Il Professor Adriano Giannòla, presidente dello Svimez, propugna, sin dai tempi dei fondatori dell’Istituto Donato Menichella e Pasquale Saraceno, una tradizione da seguire: “Ancora oggi non è possibile capire il Sud senza il Nord. E nemmeno il Nord senza il Sud. Perché le dinamiche civili, politiche ed economiche sono troppo intrecciate. L’infrastrutturazione come base della politica cavouriana riguarda il Nord come il Sud. Nel dopoguerra l'industrializzazione è ritenuta dall’élite lo strumento migliore per la crescita economica e civile dell'intero Paese.
Tutta l'Italia, nel 1861, è un Paese non industriale. Il problema è capire perché vi sia una differenziazione costante degli indicatori economici. E questo, nonostante il parziale recupero del Mezzogiorno nella prima parte della nostra storia. Recupero ridotto, se non bruciato, dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale.
Ma l'Italia resta una e una sola. L'acciaio prodotto al Sud è essenziale per l'industria del Nord. Non solo per la meccanica e l'auto. Pure per la chimica di base e la plastica. I giovani del Sud si trasferiscono nelle fabbriche del Nord. Anche questa è una interconnessione profonda.
A parte l'assalto dei partiti ai grandi gruppi pubblici, nei primi anni Settanta si registrano la fine degli equilibri di Bretton Woods e lo shock petrolifero. L'Italia adotta svalutazioni competitive, che avvantaggiano il tessuto settentrionale di piccole e medie imprese, e rinuncia a ogni idea di politica industriale, vitale per il Mezzogiorno. È allora che il Sud è lasciato a se stesso”.
Laureatosi in Economia e Commercio presso l’Università di Bologna, il prof. Adriano Giannòla ha conseguito successivamente la specializzazione in Economia dello Sviluppo presso il Centro di Ricerche Economico-Agrarie per il Mezzogiorno di Portici. Stimato come uno dei più valorosi tra i giovani economisti, ha svolto attività di ricerca presso la Ford Foundation dell’Università di Harvard ed il Massachussets Institute of Technology di Cambridge Massachussets. E’ stato nominato in seguito professore ordinario di Economia presso l’omonima Facoltà dell’Università Federico II di Napoli.
Significativa e particolarmente incisiva è stata la presenza del prof. Giannòla nelle più prestigiose istituzioni economiche. E’ stato membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulle Piccole Imprese di Capitalia e presidente della Sezione Campana della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale. E’ membro del direttivo dell’Associazione Italiana per gli Interessi del Mezzogiorno. Intenso è stato anche il contributo dato allo studio ed alla gestione delle istituzioni economiche: Giannòla, infatti, è membro della Commissione culturale della sezione dell’UNESCO, nonché Presidente dell’Istituto Banco di Napoli – Fondazione sin dal febbraio 2000.
Il prof. Giannòla è autore di numerose pubblicazioni unanimemente apprezzate anche in ambito internazionale, nelle quali l’autore rivela l’interesse costantemente coltivato per i temi della macroeconomia attraverso un’indagine coerentemente rivolta ai profili teorici ed empirici della disciplina, dedicando particolare attenzione ai problemi dell’economia duale.
Fondamentali risultano i suoi studi sul Mezzogiorno e, principalmente, sui profili del credito nel Sud Italia, nonché sui rapporti banche/imprese. L’eminente studioso ha anche reso alle istituzioni il contributo pieno e coerente del proprio impegno scientifico. Basterà citare in proposito, oltre che la sua appartenenza al Consiglio di Amministrazione del Banco di Napoli S.p.A., il ruolo che ha svolto, per incarico della Regione Campania, nel Comitato Tecnico Scientifico e nella Commissione “ Federalismo fiscale e Mezzogiorno “nella qualità di coordinatore.
L’idea cui il prof. Giannòla sta lavorando da qualche tempo è quella di creare una rete tra gli storici istituti di assistenza di Napoli per costruire un soggetto di grande rilevanza in grado di raccogliere fondi per il sociale, valorizzare il centro storico, promuovere Napoli non come fatto puramente commerciale ma come attrattore culturale in Italia e nel mondo.
“Quella della rete – spiega Giannòla – è una dichiarazione d’intenti, ancora non abbiamo le strutture amministrative nè abbiamo messo mano ad uno statuto. Però il progetto c’è ed è mosso dalla consapevolezza che Napoli sia una città ricchissima di tutto, solo che non se ne rende conto. Le nostre istituzioni sono il vero patrimonio emettendoci insieme potremmo costruire un soggetto di grande rilevanza con diversi scopi, tra cui l’assistenza sociale”.
Giannola pensa, per esempio, al Pio Monte della Misericordia, alla Fondazione con il Sud, alla Fondazione di Comunità da lui presieduta, alla Fondazione del Teatro San Carlo.
La storia dell’Istituto Banco di Napoli è strettamente correlata alla storia dell’omonimo Banco. Assistenza sociale, ricerca, formazione, beni culturali: sono solo alcuni dei settori in cui opera da secoli. In particolare, nel rispetto della propria tradizione, svolge attività nei settori della ricerca scientifica, dell’istruzione e formazione nelle discipline umanistiche ed economiche, della sanità per il potenziamento di attrezzature, della tutela e valorizzazione del patrimonio artistico. La metamorfosi storica dell’Istituto si ha nel 1991, quando il Banco di Napoli è la prima banca pubblica a trasformarsi in società per azioni con la denominazione di Banco di Napoli spa. Alla neonata società toccò il ruolo di svolgere attività prettamente bancaria. Ciò che invece restava del Banco di Napoli Istituto di diritto pubblico, non potendo più esercitare impresa bancaria, continuò ad operare nel sociale e nella promozione dello sviluppo economico e culturale delle regioni meridionali. “Oggi l’Istituto è attivo in diversi campi – continua Giannòla – ma sono tre i settori principali d’intervento: la ricerca, la formazione e l’assistenza sociale. Su tutti i terreni le attività sono no-profit. Abbiamo intrecci con le associazioni di volontariato: sosteniamo ad esempio gli ospedali in difficoltà attrezzandoli dei macchinari di cui hanno bisogno, cerchiamo di intervenire – nei limiti delle nostre possibilità – laddove ce n’è bisogno”.
Ogni mese arrivano all’Istituto numerose richieste di finanziamento di progetti nel campo del sociale. Non tutte vengono accolte per mancanza di fondi. Ai progetti approvati viene fornito non solo supporto economico, ma anche sostegno nelle fasi successive della realizzazione. “Tutto questo – tiene a sottolineare Giannòla – senza alcun contributo pubblico”.
Le attività nel settore del sociale vengono svolte soprattutto attraverso la Fondazione Comunità del Centro Storico, nata nel marzo 2010 su iniziativa di un comitato promotore guidato dalla Fondazione Banco di Napoli. Nel 2012 sono stati erogati 354mila euro per 14 progetti: dalla Comunità di Sant’Egidio, per la quale è stata organizzata una raccolta fondi al fine di sostenere le attività ordinarie di assistenza agli anziani, alla giovane associazione “Un Uovo Mondo”, comunità di mamme della scuola media Oberdan che, con il sostegno della Fondazione, ha dato vita ad attività pomeridiane autogestite all’interno della scuola, fino alla Fondazione Massimo Leone, una delle realtà territoriali più attive nell’accoglienza dei senza fissa dimora, ed al Consorzio Borgo Orefici, con il quale è stato realizzato un percorso formativo per orafi rivolto a minori a rischio.
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