Il Mattino 2 gennaio 2018 |
Da tempo è in atto una guerra silenziosa verso la tradizione del presepe, in nome di un multiculturalismo fuori luogo. I grandi magazzini non vendono più i pastori, con la scusa di una richiesta diminuita, e va sempre più di moda l'albero di Natale, un'usanza nordica che incontra sempre più adesioni Le due espressioni sono lo specchio di diverse concezioni religiose: quella monoteista e quella animista. Mettere insieme i due simboli è un modo corretto per conciliare tradizioni religiose differenti. Nel presepe si rappresenta il momento culminante dell’amore di Giuseppe e Maria verso il loro fragile figlioletto destinato a cambiare il mondo. Ma abbiamo trasformato questo magico momento in un rito di massa. Anche il rito dell’albero, che vuole rammentarci il nostro passato nei boschi. È stato trasformato in un feticcio luccicante colmo di doni inutili e costosi. Senza tener conto dell’orrida strage di piccoli alberi sacrificati al dio Natale, una gigantesca legnificina che fa pensare a Erode e alla sua sete di sangue,
Achille della Ragione
Una magnifica poesia di Lawrence Ferlinghetti dice:
<<Cristo è smontato dal suo legno nudo quest’annoe via con l’elenco, personalmente sono sia presepista che alberista, però l’albero è finto, preferisco questa ingnominia a un legnicidio. Dicono che pure l’albero sia in calo, sarà perché. Come diceva Montanelli, l’unica pianta a interessare gli Italiani è la pianta stabile. Mi piace pensare che veniamo dalla foresta, così come pensare che il mondo si fermò quando nacque Gesù. Mi piace pensare che tutto possa coesistere, anche le fedi.
ed è scappato in un posto dove non c’erano alberi di Natale senza radici
con appesi dolcetti e fragili stelle
Cristo è smontato dal Suo Legno nudo quest’anno
ed è scappato in un posto dove
non c’erano alberi di Natale dorati
né alberi di Natale di lustrini
né alberi di Natale di stagnola
né alberi di Natale di plastica rosa …>>
Pietro Gargano
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