lunedì 5 febbraio 2024

I miei processi (parte IV)

Rebibbia 


Quando varcai la soglia del carcere credevo, memore di Poggioreale che fossi precipitato nell'inferno, viceversa dovevo a breve ricredermi, Rebibbia per me fu una sorta di paradiso terrestre. Dopo una settimana trascorsa in un reparto ordinario, dove era concessa un'ora d'aria al mattino, durante la quale concedevo consulenze mediche ai miei compagni ed un'ora di socialità al pomeriggio, occupata a scrivere lettere ai familiari degli altri detenuti, usando uno stile diverso a seconda che il destinatario fosse la fidanzata o i genitori, la direttrice mi disse che, essendo un personaggio celebre, mi avrebbero a breve trasferito nel G8, il reparto dei vip, il quale, a parte una trentina di ergastolani, ospitava personalità celebri, tra cui spiccavano i nomi di Dell'Utri e di Cuffaro, oltre ad architetti truffatori ed ingegneri imbroglioni. 

Inoltre le ore libere erano dalle 8 del mattino alle otto di sera e da maggio ad ottobre fino alle 22:30.  

  
Copertina del libro:
"Grand hotel carcere di Rebibbia"

copertina: "Favole di Rebibbia"
(libro illustrato dal piccolo
 Leonardo Carignani di Novoli)

Impegnavo il tempo in molteplici attività, di cui la principale fu iscrivermi alla facoltà di Giurisprudenza, dove insegnavano professori famosi ed io ebbi modo di superare 15 esami, tutti con trenta e trenta e lode.

Inoltre organizzai un cineforum, frequentai un corso di buddismo e potevo tre volte la settimana, in un teatro con mille posti, ammirare spettacoli, seduto in prima fila, di musica o cabaret, tenuti da personalità importanti, che poi volevano parlare con me, come testimoniano le foto che ho fatto insieme a Serena Autieri, Irene Pivetti ed ai Fratelli Taviani.

Tutti i giorni dedicavo due ore agli scacchi, sfidando maestri internazionali, tutti ergastolani, ottenendo lusinghieri risultati.

Mentre a Poggioreale non si reca in visita nemmeno il diavolo, a Rebibbia quasi ogni giorno venivano in visita ministri, rettori, membri della commissione europea ed il direttore, fingendosi impegnato, dopo alcune parole di benvenuto, li affidava a me o a Cuffaro per una visita accurata del penitenziario.

Durante il piacevole soggiorno fui l'unico detenuto italiano che ebbe il permesso di presentare un suo libro fuori dalle mura del carcere ed io ebbi l'altissimo onore nei locali di una celebre casa d'aste, la Minerva Auctions, localizzata a Palazzo Odescalchi e dotata di una sala con oltre cento poltrone, tappezzata di quadri importanti, di illustrare il mio best seller: Napoletanità, arte, miti e riti a Napoli, davanti ad una platea strapiena di amici venuti, oltre che da Napoli, da tutta Italia per potermi abbracciare e la soddisfazione più grande furono le parole dell'ispettore capo del Dap, Giannelli, immortalate da 3 - 4 televisioni presenti, che nel presentarmi al pubblico dichiarò: "Abbiamo l'altissimo onore di ospitare il più celebre intellettuale italiano vivente".

Chi vuole visionare l'evento basta che digiti  

https://youtu.be/MSr37Cp0sSs?si=o0ZZommNY4M8IMV5


e rimarrà stupito. Era pur vero che a Rebibbia mi trovavo bene, ma il mio desiderio era naturalmente ritornare a casa mia, per cui mi attivai per poter usufruire di arresti domiciliari per gravi motivi di salute. Come malattie vere da anni soffrivo di una severa cardiopatia, per la quale ero stato già sottoposto 2 volte ad applicazione di stent alle coronarie, all'occhio sinistro avevo una cataratta che mi privava del 90% della vista, in mezzo alle gambe avevo una vistosa ernia inguinale che da tempo protrudeva nel testicolo, per cui vi era un elevato rischio che si potesse strozzare. 

Decisi per sicurezza di aggiungere un certo numero di patologie false, partendo dalla circostanza che un detenuto del reparto aveva espulso un vistoso calcolo che mi feci regalare e dal giorno dopo finsi ogni giorno di soffrire di dolorose coliche renali, per cui mi venivano date compresse e supposte di antispastici in quantità che regolarmente buttavo nel cesso, un diabete di cui già soffrivo in forma lieve lo feci salire vertiginosamente, perché la mattina in cui mi facevano il prelievo, invece di rispettare il digiuno, ogni 20 minuti prendevo un bicchiere d'acqua con 4 cucchiaini di zucchero per cui la glicemia arrivò a 3.8, un valore che mise in allarme il medico dell'ospedale, che mi ammonì a stare attento a ciò che mangiavo, perché rischiavo il coma diabetico.

Ma la patologia più eclatante che finsi è quella di avere delle visioni: di giorno durante l'ora d'aria, tra lo stupore delle guardie parlavo con Gesù e la Madonna con le mani protese verso il cielo, mentre di notte la mia cella era spesso visitata da Satana che mi invitava ad uccidere i miei compagni di cella. Seguivano urla e schiamazzi, che cessavano solo all'arrivo dei secondini.

Mi fu prescritta una tac cerebrale, le cui lastre ancora conservo, da cui risultò che il mio encefalo era completamente calcificato. Lei riesce ancora a parlare, cammina da solo? mi chiese il radiologo, il suo cervello è quello di un uomo di novanta anni. Io sorridendo gli risposi: "è l'unica cosa che mi funziona, provi a mettere il sensore in mezzo alle gambe e dirà che ho l'età di Matusalemme".

Davanti ad una documentazione così abbondante il Tribunale di sorveglianza mi concesse i domiciliari con la motivazione che ero in imminente pericolo di vita, per cui il 30 marzo del 2014 ritornai a casa. 

31 maggio 2013
 presentazione del libro:
 "Napoletanità arte miti e riti a Napoli"

  
Achille con il senatore SALVATORE CUFFARO
   ex presidente della regione Sicilia

 

Giugno 2013 Veronica Pivetti
presenta nella biblioteca Papillon di Rebibbia
Il suo libro: "Ho smesso di piangere" 

ottobre 2013
 Serena Autieri riceve: "Favole da Rebibbia"


Achille con ALBERTONE il gladiatore

Nel frattempo la mia pena si era ridotta vistosamente, perché avevo usufruito dell'indulto del 2006, mi erano stati sottratti i domiciliari già scontati, la permanenza a Poggioreale ed inoltre a tutti detenuti che osservavano buona condotta ogni semestre venivano sottratti 45 giorni di pena e mi trovai in un momento in cui un decreto svuota carceri concedeva ulteriori 5 mesi all'anno.

I domiciliari di cui godetti erano morbidi: potevo uscire ogni mattina dalle 10 alle 12, potevo incontrare chiunque, salvo pregiudicati e tossicodipendenti e se avevo necessità di una visita medica, basta che telefonavo al commissariato avvertendo che uscivo e segnalare quando tornavo, consegnando ogni fine mese i certificati, per cui mi procurai da colleghi compiacenti di Caserta, Cava dei Tirreni e Salerno delle ricette in bianco che falsificavo e se volevo andare a cinema o a trovare degli amici potevo farlo quando volevo.

Ripresi le visite guidate ed il salotto culturale, interrotti nel 2008.

Chiesi poi l'affidamento al volontariato, che dopo alcune sedute, il Tribunale di sorveglianza mi concesse, per cui in cambio di un'ora il martedì presso il centro anti usura di padre Rastrelli in piazza del Gesù ed un'altra ora il mercoledì presso l'Asl di Poggioreale, ero libero di uscire ogni giorno dalle 7 alle 21.

E finalmente arrivò il mese di dicembre del 2016 quando ritornai ad essere un uomo libero.

Pochi mesi fa, dopo un tempo infinito di attesa, il Tribunale dei diritti dell'uomo ha stabilito che la pena a cui sono stato sottoposto era annullata, per cui potrò chiedere allo Stato un rimborso notevole di denaro, che ho già stabilito con atto notarile, che dovrà essere diviso in parti eguali tra la sede napoletana di Madre Teresa di Calcutta, il piccolo Cottolengo con sede presso la chiesa di Donnalbina, e l'Istituto dei ciechi Colosimo.

Mi ha telefonato giorni fa l'amante della sgualdrina che ha provocato il casino, il quale ha scontato 3 anni di carcere, dicendomi che, non avendo lui fatto il ricorso, non potrà usufruire del rimborso in denaro.

Il calvario è finito. Amen.

Achille della Ragione 

 



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