|
tav.1 - Uno dei chiostri del complesso degli Incurabili |
I numerosi chiostri (fig.1) di Napoli rappresentano un patrimonio artistico e storico poco conosciuto. Essi sono testimonianza della centralità della vita religiosa dal Duecento all’età moderna, in particolare a partire dal Cinquecento, quando la città sacra raggiunse la sua massima espansione con 70 monasteri maschili e 22 femminili.
Oggi, passare dal caos delle strade del centro all’interno di un chiostro, rappresenta un sollievo per l’anima e permette, in perfetto raccoglimento, di visitare veri e propri musei all’aperto, ammirando le opere dei maggiori artisti attivi a Napoli.
La pietà ed il calcolo politico dei sovrani, dagli Angioini ai Borbone, favorì il sorgere di vere e proprie città monastiche e favorì il diffondersi degli ordini religiosi, offrendo ricchezza e potere in cambio di una santa alleanza.
Il primo chiostro di cui parleremo è ricco di piante medicamentose ed è denominato Giardino dei semplici (fig.2).
Partiamo dal 1522 quando donna Maria Lorenza Longo (fig.3) decide di fondare un ospedale non solo per offrire assistenza ad ammalati e poveri ma anche strumenti per la formazione di medici e farmacisti. Il complesso in questione prende il nome di Santa Maria del Popolo degli Incurabili ma badate bene, incurabili non in senso catastrofico bensì definiti in questo modo perché rifiutati da altre strutture, data l’incapacità di affrontare le nuove malattie del secolo quali la sifilide conosciuta come “mal francese”, o perché poveri e indegni di cure. Sorge in Via Maria Longo non lontano da Porta San Gennaro ed è dotato di una farmacia, vero gioiello monumentale della struttura, di un teatro anatomico dove si faceva lezione sui cadaveri, di un convento delle Pentite (ex prostitute) e di un orto medicale con una meraviglia della natura: un rarissimo albero di canfora (fig.4).
Oltre le antiche sale mediche dell’ospedale cinquecentesco si accede ad un ampio giardino confinante con il convento di Regina Coeli e parallelo allo sviluppo di una grande corsia purtroppo oggi parzialmente demolita dai bombardamenti dell’ultimo conflitto. Anzi attraverso una piccola porticina situata in fondo al giardino le suore della Carità di Giovanna Anthida di Touret per 250 anni entrarono nell’ospedale rappresentando gran parte del sistema assistenziale.
Questo spazio, caratterizzato da un grande albero di canfora (fig.5) e da una vasca realizzata in epoca moderna, è il luogo dove si coltivavano erbe medicinali che raccolte venivano utilizzate nelle preparazioni galeniche in Farmacia. La stessa canfora era utilizzata per le capacità analettiche respiratorie. L’albero dal grande fogliame e dal fusto antico è uno dei pochi esemplari presenti negli spazi chiusi della città. Il profumo caratteristico di piante simili, come dopo sarà anche per l’eucalipto, aveva anche la funzione di allontanare le malattie purificando così la mala aria. Il Giardino dei Semplici degli Incurabili (Semplici in quanto “Medicina Simplex” usata per definire le erbe medicinali) si realizzò sicuramente sotto la spinta di Domenico Cirillo e del suo allievo Michele Tenore. In realtà, venne creato da Vincenzo Stellati componente del Collegio Medico Cerusico nel 1811 ad uso degli studenti che svolgevano i loro studi all’interno del complesso ospedaliero.
Negli ultimi anni l’Orto giaceva in uno stato di terribile abbandono, fino a quando i volontari dell’associazione culturale “Il Faro d’Ippocrate” lo hanno restituito nella sua quasi integrale bellezza a coloro che lo frequentano e che lo amano.
Il ripristino è stato fatto reinserendo specie di piante elencate ed identificate attraverso i vecchi testi botanici. E’ evidente che tali essenze venivano elaborate , utilizzate e conservate dai medici nella Farmacia Storica , per ricavarne medicamenti utili ai malati. Visibile per la sua maestosità, al centro dell’Orto il secolare Canforo che con un altezza di circa 35 metri ed una chioma larga circa 20 metri può considerarsi un monumento vivente (fig.6).
Nel patrimonio vegetale dell’Orto spicca anche la Camellia Incurabilis che si distingue per la particolare bellezza e colore dei suoi fiori. Le specie ripiantate oggi sono tante ,tutte con evidenti proprietà terapeutiche. Nel complesso monumentale dell’Ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili, abbiamo la possibilità di ammirare anche un altro chiostro adiacente all’Orto Medico ,il Chiostro di Santa Maria delle Grazie (fig.7).
Piccolo Chiostro ricco di dipinti d’autore e di una vegetazione quasi esotica . Infatti possiamo ammirare la bellezza e di alcuni Tassi (Taxus baccata) detto anche albero della morte, e di diverse e altissime Sterlizie dette anche Uccello del Paradiso, piante dal bellissimo fiore la cui sagoma ricorda molto la figura di un uccello.
|
tav. 2 - Giardino dei semplici
|
|
tav.3 - Donna Maria Lorenza Longo |
|
tav.4 -Chiostro erbe officinali, albero della canfora |
|
tav. 5 - Viale di un chiostro |
|
tav. 6 - Albero della canfora |
|
tav.7 -Ospedale Incurabili, chiostro Santa Maria delle Grazie |
|
tav. 8 -Chiostro Santa Maria delle Grazie |
Gioiello architettonico di fine Cinquecento con volte affrescate dei primi del Seicento, fu sede dell’Accademia degli Oziosi: il giardino, le arcate in piperno, le volte a crociera affrescate (fig.8), i paesaggi dipinti sulle lunette, gli ornati vegetali e animali, ne facevano un vero e proprio luogo di delizie adatto alle celebrazioni degli Oziosi. Giovanni Battista Marino, Giovanni Battista Della Porta, Ascanio Filomarino si incontravano tra queste arcate. Oggi il chiostro è parte del complesso degli Incurabili, definito anche Chiostro della Maternità, è adiacente alla chiesa omonima che risale al XVI secolo e dal 1809 è inglobato al Complesso degli Incurabili. A pianta rettangolare, è delimitato da sei arcate per quattro poggianti su pilastri di piperno. Le volte a crociera furono affrescate all’inizio del Seicento da artisti fiamminghi dell’ambito di Paul Brill e conservano le tipiche decorazioni a grottesche. Gli affreschi delle lunette, databili alla fine del Cinquecento e attribuiti a Giulio dell’Oca, raffigurano alcuni episodi della vita di Sant’Onofrio e, sul lato meridionale, scene della vita di Maria. Il 3 maggio 1611 fu fondata nel chiostro l’Accademia degli Oziosi.
Il chiostro di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli era originariamente tenuto dagli eremitani dell’ordine creato da Pietro da Pisa, giunti a Napoli nel 1412, i cosiddetti frati “bottizzelli” . ll Chiostro è adiacente alla chiesa omonima che risale al XVI secolo. L’Ordine degli Eremitani rimase fino al 1799; con il decennio francese ebbe inizio la progressiva soppressione del monastero che nel 1809 venne inglobato dal Complesso degli Incurabili diventando parte di esso. La sua seconda denominazione è da collegare ad un’ iscrizione posta sul porticato e rivolta a tutte le donne in attesa (fig.9).
Presenta una pianta rettangolare ed è delimitato da sei arcate per quattro poggianti su pilastri di piperno. Le volte a crociera furono affrescate all’inizio del Seicento da artisti fiamminghi dell’ambito di Paul Brill (fig.10) e conservano le tipiche decorazioni a grottesche, di gran moda tra la seconda metà del Cinquecento e l’inizio del XVII secolo. I paesaggi fantastici dipinti al centro delle volte raffigurano località amene . Gli affreschi delle lunette, databili alla fine del Cinquecento e attribuiti a Giulio dell’Oca, raffigurano alcuni episodi della vita di Sant’Onofrio e, sul lato meridionale, scene della vita di Maria (fig.11–12).
Il 3 maggio 1611 fu fondata nel chiostro l’Accademia degli Oziosi, i cui membri vennero ospitati dagli industriosi e ricchi bottizzelli forse perchè la storia della loro chiesa partenopea- e delle tombe custodite in Santa Maria delle Grazie- era legata, tra il XVI e il XVII secolo, alle sorti di alcune famiglie presenti fin dall’inizio nel sodalizio (i Moles, i Brancaccio). Il chiostro, con la vegetazione, le arcate in piperno, i paesaggi, gli ornati vegetali e animali, era probabilmente percepito come un vero e proprio locus amoenus adatto alle celebrazioni degli Oziosi. Giovanni Battista Marino, Giovanni Battista Della Porta, Ascanio Filomarino e tanti altri illustri membri della prestigiosa Accademia napoletana si incontravano tra le arcate del chiostro. In quei decenni era vivo il dibattito circa la localizzazione della tomba della mitica sirena Partenope, fondatrice di Napoli, e Carlo Celano, alla fine del Seicento, avrebbe scritto che sui resti del sepolcro della sirena era stata edificata proprio Santa Maria delle Grazie a Caponapoli. Certamente il luogo di fondazione dell’Accademia degli Oziosi rivestiva una forte valenza simbolica perché il luogo in cui era nata la città coincideva con quello della fondazione del sodalizio, la cui impresa, non a caso, era l’immagine dell’angel-sirena.
|
tav.9 - Iscrizione dedicata alle donne gravide |
|
tav.10 - Paul Brill - Decorazioni della volta |
|
tav.11 - Giulio dell'Oca - Episodi della vita di Maria |
|
tav.12 - Giulio dell'Oca - Episodi della vita di Maria |
Desidero aderire alla Accademia degli Oziosi e non fare proprio niente sotto l'albero della canfora.
RispondiEliminaGiuliana Gualandi
Ciao Achille come sempre grazie per le tue pillolle di saggezza partenopea!
RispondiEliminaVolevo fare una piccola, postilla!
Giavan Battista Manso-che fu poi tra i soci fondatori dell'Accademia degli Oziosi e amico intimo del Tasso di cui compose una celebre biografia con materiale epistolare di prima mano-, Cesare Sersale, il Piscicelli, il Gambacorta e gli altri 2 giovani fondatori del Pio Monte di Misericordia si incontravano nei locali degli incurabili dove prestavano cure ai sifilitici e non solo! prima che che stabilissero la loro definitiva sede in via dei tribunali nel 1603, dove poi Caravaggio nel 1606 dipinse la sua celeberrima e stupefacente ancona pagata la cifra da capogiro di 430 ducati! Peraltro la sede odierna ottagonale del Pio Monte, che tutti possiamo ammirare, fu costruita più di cinquant'anni dopo la morte del Caravaggio dal Picchiatti, un allievo di Cosimo Fanzago!
Stupisce la nostra sensibilità di moderni il fatto che giovani aristocratici prestassero la loro opera su malati ributtanti sottoposti alle unzioni mercuriali più tossiche che benefiche! è come pensare Briatore o Berlusconi fare il giro visito in un lebbrosario indiano o africano invece che dedicarsi all'usuale e noioso bunga-bunga! ancora un 'altra curiosità sugli incurabili: il reparto "psichiatrico", oggi diremmo SPDC, detto "la pazzaria", con annessi i pozzi addetti alla refrigerazione/perfrigerazione dei folli agitati che attaccati ad una fune vi venivano calati giù con pericolo di annegamento e della recrudescenza delle crisi fobiche!
Insomma epoca di contrasti e chiaroscuri il seicento napoletano, come lo fu la sua pittura! la pietà e la misericordia misti a una crudeltà cinica e disumana: ma così andavano le cose nel secolo decimosettimo, avrebbe detto il Manzoni
Antonio Giordano
PS: scusa il pippone erudito Achille!