fig. 01 |
Francesco Manzini, attivo nella seconda metà del Seicento e nel primo quarto del secolo successivo, morto nel 1733, è ricordato dal De Dominici come abile copista di Mattia Preti.
Egli è allievo di Giacomo Farelli e sono state identificate alcuni suoi dipinti firmati e datati, tra cui ora aggiungiamo al suo catalogo uno splendido San Bartolomeo (fig. 01), firmato e datato 1720, in collezione Fernandes.
Nel museo civico di Castel Nuovo è esposta una grande pala rappresentante La decollazione di San Paolo, copia dell'omonima opera del Preti conservata a Houston, nella quale il Manzini si esprime con tale abilità che anche il Causa fu tratto in inganno e ritenne il dipinto autografo. Solo il restauro del quadro e la scoperta della firma dell'autore valse a ristabilire la verità.
Un altro suo dipinto, La toletta di Venere (fig. 02), firmato F. Manzini e datato 1699, già nella raccolta D'Avalos, è stato da me pubblicato nel 6° tomo del Secolo d'oro della pittura napoletana (pagg. 400 - 409). In questa tela di grandi dimensioni (292 x 216) egli ricalca una composizione di Guido Reni, della quale esistono più versioni. L'esecuzione di "quattro figure muliebri a grandezza del naturale", pur ricalcando il modello del grande maestro emiliano, mostra in alcuni personaggi, come il Cupido e l'ancella di centro, caratteri stilistici propri dell'educazione artistica del Manzini, che fortemente risentiva degli esempi del Solimena.
Il San Bartolomeo in esame (128 x 101), recante sul retro della tela firma e data (fig. 03), è copia di qualità eccellente dal Martirio di San Bartolomeo (fig. 04) collocato cronologicamente nella fase matura dell'attività del Preti e di cui esistono altre formulazioni del prototipo, tra cui la più nota nel coro della chiesa di San Silvestro al Quirinale a Roma, mentre a Cagliari nella chiesa di San Sepolcro è sito un San Nicola in preghiera davanti alla Madonna (fig. 05), eseguito nel 1707.
Dal Preti Manzini derivò i caratteri precipui del suo stile, caratterizzato da eleganza e classicità della forma.
La scoperta del San Bartolomeo è una conferma di un alunnato del Manzini presso il Preti, per una stesura identica a quella delle opere tarde del Cavaliere calabrese e costituisce un importante tassello per la ricostruzione del suo catalogo.
Egli è allievo di Giacomo Farelli e sono state identificate alcuni suoi dipinti firmati e datati, tra cui ora aggiungiamo al suo catalogo uno splendido San Bartolomeo (fig. 01), firmato e datato 1720, in collezione Fernandes.
Nel museo civico di Castel Nuovo è esposta una grande pala rappresentante La decollazione di San Paolo, copia dell'omonima opera del Preti conservata a Houston, nella quale il Manzini si esprime con tale abilità che anche il Causa fu tratto in inganno e ritenne il dipinto autografo. Solo il restauro del quadro e la scoperta della firma dell'autore valse a ristabilire la verità.
Un altro suo dipinto, La toletta di Venere (fig. 02), firmato F. Manzini e datato 1699, già nella raccolta D'Avalos, è stato da me pubblicato nel 6° tomo del Secolo d'oro della pittura napoletana (pagg. 400 - 409). In questa tela di grandi dimensioni (292 x 216) egli ricalca una composizione di Guido Reni, della quale esistono più versioni. L'esecuzione di "quattro figure muliebri a grandezza del naturale", pur ricalcando il modello del grande maestro emiliano, mostra in alcuni personaggi, come il Cupido e l'ancella di centro, caratteri stilistici propri dell'educazione artistica del Manzini, che fortemente risentiva degli esempi del Solimena.
Il San Bartolomeo in esame (128 x 101), recante sul retro della tela firma e data (fig. 03), è copia di qualità eccellente dal Martirio di San Bartolomeo (fig. 04) collocato cronologicamente nella fase matura dell'attività del Preti e di cui esistono altre formulazioni del prototipo, tra cui la più nota nel coro della chiesa di San Silvestro al Quirinale a Roma, mentre a Cagliari nella chiesa di San Sepolcro è sito un San Nicola in preghiera davanti alla Madonna (fig. 05), eseguito nel 1707.
Dal Preti Manzini derivò i caratteri precipui del suo stile, caratterizzato da eleganza e classicità della forma.
La scoperta del San Bartolomeo è una conferma di un alunnato del Manzini presso il Preti, per una stesura identica a quella delle opere tarde del Cavaliere calabrese e costituisce un importante tassello per la ricostruzione del suo catalogo.
Achille della Ragione
fig. 04 |
fig. 05 |
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