lunedì 6 ottobre 2014

In attesa di una moschea

Soufiane Herrag
Sono un giovane marocchino, 30 anni, laureato, vivo e lavoro a Bruxelles da anni.
Mi è capitato di leggere in rete un libro: Napoletanità, arte, miti e riti a Napoli ed alcuni passi del capitolo “Napoli chioccia generosa” mi hanno emozionato a tal punto da contattare l’autore, il quale gentilmente mi ha invitato a   trascorrere una settimana a casa sua, per conoscere ed apprezzare la città.
“Napoli è stata sempre giudicata una città porosa, non tanto perché poggia su di uno strato di tufo, che possiede queste caratteristiche, quanto per l’innata capacità di amalgamare i vari popoli che nei millenni l’hanno conquistata, a partire dai Greci ai Romani, fino agli Spagnoli, agli Austriaci ed ai Francesi.
Negli ultimi decenni il fenomeno migratorio ha assunto un andamento pluridirezionale: da un lato i giovani migliori, laureati e diplomati, prendono tristemente la via del Nord e dell’estero, privando la città dell’energia vitale indispensabile per arrestare una decadenza ormai irreversibile e nello stesso tempo una marea di extracomunitari, in fuga da guerre e carestia, sceglie Napoli come meta di riscatto civile, sicura almeno di trovare il minimo per sopravvivere. E la città si dimostra impreparata rispetto al passato ad accogliere con un caloroso abbraccio questo “melting pot”, il quale diventa ogni giorno più pressante, rischiando di rompere gli argini come un fiume in piena.
Percorrendo Piazza Garibaldi o Piazza Mercato siamo sommersi dai suoni ma principalmente dagli odori di una città multietnica: kebab, couscous, pizze fritte e piede di porco, pesci marinati e trippa.”
Mi ha colpito però il mancato rispetto della libertà di culto per l’assenza di una moschea, più volte promessa dai politici e mai realizzata. Fino ad oggi bisogna radunarsi all’aperto in piazza Mercato ed osservare un migliaio di ragazzi stranieri riuniti  in uno dei punti più antichi della città, teatro dei principali episodi della sua storia, pregare, mentre tutt’attorno si svolge il solito caos quotidiano ha fatto affermare a più di un visitatore che Napoli è la città araba più accogliente dell’Occidente. Ma cosa si aspetta a realizzare un luogo chiuso per il culto, un centro culturale, un cimitero, che dovrebbe servire ad incrementare il processo di integrazione verso decine di migliaia di nostri fratelli di fede diversa.

Soufiane Herrag

Corriere del Mezzogiorno di martedì 7 ottobre 2014








2 commenti:

  1. Daccordo con lui. Cosa si aspetta?
    Cristiana

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    1. Aspetto che le autorità locali, prendano delle iniziative atte ad eliminare lo sconcio; Grazie Soufiane

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