Mentre il prezzo degli ortofrutticoli raggiunge il massimo della forbice tra produttore e consumatore, con incrementi scandalosi anche di 30-40 volte tra ciò che la grande distribuzione paga al contadino e quanto viene richiesto dal dettagliante, abbiamo assistito nei giorni scorsi, in attesa di sentire la voce disperata dei consumatori, a grandi manifestazioni di protesta da parte dei pastori e degli agricoltori.
I primi hanno portato in piazza il loro grido di dolore fino ai palazzi della capitale, mentre i secondi hanno invaso piazza Affari a Milano con i loro maiali davanti alla sede della Borsa, il luogo dove il lavoro vero, la fatica che fa sudare, non viene più riconosciuto e dove pochi avidi speculatori decidono i prezzi dei cereali e dei mangimi, della carne e del latte, influenzando il destino di milioni di uomini, molti dei quali, soprattutto in Africa, sono ridotti letteralmente alla fame.
Non dimentichiamo infatti che ciò che per noi rappresenta il caro vita, per tanti altri è semplicemente la vita e lo strapotere della finanza sull'economia reale è fonte quotidiana di ingiustizie, che chiedono vendetta oramai solo davanti a Dio, perché la giustizia terrena è in tutte altre faccende impegnata.
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