Alfonso Luigi Marra |
Alfonso Luigi Marra (Gino, per gli amici), nato nel 1947 a San Giovanni in Fiore, Sila cosentina, ha vissuto a lungo a Napoli: attualmente risiede a Roma. Sposato due volte, ha quattro figli. Avvocato cassazionista, ha uno degli studi più grandi d’Italia con decine di collaboratori.
Nel 1987 fondò il PAS, Partito d’Azione per lo Sviluppo, che, secondo le sue parole, non era né di destra, perché la destra erra nel privilegiare l’individuo, né di sinistra, perché la sinistra erra nel sacrificarlo, né di centro, perché il centro è un porsi a mezza strada tra due errori. Il PAS è invece fondato sull’idea che l’individuo possa svilupparsi liberamente anche all’infinito, come piace alla destra, purchè il suo sviluppo sia funzionale allo sviluppo della società, così come non può che piacere anche alla sinistra.
E’ dello stesso anno anche l’associazione “Fermiamo le Banche” che, con lo scopo di contrastare il signoraggio, portò a buon fine numerose cause collettive di risarcimento, alle quali sono seguite importanti riforme.
Dal 1990 la prima pagina de “La Stampa” cominciò ad occuparsi della sua battaglia per rivedere i figli, che vivevano in Australia con la prima moglie. Dopo poco, per lo stesso motivo, partecipò al “Maurizio Costanzo Show”.
Dal 1990 si fece notare come promotore dei suoi libri autopubblicati, con l’acquisto di intere pagine di supplementi culturali de “La Repubblica” e “La Stampa”. Le redazioni protestarono. In particolare, Furio Colombo lo stroncò spiegando che Marra, per quel che capisco, appartiene a un nuovo tipo di autori, quelli che non solo provvedono alla composizione del testo ma anche alla creazione del mercato.
Parliamo un po’ di questi libri, che ho letto tutti, lasciando da parte “Il labirinto femminile”, di cui tratteremo più avanti.
Marra è innanzitutto l’autore di “La Storia di Giovanni e Margherita”, un’opera multidisciplinare nella quale, in stile narrativo per facilitarne la diffusione, ha tracciato la descrizione del modo di formazione del pensiero, ovvero del modo in cui l’individuo elabora il suo sapere e giunge alla comprensione dei fenomeni sotto la spinta delle pulsioni fondamentali: la volontà di sopravvivere, svilupparsi, riconoscere, essere riconosciuti e raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo.
E’ inoltre autore dei seguenti volumi: “Pazzia un Corno!”, struggente diario dei periodi di malessere psichico di Loredana, sua seconda moglie, nel contesto del quale svolge, da angolazioni fin lì sconosciute, il tema della chimica del pensiero e della meccanica dei processi mentali; “Cucciolino”, “La storia di Aids” e “La fase di Saul”, tre raccolte di documenti di straordinaria coerenza e lucidità su tutte le principali problematiche umane, giuridiche e sociali; “Atto di Appello”, ricorso alla “Family Court di Melbourne (un’opera morale, poetica e giuridica), pubblicata in occasione del rapimento dei suoi primi due figli da parte della prima moglie di origine australiana; “da Ar a Sir”, avvincente, originalissima storia della cultura e delle religioni dall’aristocrazismo greco/pagano delle origini alla socialdemocrazia dei giorni nostri; “Il complesso di Santippe”, sempre ispirato alla vicenda del rapimento, circa la xenofobia della cultura australiana; “La civiltà degli onesti”, tagliente, ironica difesa con la quale sconfigge clamorosamente il feroce attacco giudiziario scatenato contro le sue cause da una “giustizia” le cui “disfunzioni” descrive come in realtà funzionali al sistema; “L’Australia, una monarchia ben poco costituzionale”, sullo schematismo giuridico di quel paese.
Marra diventa noto come “l'avvocato inonda-giornali” o “avvocato grafomane”, come l'ha definito Massimo Gramellini, o anche “psico-avvocato” (Pino Corrias). Ex comunista e socialista, venne eletto deputato alle elezioni europee del 1994 con 56 592 preferenze nelle liste di Forza Italia, che però lasciò nel 1996, rimanendo iscritto al gruppo politico Unione per l'Europa (del quale faceva parte anche il gruppo Forza Europa), come rappresentante del Partito di Azione per lo Sviluppo. Durante il mandato parlamentare europeo, fu coordinatore per il gruppo Forza Europa della Commissione per gli affari istituzionali del Parlamento Europeo e poi membro della stessa in seguito alle sue dimissioni da Forza Europa. Fu altresì membro della Commissione pesca dell'europarlamento e della Delegazione per le relazioni con l'Australia e la Nuova Zelanda
Ha scritto, nel 1995, la “Legge sull’etichettatura dei prodotti agricoli ed ittici nella vendita al dettaglio” promulgata solo in formulazioni parziali, nonché da Coordinatore del suo Gruppo nella Commissione Istituzionale, un documento cruciale nella pur essa non ancora attuata riforma costituzionale europea.
Sempre nel 1994 Marra acquistò uno spazio settimanale su “Rete Mia” per esprimere il suo “punto di vista politico”. Nel 1997 avanzò la candidatura a sindaco di Napoli, poi ritirata per problemi giudiziari. Alle elezioni europee del 1999 si ricandidò nella circoscrizione Italia meridionale per il Centro Cristiano Democratico, ottenendo 7.921 preferenze, insufficienti per la rielezione. Nello stesso anno Carla Benedetti, a proposito dei libri di Marra, li definì di non facile classificazione a giudicare dai titoli che si sono susseguiti, prendendo a modello la sua strategia promozionale per definire la figura dell'”autore senza opera”.
Dal 2010 Marra ha ripreso a promuovere le sue opere con spot televisivi sulle reti RAI, che gli hanno reso una discreta e non sempre positiva popolarità. In modo particolare uno spot televisivo del 2010 che vedeva come testimonial Manuela Arcuri, è stato definito da Aldo Grasso un piccolo diamante di coatteria, così brutto da sfiorare il sublime (...) un esempio involontario di kitsch, di camp e di trash, un brutto non intenzionale ma che poggia sul candore con cui è stato messo in opera l'artificio. Marra ha risposto alle critiche precisando di aver utilizzato il mezzo più convenzionale del mondo nella maniera più normale. Quel che nessuno vuole dire è che la differenza, nel mio caso, la fanno i contenuti, sostenendo che il potere non vuole che io scriva. Nel 2011 nuovi testimonial sono stati poi Lele Mora, Karima El Mahroug, meglio nota come la Ruby dell'omonimo caso politico-giudiziario ed infine Sara Tommasi che appare completamente nuda nel video di lancio dell'incontro costitutivo del Comitato Promotore del referendum contro il signoraggio bancario (Roma, 26 novembre 2011).
Sul versante politico, alle elezioni regionali campane del 2010 Marra ha guidato la lista Alleanza di Popolo che, con il Popolo della Libertà ed altri, sosteneva la candidatura a Presidente di Stefano Caldoro, poi eletto. La lista ha ottenuto 39 460 voti (1,43%) ed un seggio nel Consiglio regionale. L'elezione a consigliere del candidato di Alleanza di Popolo, Roberto Conte, consigliere uscente prima in forza ai Verdi e poi al Partito Democratico, è stata tuttavia sospesa in quanto il candidato è stato condannato nel 2009 in primo grado a due anni per concorso esterno in associazione camorristica e voto di scambio. Al suo posto, nel Consiglio Regionale Campano, è subentrato per 18 mesi Carmine Sommese: in seguito Conte è stato reintegrato in attesa del giudizio definitivo.
Nel 2012 Marra ha annunciato di volersi candidare alle primarie del Popolo della Libertà, che saranno in seguito annullate. Nel 2013 si candida a sindaco di Roma appoggiato da diverse liste civiche e ambientaliste-animaliste, ottenendo solo l'1.18% dei consensi
Prima di parlare diffusamente del suo ultimo libro “Il labirinto femminile” e soprattutto della lunga familiarità che ho con il Personaggio, di cui mi onoro di essere amico da oltre vent’anni, spiego il motivo per cui non l’ho incluso tra i napoletani eccellenti: non tanto per l’essere nato in Calabria ma per la sua insofferenza verso la città, come si evince dalle pagine del Labirinto: A Napoli le culture originarie sono quella plebea e quella nobiliare, che hanno la stessa bellissima matrice, perché la loro scaturigine è nell’aristocrazismo naturalistico greco pagano. Culture alle quali, dagli anni sessanta in poi, i napoletani hanno abdicato, divenendo ‘aspiranti borghesi’, perché la cultura borghese non gli appartiene, e non sono mai riusciti veramente ad assimilarla. Un processo che ha avuto andamenti più o meno diversi nei vari luoghi del mondo, ma il cui esito, approssimativamente univoco, è stato che il potere (bancario) ha trasformato l’intera società umana in una massa di ‘pezzenti e cazzi arrizzati’ (è un’espressione di donna Maria buonanima, la madre di mio cognato Mariano, che lo diceva nell’ironicissimo dialetto di Palma Campania). Un ‘modello’ al quale per fortuna molti sono sfuggiti, rimanendo però, di fronte ai suoi trionfi, sofferenti ed emarginati. Un ‘modello’ in cui, per ‘pezzenti’, intendo moralmente immiseriti dall’abdicazione culturale e intellettuale e dallo scodinzolante asservimento a un potere che li sta soffocando nell’insoddisfazione, nell’alienazione, nella droga, nella psicosi, nel malessere economico, dopo averli costretti al ripudio dell’antica coscienza popolare e resi ridicoli per l’atteggiarsi a portatori di modelli e formule insulsi che molte volte non gli appartengono e non sanno recitare; e per cazzi arrizzati si intende pervasi dalla convinzione che il diritto a esprimersi comporti l’automatica rilevanza delle puttanate che pensano e dicono. Ragioni per cui, avendo maturato una sia pur frustrata ma grande supponenza, perché è ovvio che nessuno li pensa, e meno che mai si pensano tra loro, ecco allora, sol che li si tocchi, che appunto si rizzano. Come tanti cazzi.
“Il labirinto femminile” è uno straordinario epistolario d’amore in sms tra Luisa, giovane avvocatessa, e Paolo, il titolare del grande studio legale in cui lavora. 278 pagine di epistolario seguite da 80 di un’ancor più straordinaria analisi rivolta a liberare la coppia e la società da quella concezione strategica e prevaricatoria dei sentimenti che le tormenta e che ha ritardato il cammino della civiltà di centinaia di migliaia di anni.
E la sua idiosincrasia verso Napoli la si percepisce dalla dedica: Dedico questo libro ai romani e a Roma per la loro cosmopoliticità intesa anche come apertura a una perpetua rianalisi della propria cultura dal punto di vista di quella degli altri, siano essi stranieri o portatori – modesti o sommi – di nuovi saperi. Cose qui consuetudinarie da millenni, in virtù delle quali io, forestiero e assertore di una nuova cultura, dal 3 luglio 2010, giorno in cui vi sono approdato, ho sentito Roma mia città di adozione dopo una vita in cui mi ero sentito estraneo o persino in conflitto con le culture di altri luoghi dove sono vissuto.
Riporto qui di seguito quanto scritto dall’autore per spiegare la trama, ma soprattutto il significato, de “Il labirinto femminile”: Luisa è stata creata per sintetizzare in lei caratteri, aspetti e parti di un po’ tutte le donne e le esperienze sentimentali della mia vita, alcune lontanissime, ancorché focali, come quella, non più ritrovata, mai dimenticata, della soavissima nudità di una popolanina napoletana distesa tra me e i tiepidi umidori notturni della spiaggetta di Nisida, cullati noi dai lenti mormorii equorei, mentre i suoi occhi dorati dalla luna mi pervadevano l’anima e mi smarrivo nelle voluttà dello svolgersi della sua passione, quando l’ansito del suo respiro, al culmine del farsi profondo, meraviglioso si volse in un canto d’amore bellissimo, antichissimo, dolcissimo, che mi pervase ragazzo di una struggente stupefazione e dissolse le pareti di un antro in cui non sapevo di essere liberando su noi l’onda del firmamento pullulante di stelle. E Paolo, il titolare del grande studio legale in cui lavora, che ha il doppio dei suoi anni, e anche lui ho creato per sintetizzare in un unico mio narrante i molti me attraverso i quali ho vissuto quelle esperienze.
Epistolario dopo il quale i capitoli ‘Le chiavi di lettura’ e ‘Parte seconda’ ci porteranno prima un po’ e poi molto lontano nel tempo e negli argomenti: a partire dalla distinzione tra l’amore – che implica l’intelligenza/generosità – e la partecipatività, che implica solo la cura di sé.
Partecipatività che ad esempio il cane è in grado di spingere a livelli molto avanzati e flessibili, ma sempre in funzione delle sue esigenze – emotive e non – cioè per quello che serve a lui, senza quindi poter mai capire che hai fame e decidere se è il caso o no di dividere con te la scodella. Un amare per quello che serve a noi, strategicamente, prevaricatoriamente, un amare come dominare per non essere dominati, un amare non dialogicamente che, a mio avviso, come vedremo, è la causa per la quale i tempi delle piramidi non furono già, da centinaia di migliaia di anni, tempi di viaggi siderali.
Animali – dicevamo – che possono esprimere solo partecipatività perché l’amore richiede l’intelligenza, che io credo consista nella capacità di svilupparsi passando attraverso lo sviluppo degli altri mediante la generosità.
Intelligenza che è quindi null’altro che una categoria morale: la massima, tant’è che scoprirla rese uomini le scimmie che ci riuscirono.
Intelligenza/generosità che consente di accedere a forme evolute di organizzazione sociale, tipiche anche degli animali, ma dovute a comportamenti automaticamente indotti dalla selezione naturale. Intelligenza/generosità non necessaria per ciò che comunemente si definisce ‘amore’, per il quale è sufficiente la partecipatività, ben potendosi ‘amare’ qualcuno nel modo in cui un buongustaio ‘ama’ le pietanze per divorarle, o per un satrapo le donne per goderne. Future forme di amore/intelligenza/generosità che – negli intrecci frutto della dialogicità – sveleranno una potenza, una particolarità e dei livelli di civiltà e proficuità maggiori che negli amori odierni, spesso disagevoli, quando non sofferti e conflittuali.
Ho conosciuto Marra circa venti anni fa nel corso di un viaggio negli Stati Uniti dall’Atlantico al Pacifico e capii subito di trovarmi davanti ad un genio eccentrico. Non per niente, arrivati a Las Vegas, mentre il gruppo si recava al Casinò, lui approfittò delle leggi liberali di quello Stato per sposarsi… La nostra conoscenza, tornati a Napoli, si trasformò in amicizia. All’inizio abitava in un grande appartamento al Centro Direzionale in un palazzo dove vi erano solo uffici, in cui la sera si godeva una perfetta solitudine. Alle pareti quadri di Carlo Levi di cui Gino è il maggiore collezionista e numerose teste impagliate di animali feroci perché il nostro amico ama fare spedizioni lampo nel cuore dell’Africa nera da cui ritorna con un ricordo degli animali abbattuti. Alle feste di Carnevale che ogni anno con mia moglie organizzavamo nella nostra villa di Posillipo, più di una volta si è permesso di sfiorare il prestigioso primo premio per la migliore maschera. Si trasferì poi in una villa a Mergellina con affaccio sul mare ed un metro quadro di spiaggia privata; nel frattempo, con cadenza decennale, gli veniva un’idea per fare miliardi a palate. L’euro lo ha rovinato, da miliardario si è dovuto accontentare di essere semplicemente milionario. Il giorno in cui doveva relazionare nel salotto di mia moglie Elvira, tenne tutti con il fiato sospeso: i minuti passavano e lui non arrivava. Alla fine si presentò con 30 minuti di ritardo come se nulla fosse ma si fece perdonare per il suo eloquio forbito, in grado di affascinare il pubblico, anche se trattava di un argomento ostico: l’anatocismo.
L’ultima volta ci siamo visti alla presentazione a Roma del mio ultimo libro “Napoletanità: arte, miti e riti a Napoli”. La prossima sarà ad un seminario che terrà al gruppo universitario di Rebibbia sul signoraggio.
Copertina del libro Il labirinto femminile |
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