Mariano Rubinacci |
Mariano Rubinacci è uno dei più celebri sarti non solo di Napoli, ma d’Italia con una clientela d’eccellenza che viene da tutto il mondo, prevalentemente dall’Inghilterra. Tra i VIP italiani anche il presidente Napolitano ed in passato Vittorio De Sica ed Eduardo De Filippo. Mariano vive in aereo. Tra Tokio, New York, Napoli, Milano, Roma, Londra, dove ha aperto una boutique a Mount Street, nel quartiere di Mayfair, dove è stata ambientato il celebre film di Gorge Cukor My fair lady, interpretato dall’indimenticabile Audry Hepburn. I suoi clienti giungono dall’Australia, dal Libano, dalla Russia, recentemente anche dall’India. Si tratta soprattutto di uomini legati al mondo dell’industria e della finanza. Tra loro ci sono il celebre corridore automobilistico Jacky Stewart, il cantante e compositore Bryan Ferry
Ha sempre pensato che esistano elementi di caratterizzazione specifica tra quello che si produce a Napoli e quello che esiste nel resto d’Italia. L’artigianato napoletano è legato in modo endemico alla nostra terra, alla nostra cultura. Ad un destino che fa parte della nostra storia. Siamo stati abituati a trattare con le corti, la nobiltà, l’aristocrazia proveniente da tutta Europa, per secoli. All’inizio degli anni ’20 Napoli era una delle capitali del vecchio Continente accanto a Londra e Parigi.
Mariano si propone di creare un museo della sartoria napoletana, un sogno, un desiderio antico che spero, in futuro molto vicino, possa trasformarsi in realtà. Intanto sta raccogliendo abiti, dal ‘700 ai nostri giorni. Soprattutto quelli ancora dimenticati negli armadi della grandi famiglie aristocratiche. Loro sì che sono fortunati, non buttano mai nulla, hanno case e armadi immensi, fonti inesauribili per collezionisti come lui. Rientra nelle tradizioni e nella cultura secolare della nostra città. Goethe era innamorato di Napoli. Impossibile anche oggi non rimanerne affascinati.
Il made in Italy piace, è apprezzato in tutto il mondo. Cominciano però a mancare gli artigiani. Ecco perché sta promuovendo una scuola di formazione professionale per il settore moda. Fondamentale, necessaria per lo sviluppo del marchio e dell’alta sartorialità. Del resto la sartoria, soprattutto quella maschile non è soggetta alle mode. Negli anni anzi gli abiti si adattano meglio al corpo, come una scultura, una seconda pelle. Quando i clienti chiedono, ma cosa si porta quest’anno? Risponde semplicemente quello che le sta meglio.
Si è eleganti naturalmente. Certo, l’abito può aiutare … Ma è la personalità e il carisma dell’uomo che sono fondamentali ed innati. Riguardo all’abito cult, quello che non deve mai mancare in un guardaroba maschile è lo smoking, sempre perfettamente in ordine.
Se gli si chiede quale è il suo vezzo più originale risponde: «Ogni anno, il 31 dicembre, mia moglie regala a figli e a marito dei nastrini colorati rossi. Simbolo del legame che unisce tutti i membri della nostra famiglia. Li portiamo sino a quando non si rompono. Sono di cotone, di nylon, in poliestere. Sono piaciuti molto in Giappone. Partendo da questo oggetto semplicissimo mi hanno chiesto di trasformarlo in un piccolo gioiello. Ho inventato dunque un cordoncino rosso fermato da un moschettone dorato con le nostre iniziali. Una tradizione di famiglia diventata un cult».
Oggi il braccio destro di Mariano è Luca il quale racconta la storia dell’azienda.
«Mio nonno Gennaro, detto Bebè, collezionista di porcellane e amante del bel vestire, raggruppa i 40 migliori sarti di Napoli e fonda la London House, trasformandola in una sorta di cenacolo. Quando mio padre Mariano ha 18 anni, nel '61, mio nonno muore all'improvviso e lui prende le redini, cambiando la denominazione sociale in Rubinacci. Ma né il nonno né il papà sono mai stati sarti. Da Rubinacci siamo stilisti su misura: mio padre e io facciamo da tramite tra il sarto e il cliente. Il sarto è come una first lady, è un artista, dunque non incontro mai un cliente con il nostro sarto: generalmente ognuno dei due ha in testa un capo che non c'entra nulla con quello dell'altro. Il sarto è un signore di 60 o anche 70 anni che da 40 fa le stesse cose e non vuole cambiarle mai».
La famiglia Rubinacci è riuscita, ormai con una lunga tradizione che parte da tre generazioni fa, a trasformare tutte le teorie ed i modelli del bel vestire in uno stile unico, inimitabile ed inconfondibile.
Non a caso oggi i consigli del padre Mariano e del figlio Luca sono richiestissimi.
Tanto da permettere loro di potersi definire come veri e propri “stilisti su misura”. Entrambi, infatti, riescono ad incarnare bene lo spirito dell'esperienza di un maestro, che ha alle spalle svariati anni di esperienza e sperimentazione e l'estro creativo di un giovane a cui piace il colore e che reinventa, ogni giorno, i canoni classici con originalità.
Nel metodo di lavoro della Sartoria Rubinacci, la regola d'oro è la cura per il più piccolo dettaglio. Seguita durante tutto il processo di lavorazione, dalla scelta dei tessuti fino alla fase di consegna al cliente, è il principio che permette di realizzare modelli impeccabili, dalla qualità eccellente.
Il nostro sforzo è quello di affermare e potenziare, anno dopo anno, la sapienza sartoriale, tramandata di generazione in generazione, che ci permette di realizzare tutti gli accorgimenti necessari per personalizzare ogni creazione. Il sarto su misura sarà sempre un privilegio di pochi, di un'èlite, di una minoranza. Oggi più che mai, nel pieno fermento di un'era sempre più globalizzata.
Ma sarà sempre lui il modello di riferimento, ed a lui si ispirerà anche la produzione in serie, quando vorrà perfezionarsi. Vestire bene non significa necessariamente ostentare capi firmati.
Si veste bene chi è a proprio agio con ciò che indossa. Lo stile ideato da Rubinacci è allo stesso tempo comodità ed eleganza, un perfetto connubio in ogni momento e per ogni occasione.
Per decenni ho vestito Rubinacci, ricordo i tre completi su misura per matrimonio e viaggio di nozze; ed uno smoking, che pagai 4 milioni 40 anni fa; era talmente bello che quando i ladri visitarono la mia casa, disdegnando quadri del seicento e tappeti persiani, portarono via solo lo smoking e la televisione a colori.
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