sabato 25 agosto 2018

C’era una volta a Posillipo un Gran premio automobilistico internazionale

fig.1 - Partenza nel   1948

Pochi ne hanno memoria, neanche i napoletanisti più incalliti, che non ne danno notizia nei loro libri, ma a Napoli si è svolto per circa 30 anni un gran premio automobilistico di importanza internazionale (fig.1) al quale hanno partecipato i più celebri piloti del mondo
Il circuito, alla pari del famoso Gran Premio di Monte Carlo, era cittadino e si dipanava tra le strade del quartiere chic della città: Posillipo e poteva sfruttare il lungo rettilineo del viale Virgiliano (fig.2), da poco costruito da un cavaliere senza macchia e senza paura: Benito Mussolini. La foto che abbiamo proposto risale al 1931 e fa parte di un volume sulla Campania, della serie sulle regioni italiane, stampato dal Touring club in oltre mezzo milione di copie, in un momento storico in cui i libri erano considerati merce preziosa, venivano conservati con rispetto ed esposti orgogliosamente nei salotti delle famiglie borghesi.
Della corsa ho un vivido ricordo, avendo assistito più volte alla gara, anche se ero poco più di un bambino, ma stranamente, più che i bolidi roboanti (fig.3), rammento le ubiquitarie balle di paglia (fig.4), che circondavano il percorso e che aumentavano di volume nelle curve, dove il pericolo di uscire dalla pista era maggiore.
Il lettore mi scuserà se faccio notare, dall’esame di alcune foto, il procedere dei lavori che hanno portato nel tempo alla costruzione della mia villa. Nella prima foto (fig.5) si nota soltanto la porzione di destra, dominata da una torre medioevale sulla quale in passato si apriva un balcone. Nella foto successiva (fig.6) si evidenzia un cospicuo aumento volumetrico con la nascita di un’ampia balconata. Infine nel 1994, dopo essere divenuto proprietario della villa nel 1980, ho edificato (e condonato) un 5° piano, che si appoggia sulla torre dalla quale è scomparso il balcone.
  
fig,2 - Viale Virgiliano
fig,3 - Schieramento di partenza nel 1955
fig,4 - Un uomo in fuga
fig,5 -  A grande velocitá
fig,6- Bolidi in fuga

Ritorniamo ora alla storia della corsa con la prima edizione del Gran premio di Napoli che si svolse nel 1933. In origine era chiamata "Coppa Principessa del Piemonte", in onore della moglie di Umberto di Savoia, Maria José, Il percorso si sviluppava su circa 4 chilometri del circuito cittadino (fig.7) di Posillipo che regalava a pubblico e addetti ai lavori lo splendido scenario del golfo visto dall’alt o della collina. L’ultima edizione si è svolta nel 1962 per un totale di 20 edizioni.
I circuiti cittadini avevano la particolarità, ed il fascino, di mettere il pubblico a diretto contatto con piloti e macchine e gli permetteva di “vivere” la corsa dai bordi del  tracciato delimitato da semplici balle di paglia, protezioni quasi inutili per pubblico e piloti.
Gli spettatori, non potendo contare né su maxischermi né su informazioni in tempo reale  attendevano con trepidazione il passaggio dei piloti proiettando lo sguardo ed il corpo verso l’uscita della curva che precedeva il proprio punto di osservazione.
I piloti consideravano il tracciato partenopeo come uno dei più difficili a livello internazionale. “Quello di Posillipo – raccontava Manuel Fangio (fig.8), che non riuscì mai a vincere qui – era un tipico circuito cittadino e nascondeva tante insidie, come gli spigoli dei marciapiedi, per non dire degli alberi lungo i tratti in discesa, ai lati della strada. Un vero incubo”.
La manifestazione richiamò sin dagli inizi molti piloti, anche di rango internazionale; il programma di gara prevedeva una suddivisione in gruppi delle vetture partecipanti, a seconda della cilindrata: Alfa Romeo, Bugatti, Ferrari, Maserati, Osca, Stanguellini sono solo i nomi dei marchi più prestigiosi che parteciparono alle varie edizioni.
Con la  denominazione Coppa Principessa di Piemonte ebbe luogo nel 1933, 1934, 1937, 1938 e 1939.
Al termine del secondo conflitto mondiale la manifestazione ripartì nel 1948 assumendo la denominazione di Gran Premio Napoli – Circuito di Posillipo; il GP
fu organizzato ininterrottamente fino al 1962, anno dello stop definitivo.
Inizialmente vennero ammesse le Formula 2 seguite poi dalle Sport/Prototipo; a partire dal  1954 presero parte alla manifestazione anche le Formula 1,  benché la gara  non avesse validità per il Campionato del Mondo.
Nell’anteguerra il nome più prestigioso tra i vincitori è quello di Tazio Nuvolari(fig. 9) che vinse l’edizione del 1934 alla guida della Maserati 6C 34.
La prima edizione del dopoguerra, quella del 1948, fu vinta da Luigi Villoresi alla guida di una Osca 1100.
Al circuito di Posillipo sono legati piloti del panorama automobilistico internazionale; oltre ai già citati Nuvolari e Villoresi, furono protagonisti del GP partenopeo Nino Farina (il primo Campione del Mondo di Formula 1 nel 1950), vincitore nel 1937 e poi ancora nel 1952 e nel 1953; Luigi Musso, che si aggiudicò l’edizione del 1954; Giancarlo Baghetti, che vinse nel 1961; all’edizione del 1959 si registrò la partecipazione anche di Alejandro De Tomaso (che poi diventerà prima costruttore e poi industriale delle 2 e delle 4 ruote) alla guida di una OSCA 1500 e infine citiamo Alberto Ascari(fig. 10) (Campione del Mondo di Formula 1 nel 1952 e nel 1953) che vinse le edizioni del 1951 e del 1955; questa, disputata l’ 8 maggio, fu l’ ultima vittoria del pilota milanese in Formula 1 perché il 26 maggio Ascari, reduce da un incidente al GP di Monaco, morirà vittima di un tragico incidente all’Autodromo di Monza.
Dunque il recordman di vittorie è Nino Farina che, come abbiamo ricordato, si aggiudicò 3 edizioni del Gran Premio, nel 1937, 1952, 1953.
Tra le vetture ricordiamo la tripletta della Ferrari che nella XIV edizione del 1957 piazzò i suoi piloti sui tre gradini del podio, con, nell’ordine, Peter Collins, Mike Hawthorn, e Luigi Musso.
Rombo di motori, bandiere a scacchi, tribune stipate di folla (fig.11). Il mondo della Formula 1 affascina per decenni gli amanti dell'automobilismo. Storie irripetibili, fatte di campioni indimenticabili e imprese memorabili. C'è stata un'epoca in cui anche Napoli faceva parte del Circus. In verità la F1 non è mai sbarcata per davvero all'ombra del Vesuvio, ma la Coppa Principessa del Piemonte, nota anche come Gran Premio di Napoli, ha fatto parte per anni del calendario internazionale delle competizioni automobilistiche. La gara non era valida per il campionato mondiale di Formula 1 ma rappresentava uno degli appuntamenti extra classifica, valido per il campionato F2.
Il circuito - lungo 4,8 chilometri - era a Posillipo, nei pressi del Parco Virgiliano. Il rettilineo finale  era sito in viale Virgilio e le auto, procedendo in senso antiorario, svoltavano per via Tito Lucrezio Caro, facendo una morbida curva a sinistra, da dove iniziavano la discesa. Arrivavano a discesa Coroglio, girando a sinistra verso via Boccaccio e proseguendo poi per  via Pascoli. I bolidi sfrecciavano per via Padula, svoltando nuovamente a sinistra su via Manzoni che li riportava al rettilineo di viale Virgilio. Era un circuito tecnico con curve veloci e impegnative, teatro di sfide emozionanti su strade panoramiche. Immaginate le auto da corsa sfrecciare con il mare dei Campi Flegrei sullo sfondo. Uno spettacolo.
  
fig.7 - Mappa del circuito
fig.8 - Manuel Fangio
fig.9 - Tazio Nuvolari
fig.10 - Alberto Ascari
fig.11 - Tribuna d'onore


Sulle strade posillipine si fronteggiarono dal 1934 al 1962 - con alcune pause - i grandi nomi dell'automobilismo. Campioni come Tazio Nuvolari, Nino Farina e Peter Collins scrissero il loro nome nell'albo d'oro del Gran Premio di Napoli. L'impresa più emozionante, però, resta quella di Alberto Ascari nel 1955. La vittoria a Posillipo dell'8 maggio fu l'ultima del grande campione che morì due settimane dopo a Monza. Ascari aveva già vinto a Napoli nel 1951. Era un'amante del circuito partenopeo e nonostante i tanti impegni decise di portare la sua Lancia D50 ai nastri di partenza del Gp partenopeo. E vinse. Sotto il sole napoletano la monoposto rossa di Ascari tagliò il traguardo per prima. I napoletani, grandi tifosi del pilota milanese, lo portarono in trionfo.
Erano gli anni del dualismo con l'argentino Fangio e vincere a Napoli rappresentava una spinta morale in vista degli appuntamenti ufficiali del mondiale di F1. Per uno scaramantico come lui era un'iniezione di fiducia niente male. Quell'ultimo urlo del grande campione - sedici giorni prima dell'incidente mortale durante i test del Gran Premio Supercortemaggiore a Monza - consegnò il Gp di Napoli al mito. Il sorriso di Ascari portato in trionfo restò nel cuore dei partenopei che, il 26 maggio 1955, appresero dalla radio la notizia della morte del proprio beniamino.
Il vincitore dell’ultima edizione, nel 1962, è stato Willy Mairesse su Ferrari Dino 156 Formula 2.
A partire dal 1998 viene organizzata in città la rievocazione storica del Gran Premio, che riporta le auto d’epoca ad affollare le vie di Posillipo e Mergellina.e vivo della corsa e di provare le stesse emozioni dei piloti e degli spettatori.l
A conclusione del nostro articolo proponiamo al lettore alcuni brevi filmati dell’Istituto Luce, che ci permettono di entrare nel vivo della corsa e di provare le stesse emozioni dei piloti e degli spettatori


fig.12 e 13 - Villa di Achille








Achille della Ragione


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