venerdì 9 luglio 2021

L'albergo dei poveri deve rimanere dei poveri

 

Il Mattino, pag. 38, 9 luglio 2021


Tempi felici quando Napoli non aveva al comune, alla provincia ed alla regione gli attuali amministratori e regnava incontrastato Carlo III, tempi felici almeno per la miriade di poveracci che l’illuminato sovrano alloggiò in uno sterminato edificio, il più grande d’Europa ed ai quali fornì non solo sostentamento, ma insegnò un lavoro che desse dignità e rispetto agli ultimi della terra.
La grande opera fu ammirata in tutto il mondo, non solo per l’arditezza delle scelte architettoniche, tra cui la facciata (lunga 600 metri!), ma soprattutto per l’idea che la permeava: dare un alloggio ed un lavoro anche ai più poveri e sfortunati. Arrivò a contenere più di diecimila ospiti e possedeva laboratori attrezzati ed efficienti nei quali si sono formate generazioni di artigiani.
Quando Garibaldi, il conquistatore, venne a Napoli con l’illusione di portarvi la civiltà, nell’Albergo dei poveri vi erano 8000 ospiti.
In seguito l’istituzione nel periodo post unitario è lentamente decaduta, fino a cadere in rovina con l’ultimo colpo di grazia infertole dal terremoto del 1980.
Da decenni si blatera di una nuova destinazione: si parla di sede museale (come se a Napoli a mancare non fossero i visitatori ma i contenitori), di sede espositiva di arte contemporanea, di una nuova università, mentre i nostri solerti amministratori si accapigliano su chi dovrà elaborare i faraonici progetti e dirigere i dispendiosi lavori di ristrutturazione e soprattutto come dividersi commesse e tangenti.
E nel frattempo il numero dei poveri e dei senza casa, costretti a dormire avendo il cielo come tetto, aumenta ogni giorno di più.
La piazza antistante lo storico edificio è affollata di giacigli di cartone, dove uomini e donne di tutte le età hanno stabilito da tempo la loro dimora ed ogni angolo della città è divenuto oramai un ricettacolo per poveri senza speranza.
Pensiamo scioccamente a destinazioni culturali ad uso dei ricchi, quando migliaia di persone non possiedono un tetto e sono costrette all’accattonaggio o ad infrangere il codice penale.
Restituiamo all’Albergo dei poveri l’antica quanto mai attuale destinazione: daremo così un tetto ed un pasto a tanti sfortunati e diverrebbe in tal modo ingiustificato l’accattonaggio, che potrebbe essere perseguito, snidando i postulanti di mestiere, che da tempo hanno tolto il decoro a strade e piazze della città.


Achille della Ragione
 

4 commenti:

  1. Gent.mo
    Dott. della Ragione,
    leggo in ritardo la Sua lettera sul Mattino del 9 corrente sull’Albergo dei Poveri:
    sono incondizionatamente ed entusiasticamente d’accordo e desidero esprimerLe tutta la mia soddisfazione.
    Inoltre Le anticipo che nel nostro prossimo incontro Le racconterò che sono venuto a conoscenza che, alcuni decenni addietro, per poco non abbiamo “duellato” ad un’asta per una scultura: sono comunque contento che sia stato Lei ad aggiudicarsela!
    Cordiali saluti ed a presto.
    Bruno Marino

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  2. Grazie per questa proposta, purtroppo però non potrò partecipare.
    Colgo l’occasione per segnalare una iniziativa che ho proposto e per chiedere il tuo aiuto, firmando e divulgando la petizione
    che propone di realizzare Una grandiosa casa dello Spettacolo nell’Albergo dei poveri.
    Ecco il link https://chng.it/yxDWBMtfZw
    In pochi giorni abbiamo raccolto oltre 1.10 firme, con sottoscrittori molto autorevoli, ma ne servono molte di più!
    Aggiungo qui due articoli pubblicati da La Repubblica
    Grazie e a presto
    Lucia Arbace

    dott.Lucia Arbace (Luciana)
    Via L’Abate 24
    80073 Capri NA

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  3. Ritengo che un tessuto democratico non debba distinguere tra ricchi e poveri ma essere in grado
    di generare positività per tutti senza distinzione di razza e censo.
    Le arti dello spettacolo e soprattutto la musica riescono ad azzerare ogni barriera.
    Di questo abbiamo bisogno!
    Un cordiale saluto
    Lucia Arbace

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  4. Bellissimo articolo che condivido dal punto di vista
    umanitario ma non del tutto da quello razionale.
    Tutte le metropoli italiane purtroppo e sempre più negli ultimi anni vedono moltiplicarsi il numero dei senza tetto, una problematica seria e di complessa risoluzione.
    Credo però che sia opportuno pianificare meglio ed ampliare la gestione dei quartieri ad edilizia popolare per ridurre almeno parzialmente questa gravosa difficoltà sociale.
    Il palazzo come Polo museale di livello internazionale sono convinto che riqualificherebbe l’intera area, darebbe moltissimi posti di lavoro in tutto l’indotto e probabilmente toglierebbe alcuni sfortunati dalla strada.
    Rimane un mio pensiero, magari non condivisibile data la complessità del tema trattato ed il ginepraio burocratico amministrativo italiano.
    Cordialità
    Carlo Lagamba

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