venerdì 1 febbraio 2013

IL LOTTO. IL SOGNO DEI POVERI




Un po’ di storia del popolare gioco, speranza di tanti!


Il gioco del lotto è stato sempre percepito come un fenomeno precipuamente napoletano, anche se all'ombra del Vesuvio è comparso solo nel 1682, mentre in Francia si giocava già dal 1539 ed in Italia, a Venezia, dal 1590.
Questa considerazione ha dato luogo ad uno degli aspetti più caratterizzanti dell’identità, amplificato da film come “Totò e Peppino divisi a Berlino” (1961), dove la zia monaca suggeriva i numeri da giocare, mentre un giudice per accertarsi che Antonio La Puzza fosse veramente napoletano, lo interroga sulla Smorfia. 21! “Allora si dice la verità”.
A lungo il lotto è stato considerato dagli intellettuali, e tra questi Matilde Serao, causa della rovina economica della città, per la grande sproporzione tra il premio sperato e la probabilità di ottenerlo ed anche la chiesa, pur considerandolo un gioco peccaminoso, lo tollerava per incrementare le entrate dell’erario. L’ultimo tentativo di abolirlo, subito vanificato, fu di Giuseppe Garibaldi, ma le ragioni dello Stato prevalsero sui motivi di ordine etico.
La cerimonia dell’estrazione avveniva ogni sabato nel salone di Castel Capuano, nel Palazzo della Vicaria, con grande concorso di popolo, che raggiungeva il più intenso coinvolgimento emotivo ed erano presenti anche molte delle orfane interessate alle quote destinate a costituire la dote per potersi sposare.
I numeri vengono estratti da un bambino, mentre l’uomo che siede su uno sgabello alle spalle del Presidente è il capo lazzarone, una specie di tribuno del popolo.
Non vi è napoletano che non creda ciecamente che tutto ciò che accade intorno a noi è trasformabile in un numero che bisogna semplicemente interpretare aiutandoci con la Smorfia, a lungo il libro più venduto dopo la Bibbia.
Nella più alchemica città del mondo si scommette in ogni dove, senza più doversi recare al banco lotto. La fortuna si può acquistare dal tabaccaio o al bar, si può sperare in una piccola vincita o in una grande duratura fortuna, senza necessità di dover ricorrere agli interpreti dei numeri, i cosiddetti assistiti ed i veri appassionati giocano piccole cifre.
Il giocatore convulsivo è attirato oggi dai Gratta e Vinci e dalle slot machine e per questa categoria possiamo applicare la mordace definizione di un cancro che rode le famiglie e vive alle spalle di coloro che lo venerano.
Gli scrittori dell’Ottocento ci hanno tramandato vari episodi esilaranti, come quello di frate Stefano, il quale, rubate le elemosine ed impegnati gli arredi sacri, sognava già di diventare un nobile, acquistare un feudo e di poter godere delle grazie delle più belle popolane.
Per giocare i numeri si ispira al Crocifisso, il quale gli gioca un brutto tiro, perché non vince alcunché e per ripicca decide di farsi musulmano e, catturato dai Cristiani, morirà da turco, senza dare ascolto alle parole del prete che tentava di convertirlo.
Il sovramondo magico religioso che circonda il lotto è costituito da alcuni personaggi che vengono considerati intermediari tra presente e futuro, per cui sono in grado di fornire i numeri giusti da giocare. In questa categoria sono inclusi alcuni santi come San Pantaleone, considerato il santo protettore dei giocatori e si racconta che vi fosse una statua cava dietro, dove recitando novene ed invocazioni si potevano trovare indicazioni utili. Se la richiedente era una donna si richiedeva che fosse vergine. “Per la vostra santità, per la mia verginità, datemi tre numeri per carità”.
Altri intermediari che vengono invocati sono le anime del Purgatorio, perché per la loro condizione di essere sospese tra l’aldilà e l’aldiqua sono più vicine al futuro che al passato.
A Napoli esiste un culto specifico per le anime del Purgatorio, le quali comunicavano frequentemente attraverso i sogni o durante dei riti collettivi che si tenevano di venerdì. Altri personaggi sono il monaciello ed i cosiddetti assistiti che si ritiene comunichino con gli spiriti. Un discorso a parte va fatto per i monaci, tra cui famoso era ‘O monaco ‘e San Marco, il quale per ispirarsi toccava le donne con una particolare predilezione per le parti intime, pratica che venne interrotta quando un marito sospettoso si travestì da donna ed allorché la mano sacrilega trovò il membro maschile ricevette un sacco di legnate.
L’ultima categoria è costituita dai femminielli, i quali, essendo parte di una marginalità, si pensava possedessero poteri magici. Ed ancora oggi in occasione delle festività natalizie si organizzano le tombolate dei femminielli. Irriverente, rumorosa, coinvolgente ed allusiva dà luogo a storie piccanti, mentre il travestito estrae il numero dal panariello e lo collega alle più sguaiate definizioni della Smorfia.

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