fig. 1 - Villa Jovis |
Capri, perla del golfo di Napoli, dalle coste in molti punti inaccessibili, forate di grotte incantevoli e cinta da fantastici scogli, dal clima vivificante e dai panorami stupendi, non è solo località di soggiorno tra le più famose del mondo, bensì luogo dalla lunga storia, che comincia nella notte dei tempi, tra la fine dell'età della pietra e l'inizio dell'età del bronzo. In seguito è stata fortemente influenzata dalla colonizzazione prima greca e poi romana. Gli imperatori Augusto e Tiberio la scelsero come dimora, vi realizzarono grandi opere e ne determinarono il destino di luogo "eletto".
Per molti anni diviene da scoglio periferico"centro del mondo", perché il divino Tiberio governa da Capri il suo impero sterminato inviando una serie di segnali visivi fino a Roma. I suoi ordini camminavano di picco in picco, di promontorio in promontorio da Capri a Napoli, da Baia a Capo Miseno, da Formia a Sperlonga, e così fino a Roma. Un'incessante volontà di isolamento e di dominio portò Tiberio ad insediarsi su sommità irraggiungibili ed in cavità sotterranee e sottomarine. Nacquero così le dodici ville che la tradizione gli assegnava come residenze. Oggi ne possiamo ammirare la grandezza attraverso i resti archeologici da Villa Jovis (fig.1) a Damecuta (fig.2).
Anche in epoche successive Capri si è arricchita di edifici di grande importanza storica, dal castello del mitico pirata Barbarossa (fig.3) che domina dall'alto il lembo meridionale dell'isola, alla Certosa di S. Giacomo (fig.4), dall'amplissimo chiostro, fondata nel 1374 dal conte Giacomo Arcucci, segretario della regina Giovanna I d'Angiò, che subì nei secoli movimentate vicende, quali il saccheggio e l'incendio da parte del corsaro Dragut nel 1553 ed infine la parrocchiale di Capri, contigua alla piazzetta, la quale, benché rifatta nel 1683, serba spiccate caratteristiche di architettura locale e contiene un pavimento di marmo e delle colonne provenienti dalla Villa Jovis sul monte Tiberio.
E possiamo mai dimenticare la celebre "piazzetta" (fig.5), oggi palcoscenico e teatro internazionale, frequentata da vip, giovani rampanti, turisti, isolani, curiosi, in passato centro del quartiere medievale e nel Settecento luogo del mercato della città. Capri nei secoli, ha costituito una galleria di personaggi di varia umanità dall'imperatore Tiberio al mitico pescatore Spadaro, dal tedesco re dei cannoni Krupp al medico scrittore svedese Axel Munthe, fino a giunge ai giorni nostri alla figura dell'estroso, battagliero. ed inesauribile sindaco Federico, vessillifero di una Capri nuovamente capitale mondiale del "jet-set".
È dalla "piazzetta", cuore pulsante dell'isola, che comincia la nostra visita percorrendo via Roma, ove dopo pochi passi si incontra "La Fiorente" (fig.6), casa degli smeraldi e del corallo, una vera e propria boutique delle pietre preziose. Ad accoglierci sull'ingresso due severe statue di giada, l'una nefritica, l'altra spinacea, rappresentanti il dio della lunga vita con al collo la caratteristica borraccia contenente un'acqua miracolosa e nella mano il frutto dell'eterna giovinezza. In vetrina un altro pezzo da museo, un gigantesco corallo scolpito con i volti di numerose divinità orientali.
fig. 2 - Damecuta |
fig. 3 - Castello del pirata Barbarossa |
fig. 4 - Certosa di San Giacomo |
fig. 5 - Piazzetta |
fig. 6 - La Fiorente |
Proseguendo per via Roma si incontra dopo pochi passi l'elegante esercizio commerciale della signora Canale, che vende una delle specialità locali più famose nel mondo, "Il limoncello" (fig.7), fabbricato con agrumi capresi e dotato di un marchio "doc", che non ha nulla da invidiare alla produzione dei cugini sorrentini. Venduto in bottiglie dalle fogge più disparate e dai colori più accesi, il limoncello, oltre a completare le cene in tutti i ristoranti isolani, raggiunge tutto il mondo attraverso i numerosi turisti che lo considerano tra i souvenirs più preziosi.
Oltre ai liquori sono in vendita anche ceramiche di un cromatismo allegro e sgargiante, frutto di un artigianato campano abile e dalle antiche tradizioni.
Tra gli artisti attivi a Capri negli ultimi cinquant'anni un posto speciale è occupato da Carmelina (fig.8), pittrice di stile naïf, sulla breccia da decenni, le cui tele raggiungono quotazioni altissime, a fronte di un linguaggio espressivo apparentemente elementare ma estremamente accattivante.
Il nome di Carmelina di Capri ha una risonanza internazionale; lo si può ascoltare pronunciato benissimo all'italiana a Los Angeles come a Philadelfia, a Londra come a Stoccolma, a Rio come a Berlino. Per non dire poi, di Parigi dove si ricorda ancora il grande successo della mostra con cui esplose fuori d'Italia il fenomeno della pittrice caprese nel 1964 alla famosa galleria Benezit. Nel 1958 Clark Gable e Sofia Loren le chiesero di preparare le scene di fondo per i sottotitoli del celebre film "La baia di Napoli". Oggi in alcune delle maggiori gallerie di Parigi, di Hollywood, di New York, di Berlino se trovate qualche quadro di Carmelina siete fortunati, perché appena giungono trovano subito un acquirente, tant'è la gioia mediterranea e la semplice canorità che si espande da quelle opere ricche di sole, di calore, di felicità. Scompaiono, raggiungono le pareti di case fortunate, dove sono oggetto di ammirazione e di invidia.
Il suo soggetto preferito è costituito dalla funicolare che conduce alla piazzetta dove all'ombra del campanile tanti piccoli personaggi sembrano rincorrersi senza meta, solitari, e nello stesso tempo partecipi di una folla senza volto. La stesura del colore per Carmelina avviene per sovrapposizione. "È sulla tela che si mescolano i colori e non sulla tavolozza" ci confida con enfasi la nostra interlocutrice, alla quale il colossale successo di stampa e di critica non ha montato la testa.
Ammirando i suoi quadri ho provato una commozione ed un senso di solitudine profonda non dissimile da quello che promana potente dalle "Piazze d'Italia" di Giorgio De Chirico, per cui acquistai a peso d’oro una sua tela (fig.9), che arricchisce la mia raccolta.
Ritornati in piazzetta e dirigendoci verso il Quisisana, incontriamo un altro sfarzoso gioiello di Capri, l'hotel La Palma che ospita la galleria d'arte moderna del signor Antonio Miniaci, uno dei tanti settentrionali innamoratisi del sole e del mare di Capri. Tra gli autori in mostra, spiccano prepotentemente le tele di Antonio Di Viccaro, un artista laziale, che pratica una tecnica particolare, a colpi di spatola, con la quale i colori fondono e diventano cremosi e materici, quasi palpabili e la gamma cromatica è una tempesta vivace e squillante: gli azzurri lievi, liliali, si associano ai verdi tenui pastellati, i rossi caldi, addolciti, ben si sposano alla vicinanza dei rosa delicati. La sua pittura ha una presa immediata sullo spettatore, che rimane ammaliato dal messaggio di gioia che sottende ad ogni sua opera, come nel dipinto (fig. 10) in collezione De Bellis a Roma.
Con negli occhi ancora i colori delle tele del Di Viccaro ci troviamo davanti alla vetrina di "Chantecler" (fig.11), una delle più antiche gioiellerie dell'isola, dove troneggia maestosa una portentosa portantina (fig.12), capolavoro di ebanisteria del Settecento napoletano, degna di grande antiquario e colma di ogni ben di Dio, dagli smeraldi ai rubini, brillanti ai bracciali ed orecchini d'oro lavorati in tutte le fogge. E senza dubbio il paradiso delle donne, come pure l'inferno degli uomini...
A riceverci è la gentil signora Califano che ci mostra un'icona bizantina valore inestimabile.
Capri con il suo sole dà luogo a splendide fioriture spontanee, che sembra rinnovandosi dissimulano l'aspetto delle rocce; al centro dell'isola nella sella dolce tra le due marine gli orti i giardini traboccano di profumi.
La leggenda ricorda che nel 1380 il padre priore della Certosa di S. Giacomo, colto alla sprovvista dalla notizia della venuta a Capri della sovrana Giovanna I d'Angiò, preparò una raccolta dei fiori più belli dell'isola.
la; quei fiori rimasero per tre giorni nella stessa acqua ed al momento di gettarli via il priore si accorse che l'acqua aveva acquistato una fragranza per lui misteriosa, cosicché si rivolse al religioso erudito in alchimia che individuò la provenienza di quel profumo nel "Carofilum silvestre capreense". Quell'acqua fu il primo profumo di Capri.
La storia, invece, racconta che nel 1948 il priore della Certosa, ritrovate le vecchie formule dei profumi, su licenza del Papa le svelò ad un chimico piemontese che così creò il più piccolo laboratorio del mondo denominato "Carthusia" cioè "Certosa".
Oggi la tradizione si perpetua, per la limitata produzione i metodi sono gli stessi utilizzati dai frati certosini, tutti i preparati sono a base di materie prime di alta qualità e persino il prodotto finito è incartato a mano. Le essenze provenienti dal rosmarino colto sul monte Solaro si addicono all'uomo, mentre il garofano selvatico di Capri sta alla base dei prodotti femminili.
Accattivanti i nomi dei profumi: Caprissimo, Aria di Capri, Carthusia lady, Mediterraneo. Il negozio "Carthusia" (fig.13) della signora Ruocco di via Camerelle a stento riesce a soddisfare le richieste della sua clientela.
A Capri oltre al divertimento ed all'ozio un posto importante spetta alla cultura, perché l'isola è stata sempre ritrovo di intellettuali ed artisti. Negli anni Venti vi erano già due librerie: L'Arcadia e Trama che erano anche studi d'arte e piccoli editori locali. Per decenni dissidenti vittoriani, esteti dannunziani, facoltosi nullafacenti e dilettanti supremi hanno costituito un palcoscenico attorno al quale ha ruotato gran parte della vita intellettuale e politica dal 1905 al 1935. A mantenere alto il dibattito tra persone di elevata cultura hanno provveduto due benemeriti isolani: Ausilia Veneruso e Riccardo Esposito, proprietari delle tre librerie "La conchiglia" e dell'omonima casa editrice fondata nel 1989. La prima libreria "La conchiglia" apre nel 1982 in uno spazio di appena tredici metri quadrati ubicato in un vicoletto poco frequentato del centro storico. Diventa ben presto punto d'incontro di persone colte e pittori ed è utilizzata per piccole mostre di grafica, fotografia e pittura. Inizia a programmare una serie di presentazioni di libri ed incontri con autori che continuano ancora oggi. Tra i tanti nomi famosi si ricordano:Fernanda Pivano, AldoBusi, Raffaele La Capria, Luciano De Crescenzo, Fabrizia Ramondino, Isabel Allende. Nel 1989 le edizioni"La conchiglia"divengono un laboratorio di idee e di cultura da contrapporre all'idea di un'isola"da consumare". Attualmente le edizioni "La conchiglia" (fig.14)hanno un catalogo di centinaia di titoli con autori del passato come Norman Douglas e Rainer Maria Rilke e scrittori e studiosi contemporanei come Vittorio Strada e Sergio Lambiase. Nel 1996"La conchiglia" aprì un nuovo spazio in via Camerelle andando così contro tendenza rispetto alla progressiva occupazione degli spazi commerciali importanti da parte di griffes internazionali, gioiellerie, banche ed altro. In questo spazio che è divenuto immediatamente punto di riferimento per tutti gli intellettuali che soggiornano a Capri, vengono privilegiate mostre di grafica e fotografia mentre le pareti offrono una ricca varietà di stampe d'epoca, gouaches e dipinti dell'Ottocento. La scelta di aprire più librerie, l'ultima nata ad Anacapri (fig.15), e fondare una piccola casa editrice su di un'isola è basata, comunque, sulla convinzione del ruolo che ha svolto e può svolgere Capri: luogo di incontro e di tolleranza, da cui si può scrutare oltre i confini dei nostri mondi e delle nostre culture. In tal modo un soggiorno a Capri, oltre a rinfrancare il corpo, può essere utilizzato ben più proficuamente per ritemprare la mente e rafforzare la cultura.
di Achille della Ragione foto di Mario della Ragione
fig. 7 - Limoncello |
fig. 8 - Carmelina |
fig. 9 - Carmelina - Funicolare di Capri - Napoli collezione della Ragione |
fig. 10 - Di Viccaro - Panorama caprese - Roma collezione De Bellis |
fig. 11 - Chantecler |
fig. 12 - Portantina |
fig. 13 - Carthusia |
fig. 14 - La Conchiglia |
fig. 15 - La Conchiglia ad Anacapri |
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