sabato 12 novembre 2011

COME USCIRE DALLA CRISI ?!

L’Italia è afflitta da tempo da una grave crisi, non solo economica, perché il malessere si è propagato alla politica, alla morale ed alla società civile. Bisogna cercare di uscire da questo tunnel buio nel quale siamo precipitati, anche se alla fine del percorso si intravede appena una fioca luce.
Attraverso quali soluzioni? I rimedi da proporre debbono presupporre: immediata fattibilità, nessun aggravio fiscale ed il potenziale consenso di vasti
strati dell’opinione pubblica, in ultima istanza, degli elettori.
Il governo si è visto costretto a ridurre in egual misura il finanziamento dei singoli ministeri, mentre i maggiori tagli andrebbero fatti nel capitolo delle spese militari, chiudendo definitivamente la sciagurata parentesi della guerra (non chiamiamola diversamente) in Libia e ritirando le pseudo missioni di pace all’estero. Dobbiamo far tornare i nostri contingenti dall’Afghanistan, dal Kossovo e dal Libano, ma soprattutto drasticamente ridurre il numero dei nostri militari, dagli attuali 180.000 a poche decine di migliaia.
Il nostro Paese non perderebbe il suo prestigio internazionale, già al lumicino, anzi, sfruttando la sua strategica posizione geografica, potrebbe costituire la punta di diamante di una rivoluzionaria concezione di intavolare rapporti con i popoli del nord Africa, inviando, non più incrociatori e cacciabombardieri, bensì medicinali, infermieri, volontari, agronomi e tecnici in grado di imbrigliare le scarse risorse idriche.

Solo così potremmo dedicare i cospicui risparmi a finanziare i settori nei quali l’Italia può occupare un posto di rilievo in un’economia sempre più globalizzata: il turismo, la ricerca scientifica e la cultura, dei comparti in grado di creare in tempi brevi numerosi nuovi posti di lavoro.
Inoltre è necessario garantire l’accesso internet a tutti, gratuitamente e ad alta velocità. Solo così entreremo nel futuro, creando i presupposti per una riduzione della burocrazia e dando luogo ad una miriade di nuove professionalità.
Altre risorse possono essere reperite a costo zero solo se si decidesse di cominciare a combattere seriamente l’evasione fiscale, a ridurre le spese per la politica, ad incamerare i beni sequestrati alle organizzazioni criminali e a dare corso realmente alla liberalizzazione delle licenze delle attività commerciali.
Uno dei motivi per cui nessun imprenditore straniero decide di investire da noi è la lentezza snervante della giustizia civile, con cause che durano decenni. In attesa di una riforma di cui si parla da generazioni, si potrebbe ridurre ad uno i gradi di giudizio, eliminando appello e cassazione.
Le proposte avanzate dal governo si basano sull’aumento di 1 o più punti dell’Iva, eventualmente compensando parzialmente questo sacrificio con una riduzione delle imposte dirette, spostando la tassazione dai redditi ai consumi.
Ma se questo aumento dell’Iva dovesse essere applicato solo sugli scaglioni più alti, riferiti ai prodotti di lusso, il risultato sarebbe modesto, mentre se dovesse gravare anche sui generi alimentari, oltre a favorire l’inflazione, andrebbe a penalizzare le fasce sociali già ridotte a fare i salti mortali per arrivare a fine mese. Meglio allora l’idea di una patrimoniale, che dovrebbe colpire le rendite finanziarie ed i capitali.

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