fig. 1 - S. Agata - Napoli museo Filangieri |
Alterne fortune ha incontrato l’opera di Andrea Vaccaro presso la critica: artista di successo in vita, principalmente negli anni tra la morte di Stanzione e l’avvio del giovane Giordano, ricercato da una committenza religiosa, a cui dispensa pale d’altare dal rigoroso e severo impianto pietistico e da una clientela laica che sapeva ben apprezzare le sue mezze figure di sante avvolte da una intrigante e palpabile sensualità, lodato dal De Dominici, nell’Ottocento la sua stella si eclissa per risorgere prepotentemente alla ribalta degli studi ai principi di questo secolo, raggiungendo una quotazione sempre molto alta come si evince anche dai confortanti risultati ottenuti dai suoi dipinti migliori nelle aste internazionali.
Per la clientela laica sia napoletana che spagnola egli, in una tavolozza monotona con facili accordi di bruni e di rossicci, crea scene bibliche e mitologiche e le sue celebri mezze figure di donne nelle quali persegue un’ideale femminile di sensualità latente e dove raggiunge i suoi toni più elevati nel ritratto di Annella De Rosa, giudicato anche dall’Ortolani, che non aveva di lui una grande opinione, come il suo capolavoro.
Il Vaccaro diviene il pittore della "quotidianità appagante, tranquilla, a volte accattivante, in grado di soddisfare le esigenze di una classe paga della propria condizione, attenta al decoro, poco incline a lasciarsi coinvolgere in stilemi, filosofici letterari, o mode repentine, misurato nel disegno, intonato nei colori, consolante nell’illustrazione; Andrea ottenne il suo maggior indice di gradimento in quella fascia della società spagnola più austera e di consolidate opinioni e per converso in quelle napoletane di pari stato ed inclinazione" (De Vito).
Tra i suoi dipinti "laici", alcuni, di elevata qualità, sembrano animati da un’agitazione barocca che raggiunge talune volte un coro da melodramma.
Le sue sante, martiri o non, in sofferenza o in estasi che siano, sono donne vive, senza odore di sacrestia, a volte perfino provocanti nel turgore delle forme e nell’espressione di attesa non solo di sposalizio mistico, «col bel girare degli occhi al cielo» (De Dominici) e con le splendide mani dalle dita affusolate a ricoprire i ridondanti seni.
Il Vaccaro fu artista abile nel dipingere donne, sante che fossero, pervase da una vena di sottile erotismo, d’epidermide dorata, dai capelli bruni o biondi, di una carnalità desiderabile sulle cui forme egli indugiò spesso compiaciuto col suo pennello, a stuzzicare e lusingare il gusto dei committenti, più sensibili a piacevolezze di soggetto, che a recepire il messaggio devozionale che ne era alla base.
Egli si ripeté spesso su due o tre modelli femminili ben scelti, di lusinghiere nudità, che gli servirono a fornire mezze figure di sante martiri a dovizia tutte piacevoli da guardare, percepite con un’affettuosa partecipazione terrena, velata da una punta di erotismo, con i loro capelli d’oro luccicanti, con le morbide mani carnose e affusolate nelle dita, con le loro vesti blu scollate, tanto da mostrare le grazie di una spalla pallida, ma desiderabile. I volti velati da una sottile malinconia e con un caldo languore nei grandi occhi umidi e bruni, che aggiungono qualcosa di più acuto alla sensazione visiva delle carni plasmate con amore e compiacimento.
A dimostrazione di questa predilezione per il seno segnaliamo una serie di suoi dipinti in gran parte inediti, partendo con la splendida S. Agata (fig. 1) del museo Filangieri di Napoli, che ritrae la fanciulla in prigione, prima di essere sottoposta all’amputazione delle mammelle, come si evince nella spettacolare tela (fig. 2) della Galleria Sarti di Parigi.
Un’altra modella ideale è senza dubbio Cleopatra, immortalata mentre si dà la morte con un’aspide che le trafigge il capezzolo, come possiamo ammirare in un dipinto (fig. 3) ad ubicazione sconosciuta, la cui foto abbiamo reperito nell’archivio della Fondazione Zeri, che possiamo confrontare con una variante autografa (fig. 4), transitata sul mercato anni fa e con un quadro (fig. 5) del Marullo raffigurante Lucrezia della collezione Bottoni Cercena di Bergamo.
E concludiamo con tre Maddalene di autografia border line, la prima (fig. 7) che invece del celebre”sottoinsù” volge direttamente gli occhi al cielo, la seconda (fig. 8) con una sigla, in basso a destra, che potrebbe aiutarci ad identificare l’autore e la terza (fig. 9), grassottela, ma sensuale.
Achille della Ragione
fig. 2 - Martirio di S. Agata - Parigi Galleria Sarti |
fig. 3 - Cleopatra - Bologna Fondazione Zeri |
fig. 4 - Cleopatra - Italia mercato antiquariale |
fig. 5 - Marullo - Lucrezia - Bergamo collezione Bottoni Cercena |
fig. 6 - Cimone e Pero - Napoli Blindarte |
fig. 7 - Maddalena - Italia mercato antiquariale |
fig. 8 - Maddalena - Italia mercato antiquariale |
fig. 9 - Maddalena - Italia mercato antiquariale |
Complimenti Achille, gran bella soddisfazione essere citati da Sgarbi che è mezzo matto e affetto da spiccato disturbo di personalità narcisistico, ma l'arte la conosce come pochi sia l'antica che la moderna e la contemporanea e quindi Chapeau...
RispondiEliminaAugurissimi di Buon Anno Achille che sia soprattutto covid-free e pieno di tante soddisfazioni umane, familiari e...artistiche
ciao Antonio Giordano
Il seno più bello è quello di Cleopatra
RispondiEliminaPatrizia D'Amato
Leggo sempre con attenzione i tuoi stimolanti scritti.
RispondiEliminaGrazie e ciao,
Gaetano Crisci