giurleo. E ad ogni modo in mostra non si fa riferimento né all'uno né all'altro (e così intendiamo ancora una volta che lei non abbia visitato personalmente la mostra), ma ad un altro pittore autore di un piccolo gruppo di quadri che non corrispondono con quelli del Maestro degli Annunci.

    Ma, naturalmente, possiamo attribuire tutte queste inesattezze alla passione di un dilettante, che per l'appunto non è uno studioso di professione.

    Con i migliori saluti

    Dott. Carlo Mansueto, Presidente Cooperativa Armida
    Prof. Viviana Farina, Accademia di Belle Arti di Napoli
    Dott. Giacomo Lanzilotta, Pinacoteca Metropolitana di Bari
    Dott. Nicola Cleopazzo, Università del Salento

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    1. Mi dispiace che un'iniziativa di così grande fascino non abbia approfondito alcune tematiche inerenti la quadreria degli Acquaviva d'Aragona d'Atri e di Giulianova che, ritenuta di grande importanza, anche grazie ai lasciti testamentari dei membri della casata, fu oggetto di furti e appropriazioni indebite, andando ad arricchire numerose quadrerie in Italia ed Europa, pubbliche e private.
      Nonostante questo, Carlo Acquaviva di Conversano, erede testamentario degli ultimi Acquaviva d'Atri (Ridolfo, Traiano e Isabella), riuscì, dopo una causa durata dieci anni, ad accordarsi con la Regia Camera della Sommaria, che pretendeva in nome del Re, il ritorno dei beni degli Acquaviva d'Atri al Regio Demanio. L'accordo che ne seguì lasciò i beni immobili e i feudi nelle mani del Re (Regia Camera della Sommaria), che l'affidò in gestione al costituito Stato degli Allodiali di Atri, mentre i beni mobili dopo il tentativo di G.B. Delfico di passare la quadreria e la biblioteca tra i beni burgensatici, affinché restassero assegnati agli Stati Allodiali, furono in parte ripresi da Carlo, dopo una lunga controversia legale. Da qui la perdita di numerosi beni appartenuti al ramo principale di Atri, che furono solo in parte recuperati da Carlo Acquaviva Conte di Conversano e portati in Puglia. Tra i lasciti di Troiano Acquaviva, Ridolfo e Isabella, ma soprattutto tra i lasciti dello zio Alberto, del cardinal Francesco e del Duca Domenico, loro primo fratello, è evidente l'imponenza della quadreria e della biblioteca che adornavano il palazzo d'Atri e di Giulianova.
      Ora sarebbe bene che gli organizzatori della mostra avessero approfondito il contenuto di questi temi al fine di verificare quante delle opere dichiarate del "Conte", erano invece dei "Duchi", perché prima dell'Ottocento, presenti nelle proprietà abruzzesi degli Acquaviva d'Atri fino al momento della loro estinzione. Carlo Acquaviva di Conversano portò nelle sue proprietà pugliesi i quadri delle collezioni di Atri e Giulianova, che da una sommaria catalogazione proposta da diversi autori (G. Sodano, R. Ricci e G. Incarnato) avrebbero dovuto essere di enorme importanza quadri di Guido Reni, Artemisia Gentileschi, Tintoretto, Vasari, Tiziano (il dipinto del Duca d'Atri ora nella pinacoteca di Monaco di Baviera) e tanti altri artisti, che vissero, come Cervantes, Tasso e Vico, alla Corte di Atri e di Santa Cecilia in Trastevere, residenza dei cardinali Acquaviva.
      Mi spiace che non sia emerso, né sia stato menzionato questo tema, perché potrebbe risultare un errore quello di attribuire al Conte Giangirolamo II di Conversano l'intera collezione di quadri. Quanti di quei quadri adornavano i palazzi di Atri, Giulianova e della Montagnola? Il ramo principale degli Acquaviva era molto legato a quello di Conversano, ma questi ultimi si affidavano al potere politico del primo, che per tradizione superava di gran lunga non solo quello di Conversano, ma anche quello di Nardò e Caserta. Nel Settecento il ramo d'Atri, prima dell'estinzione, aveva raggiunto un livello di relazioni politiche e di ricchezza tale da superare ogni altra casata napoletana. I matrimoni con le famiglie fiorentine come Strozzi e Salviati, l'influenza sulla Spagna raggiunta da Troiano (ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede) e Domenico (comandante delle truppe spagnole) degli ultimi Acquaviva d'Atri è emblematica.
      Ciò detto senza alcuna polemica vi faccio i complimenti per l'iniziativa che solo oggi ho avuto modo di scoprire.

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  2. Bravissimo. Achille sono gelosie di mentecatti e mentecatte della Storia dell'Arte di una ignoranza e cecità totale da far rabbrividire. Squallidi personaggi da paninoteca.

    Ciao Giancarlo Righi

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