“Le voci intorno” di Maria Pia Ammirati (98 pagine - Cairo Editore) |
Far parte della giuria per l’assegnazione di un premio letterario è stato per me un’esperienza nuova e stimolante, anche se in passato avevo infinite volte stilato recensioni di libri, romanzi o saggi che fossero.
Tra i sei volumi da valutare scelsi il più piccolo: “Le voci intorno” di Maria Pia Ammirati (98 pagine - Cairo Editore). Pensai ci metterò meno tempo a leggerlo. Confesso che rimasi colpito dalla foto dell’autrice, scrittrice, giornalista e dirigente televisiva; una donna molto affascinante e dagli occhi penetranti che fissano l’osservatore. Pensai: “voglio vedere se si può essere belle e brave nello stesso tempo”. Un collega di giuria, che mi ha pregato di non citarlo mi disse: “ la conosco, è una scrittrice di serie B”. invece il mio giudizio è del tutto opposto e sono bastate poche pagine per convincermi.
A parte la tematica attorno a cui ruota la storia: il coma vegetativo, che per motivi professionali è stato per me oggetto di studio e riflessione, lo stile asciutto e diretto e la capacità di introspezione psicologica, in grado di mettere a nudo i personaggi, sono caratteristiche che contraddistinguono il narratore di razza.
Alice, la protagonista, diciassette anni è una ragazza come tante altre, in crisi adolescenziale. Una sorella minore Aurora, un padre a cui non si confida, un fidanzato, molte amiche. Una madre morta da tempo, che ha lasciato un vuoto incolmabile.
Una serata in discoteca, una folle corsa in auto e la sua vita cambia traumaticamente.
La descrizione delle ore passate a ballare ed a sballarsi sono le più emozionanti del libro, ancor più di quelle che descrivono il dramma successivo. L’autrice, nel delineare le abitudini serali dei teenager emette una severa denuncia del naufragio morale di una generazione perduta: ricerca spasmodica del sesso, della droga, di sensazioni esaltanti, costituiscono il de profundis per tanti giovani che hanno smarriti la bussola della vita. E più che la musica assordante dei metallari, sembra di ascoltare le agghiaccianti trombe che annunciano l’apocalisse. Un cozzo terribile ed Alice si trova immobile in un letto d’ospedale, non sente più il suo corpo, non riesce a muovere neppure un dito, non è in grado nemmeno di piangere, percepisce intorno a sé solo delle presenze e delle voci lontane, ovattate.
È costretta ad affrontare una nuova e dura realtà, fatta di un tempo infinito, senza giorno e senza notte, con medici ed infermieri che si avvicendano come pallidi ectoplasmi. Si trova a vegetare al di fuori del tempo e dello spazio in una dimensione parallela. Per quanto si chiami Alice non si trova certo nel Paese delle Meraviglie e neppure all’Inferno, perché almeno qualcosa sentirebbe, se non altro il calore delle fiamme e le urla disperate dei dannati.
Percepisce però, anche se confusamente, la presenza del padre, che non la lascia mai sola, che abbandona il lavoro per dedicarsi anima e corpo alla sua bambina, le fa sentire tutto il suo amore e le sussurra teneramente parole di speranza. E si accorge della presenza costante della sorella Aurora, la quale ogni giorno le legge le pagine del suo diario.
Il suo cervello è distrutto, solo un barlume di pensieri vaga in una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo, in una notte eterna e buia, dalla quale non si riesce ad intravedere una luce di speranza. Passano i mesi e gli anni e la sofferenza è difficile da sopportare. Il padre stoicamente resiste, mentre la sorella cade tra le fauci della bulimia. Cominciò a mangiare senza sosta, tutta la giornata, tutta la giornata trascorreva con l’ossessione del cibo ed anche di notte si alzava continuamente con meta il frigorifero. La sua mente si placava solo mangiando, mentre il suo corpo, debordava sempre di più, le mammelle dondolavano, le natiche sobbalzavano. Il suo corpo somigliava ad un cetaceo, felice di piaggiarsi per dare spazio alla sua mole.
Giunse poi un giorno in cui Aurora si accorse che Alice piangeva, per la prima volta il suo viso si rigò di lacrime. Come è bello piangere, dopo ci si sente risollevati. Se come afferma Cioran nel Giudizio universale si verrà valutati a seconda delle lacrime versate, Alice era già alle porte del Paradiso. Poi un altro giorno Alice alzò una mano e se la portò alla testa, si era svegliata dallo stato vegetativo e poteva tornare a casa, l’avrebbero assistita i suoi familiari. Aurora smise di mangiare, non ne aveva più il tempo, doveva assistere la sorella.
Un romanzo che inumidisce gli occhi del lettore, ma piangere è dolce, anche se le lacrime sono amare.
Maria Pia Ammirati |
Nessun commento:
Posta un commento