martedì 25 agosto 2015

Un sacrificio di Isacco di Agostino Beltrano


Fig. 1 - Sacrificio di Isacco - Modena collezione Badeschi

Già attribuito al De Bellis, il Sacrificio di Isacco della collezione Badeschi (fig. 1) di Modena, è viceversa un autografo del Beltrano, da collocare cronologicamente intorno alla metà del secolo, quando il pittore, sull’esempio di Stanzione, arricchisce la sua esperienza naturalistica con soluzioni di preziosità cromatica, che lo accostano anche ai modi del Cavallino dopo il 1640.
L’iconografia in oggetto la troviamo in altre tele dell’artista, a partire da quella (fig. 2) conservata nei depositi di Capodimonte, attribuita al Beltrano da Bologna, che rientra tra gli esempi di ispirazione falconiana, addolcita da vigorosi effetti cromatici, mentre luci nette sono adoperate per scandire il severo modellato.
Lo stesso soggetto è stato trattato altre volte dal Beltrano, con un registro però stanzionesco, sia nel dipinto (fig. 3) di collezione De Lorenzo a Napoli, nel quale, oltre a riconoscere il caratteristico angelo incontrato in precedenza in tante tele dell’autore, apprezziamo un paesaggio definito con grande cura e con una chiara influenza delle coeve esperienze maturate dal Gargiulo, che incontriamo anche nella splendida tela (fig. 4) conservata a Salisburgo, firmata per esteso e datata 16..9., già segnalata dal Rolfs nel 1910.
Concludiamo mostrando un dipinto (fig. 5), conservato nei depositi della Gemaldegalerie di Dresda, probabilmente copia di un originale perduto.



fig. 2 - Sacrificio di Isacco - Napoli museo di Capodimonte
fig. 3 - Sacrificio di Isacco - Napoli collezione De Lorenzo
fig. 4 - Sacrificio di Isacco - Salisburgo Residenzgalerie
fig. 5 - Sacrificio di Isacco - Dresda Gemaldegalerie
 

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