sabato 31 ottobre 2015

L’agricoltura napoletana trionfa all’Expo di Milano

fig.01 - Copertina libro Monnezza

Finalmente la verità sulla Terra dei fuochi

Nessuno conosce meglio di me la Terra dei fuochi, di cui ho parlato più di 10 anni fa in una serie di articoli, pubblicati su alcuni quotidiani napoletani, corredati da foto inedite quanto raccapriccianti, come i roghi appiccati alle discariche, per aumentarne la capacità, da bambini rom prezzolati, i quali bruciavano con fiamme altissime per giorni e giorni, diffondendo nell’aria la micidiale diossina; oppure l’immagine della pecora a due teste, che troneggiava nel salotto di un noto camorrista, segno evidente degli effetti devastanti sul patrimonio genetico, provocati dalle scorie radioattive provenienti dalle centrali nucleari di mezza Europa.
Questi scritti vennero raccolti poi in un libro: Monnezza viaggio nella spazzatura campana (fig.01), consultabile in rete, tradotto in inglese e dal quale hanno poi attinto a piene mani tutti coloro che si sono interessati in seguito dell’argomento, in primis Roberto Saviano, che ha preso spunto…. per un capitolo del suo celebre best seller.
Ma una cosa sono le discariche, che coprono un’area esigua del territorio, altro sono i prodotti agricoli (figg.02–03–04), che oltre a dare lavoro a decine di migliaia di famiglie, sono risultati ad indagini scrupolose assolutamente sicuri, come giustamente ha annunciato il governatore De Luca (fig.05) approfittando della platea mondiale dell’Expo di Milano. Il governatore ha parlato con voce solenne ed ha annunciato a tutti gli Stati del pianeta che mozzarella ed ortaggi campani sono un vanto di una regione la quale, nonostante tutto, non vuole arrendersi.
La Terra dei fuochi o il famigerato Triangolo della morte, complici il successo planetario di Gomorra e la criminale assenza secolare dello Stato, hanno trasformato nell’immaginario popolare un luogo geografico in un incubo, una Chernobyl all’ombra del Vesuvio, un inquinamento morale più che ambientale, una sorta di gigantesco buco nero in grado di inghiottire un’antica civiltà.
Questa è la situazione presentata dai mass media, ma giornali e televisioni ignorano che da tempo sono disponibili dati inoppugnabili, i quali dimostrano che la produzione alimentare proveniente dalla zona è assolutamente sicura e può essere consumata tranquillamente. I terreni agricoli inquinati interessano soltanto 920 ettari, lo 0,9% della superficie dei 57 comuni delle province di Napoli e Caserta interessati dal decreto governativo “Terra dei fuochi”, che si estende per 108.000 ettari.
Le istituzioni interessate alla ricerca sono assolutamente affidabili, dall’Università all’Istituto zooprofilattico, dal Ministero dell’agricoltura all’Istituto superiore di sanità, purtroppo questi dati sono ignorati dai mass media, che continuano a considerare la Campania una terra maledetta da Dio e dagli uomini.
Una percentuale insignificante difficile da riscontrare in altre regioni italiane ed europee e che spazza via una retorica noir, composta di aggettivi ad effetto, declinati in forma superlativa, con i quali pervicacemente per anni si è voluto rappresentare un territorio abitato da 6 milioni di persone, inducendo l’opinione pubblica a confondere una parte, che ora sappiamo molto piccola, per il tutto, facendo credere che tutta la Campania fosse un’area insalubre ed inquinata, le cui coltivazioni fossero da scansare, i cui prodotti fossero da bandire dai mercati nazionali ed internazionali, per la gioia di molte imprese concorrenti del Nord.

fig.05  - Il governatore De Luca allo Expo 2015
fig.02 - Terreno agricolo
fig 03 - Terreno agricolo
fig.04 - Terreno agricolo

2 commenti:

  1. La ringrazio per l'invio dell'interessante articolo.
    Purtroppo, la magistratura non ha voluto approfondire le indagini sulla terra dei fuochi. Bastava analizzare i residui per accertarne la provenienza. Probabilmente i politici non hanno voluto.
    Cordiali saluti ed auguri

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  2. Grazie per la lotta contro la disinformazione!

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