mercoledì 30 aprile 2014

Quattro nature morte napoletane

001 - Brueghel Courtois - Vaso di fiori con figura femminile - Varese collezione privata

Tra i dipinti inviatimi negli ultimi mesi da collezionisti e case d'aste per stabilire paternità e qualità dell'opera spiccano  quattro interessanti nature morte, che vanno ad incrementare il catalogo di artisti che hanno lavorato a Napoli tra il Seicento ed il Settecento.
Cominciamo con un quadro di altissima qualità: Un vaso di fiori con figura femminile (fig.001), conservato a Varese nella collezione Cerini, frutto di una collaborazione tra Guillaume Courtois, cui spetta la delicata fanciulla ed Abraham Brueghel, che realizza l'elegante vaso grondante di fiori multicolori.
L'opera appartiene agli anni del soggiorno romano del Brueghel, fino al 1675, quando si trasferirà a Napoli dove vivrà fino alla morte avvenuta nel 1697.
Egli è ricordato dal De Dominici col nomignolo di "fracassoso", per definire il suo stile brioso e leggero, che cozzava con quella solida lucidità ottica che contraddistingue gli epigoni della scuola napoletana suoi contemporanei, da Giovan Battista Ruoppolo a Giuseppe Recco.
Proseguiamo con una Natura morta di pesci (figg. 002 - 003 - 004), appartenente alla raccolta Enrico Tedesco eseguita da Nicola Maria Recco, figlio del più noto Giuseppe e fratello di Elena.
Egli seguì le orme paterne, ma ad un livello decisamente inferiore, con una pennellata priva di slanci vitali, stanca ripetitrice di formule stereotipate attinte al patrimonio iconografico familiare. Alcune tele firmate, sovrapponibili a quella in esame, gli hanno ritagliato un suo piccolo spazio nella storia della natura morta napoletana.
Achille della Ragione

002 - Nicola Maria Recco - Natura morta di pesci  -Italia collezione Enrico Tedesco

003 - Nicola Maria Recco - Natura morta di pesci (particolare) - Italia collezione Enrico Tedesco

004 - Nicola Maria Recco - Natura morta di pesci (particolare) - Italia collezione Enrico Tedesco 


Concludiamo con una Coppia di vasi (figg. 005 - 006) di Francesco Lavagna, conservati nella collezione Li Mura di Catania.
Francesco e Giuseppe Lavagna sono probabilmente legati da vincoli di parentela, ma non sappiamo quali e sono attivi nella prima metà del XVIII secolo.
Il De Dominici parla solo di Giuseppe Lavagna (1684-1724), affermando che era discepolo di Belvedere” ma ingrandì un po’ soverchio i suoi fiori e gli dipinse con più libertà”. Divenne cieco e morì nel 1724 a quaranta anni. L’Urrea Fernandez segnala una serie di Vasi di fiori, uno dei quali firmato, nella Collegiata di Villagarcia de Campos, presso Valladolid in Spagna. Anche Bologna riferiva a Causa, di averne identificate alcune sul mercato antiquariale dell’epoca.
Di Francesco Lavagna, viceversa, negli ultimi anni sono comparse alcune tele firmate per esteso, che ci permettono di definire meglio il suo stile, come nel caso della Natura morta in un giardino comparsa nell’aprile 1981 presso la Finarte di Roma.
Il Salerno, che per primo ha pubblicato il dipinto prima descritto, ha reso noto anche una Natura morta di Frutta, nella quale la possibilità di riconoscere la grafia del pittore è legata al particolare di un piccolo gruppo di fiori sulla destra della composizione.
Al Lavagna può essere ragionevolmente attribuito il Vaso di fiori, già presso l’antiquario Parenza a Roma, un bouquet denso di sfumature vivaci e di tinte calde, che si inserisce pienamente nel gusto rococò imperante a Napoli in quegli anni. Molto vicina alla tela precedente è anche una coppia di Grossi vasi ornamentali con fiori, caratterizzati dalla stessa cromia nella quale prevalgono le varie tonalità del rosso ed il bianco ed il Vaso di Fiori  della collezione Onofri di Roma.


005 - Francesco Lavagna - Vaso di fiori - Catania collezione Li Mura

006 - Francesco Lavagna - Vaso di fiori - Catania collezione Li Mura


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