domenica 9 maggio 2021

Lo storico ospedale degli Incurabili

 

fig.1  -Cortile ospedale Incurabili

La costruzione dell’Ospedale di S. Maria del Popolo, detto poi degli Incurabili (fig.1) cominciò a Napoli nel 1519 ad opera di due laici: il genovese Ettore Vernazza e la nobildonna catalana Maria Longo (fig.2), vedova del dignitario di corte Joannes Lonc, la quale   dopo essere guarita da una forma di artrite reumatoide giovanile che l’aveva paralizzata, volle tener fede a un voto fatto quando era malata fondando un ospedale per la cura di ammalati di sifilide rifiutati dagli altri nosocomi. Dopo qualche anno dalla sua costruzione la Longo divenne monaca di clausura fondando l’ordine delle Trentatrè (il numero fa riferimento agli anni di Cristo e al numero massimo che poteva ospitare il convento). Le prime consorelle furono alcune prostitute convertite che, ammalate di sifilide, erano state curate presso l’ospedale (per questo motivo il monastero era anche detto “delle Convertite”). In poco tempo il nosocomio divenne uno dei più importanti di tutto il Regno di Napoli.
La nascita di un ospedale per incurabili e inguaribili non era un caso isolato in quel periodo storico in Italia e in Europa; Colombo aveva scoperto il continente americano da ormai ventisette anni e, di ritorno dall’Atlantico aveva portato con sé il morbo della sifilide che, presto, aveva cominciato a mietere vittime in tutta Europa. A Napoli i primi casi del morbo si registrarono dal gennaio 1496, a sei mesi dalla partenza delle truppe di Carlo VIII che era stato in città dal febbraio al giugno del 1495.
Oggi l’ospedale è ancora in attività: si tratta dell’unico al mondo ancora in funzione dopo 500 anni, e anche l’unico dove hanno lavorato ben 33 medici poi santificati, tra cui san Gaetano Thiene e san Giuseppe Moscati (fig.3). Lo storico ospedale degli Incurabili, oltre agli altri pregi, racchiude la notevolissima farmacia settecentesca realizzata da Bartolomeo Vecchione; essa, alla quale abbiamo dedicato un apposito capitolo,   è composta da due sale con l'originaria scaffalatura completamente in legno, sulla quale, sono presenti circa 400 preziosi vasi in maiolica dell'epoca, realizzati da Donato Massa.
Il complesso attesta un'attività umanitaria e sanitaria rivolta all'assistenza dei cosiddetti malati incurabili. Vi operò nel decennio francese Santa Giovanna Antida Thouret (fig 4) insieme alle sue Figlie della Carità. Dal 2010 è stato allestito all'interno di alcuni ambienti dell'edificio il museo delle arti sanitarie, che espone documenti di archivio (fig.5), arredi, argenteria, sculture, strumenti sanitari risalenti all'antico ospedale e alcuni locali come la farmacia, la chiesa di Santa Maria del Popolo con la cappella Montalto e l'orto dei medici. Il motore di questa benemerita attività è il chirurgo Gennaro Rispoli (fig.6) con la sua associazione il Faro di Ippocrate.   Il cortile vanta due fontane storiche, gli scaloni monumentali e il "pozzo dei pazzi" (fig.7), un pozzo dove venivano calate le persone in stato di agitazione per farle calmare.
Il complesso, di epoca rinascimentale, comprendeva originariamente: La chiesa di Santa Maria del Popolo L'oratorio della Compagnia dei Bianchi della Giustizia Lo storico ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili. Col tempo ingloberà anche la chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli e l'omonimo chiostro, il complesso di Santa Maria della Consolazione, la chiesa di Santa Maria di Gerusalemme (fig. 8) e il chiostro delle Trentatré (fig.9). Per la fondazione degli Incurabili furono fittati due magazzini nelle vicinanze del San Nicola e nell’estate del 1518 già vi si raccoglievano i primi infelici colpiti da mali spaventosi.
La struttura ebbe vita fino al 1522,quando si aprì il nuovo grande ospedale sull’altura di S. Agnello, il sito più ameno della  città antica perché il più elevato e soleggiato. La domenica 23 marzo 1522 gli ospiti del vecchio ospedale sulle carrette furono accompagnati con degna processione,guidata naturalmente dalla Signora Longo fino al nuovo Incurabili. Erano presenti il vicerè Cardona ed il Consiglio Collaterale della città di Napoli.
Il trasferimento dalla vecchia sede di S. Nicola, alla nuova sulla collina di S. Agnello avvenne con solenne processione il 23 marzo 1522 alla presenza del vicerè e di tutte le autorità civili e religiose. Già nei due anni in cui la sede dell’ospedale era stata al Largo delle Corregge il tipo di patologia che avrebbe trattato era stato delineato e, ora che si passava alla sede definitiva, l’accoglienza si allargò anche alle donne incinte che al nono mese di gravidanza potevano andare in un ospedale e partorire in sicurezza con l’assistenza di un medico e di una levatrice. Ma l’istituto, così come quello di Genova e di Roma, era stato creato per gli incurabili che nella mentalità e nell’accezione comune dell’epoca significava ogni persona inguaribile, quale che fosse la malattia che lo affliggeva, fisica o mentale, venerea o oncologica. L’ospedale era destinato ai poveri, affinché avessero un posto dove essere curati e, se era il momento, morire col conforto dei sacramenti. Incurabile, nel XVI secolo, era anche chi non poteva essere curato a casa per la complessità del male o perché, appunto, troppo povero per permettersi un medico. Ecco perché nella Santa Casa potevano essere ammessi anche ustionati, pazienti con calcoli renali e altre patologie chirurgiche, e ancora colerosi e tubercolotici. Da questo momento per circa 10 anni e più la vita di Maria Longo sarà nell’ospedale e per l’ospedale ed ella lavorò qui con impegno tenace e volitivo,illuminato da un passione davvero commovente. Il suo segreto era nella sua vita di fede e di preghiera che alimentava le sue giornate. Infatti,mentre attendeva al governo dell’ospedale esercitandosi nella carità verso gli infermi,ella forgiava il suo essere interiore nell’umiltà con il digiuno e la preghiera. Disprezzava se stessa,adoperandosi nel servizio altrui come una serva,accudendo gli infermi con le proprie mani soprattutto quelli più gravi con tanta tenerezza e consolazione. La grazia di Dio agiva attraverso di lei tanto i poveri ammalati si sentivano interiormente risollevati tanto che ancora dopo la sua morte sognavano che ella li visitasse e li consolasse. Tuttavia con se stessa era molto austera e rigida, vivendo molto parcamente e digiunando tutti i venerdì a pane ed acqua ed il sabato aggiungeva un po’ di minestra di pan cotto condito con pochissimo olio. Il suo desiderio di preghiera era sempre molto grande e non rinunciava ad esso per nulla al mondo. E spesso fu vista in colloquio con il dolcissimo Iddio da quale ricevette la conoscenza spirituale della Sacra Scrittura,tanto che uomini dotti imparavano da lei i significati profondi della divina parola rimanendo stupiti per tanta sapienza. Riceveva molte persone che per fragilità umana vivevano nel peccato. Con le sue preghiere e con le sue esortazioni riusciva a ricondurle all’abbraccio del Padre di ogni misericordia. Fra questi spesso vi erano personaggi illustri.
Nel 18° secolo nell’Ospedale Incurabili si trova l’unica sala di maternità del regno ed alla fine del ‘600 Chamberlen inventa il forcipe   anche se strumenti simili erano già usati per rimuovere il feto morto.   Nel 19° secolo nell’Ospedale Incurabili coesistono due strutture: nella sala di maternità, gestita dalle ostetriche, avvengono la grande maggioranza dei parti. Nel 1812 viene istituita la Clinica Ostetrica, con lo scopo di istruire gli studenti di Medicina sull’Ostetricia con lezioni teoriche e dimostrazioni pratiche sui parti laboriosi al letto delle ammalate “malconformate”. Dalla metà del XVI secolo la Santa Casa aveva ormai assunto il ruolo di ospedale generale capace di accogliere ogni “sorta di infermità”. Questo fu possibile grazie al fatto che tra le sue mura non si faceva soltanto assistenza, ma scienza e sperimentazione, che sono la garanzia di una cura appropriata e all’avanguardia. Nel 1568 l’ospedale accoglieva “piagati e malati di cancari” dei quali si occupavano otto prattici chirurgici, in aggiunta ai tre chirurghi principali che normalmente seguivano i pazienti, tre dei quali si occupavano degli uomini e uno delle donne.
I medici internisti, i phisici, erano in numero di due più un prattico fisico residente nella Santa Casa che assicurava una sorta di guardia continua sulle ventiquattro ore. Ai malati del non meglio specificato “male in canna” era destinato l’ospedale di S. Maria della Misericordia ad Agnano, che era succursale degli Incurabili, dove si praticava la cura delle “fumarole”, verosimilmente aerosol. Un altro ospedale, intitolato a S. Maria della Misericordia e anch’esso filiale della Santa Casa, fu aperto nel 1569 a Torre del Greco e venne destinato alla cura dei tisici e degli idropici. 

 

fig.2 - Maria Lorenza Longo

fig.3  - Giuseppe Moscati

fig.4 - Santa Giovanna Antida Thouret

fig.5 - Antico giornale clinico

Per il trattamento della sifilide nell’ospedale napoletano si praticava la cura allora ritenuta più all’avanguardia: la somministrazione di decotti di scorza di guaiaco, definito per le sue caratteristiche “legno santo”, cui si aggiungeva un altro decotto di un’altra pianta americana: la salsapariglia. A tal fine erano stati allestiti dei locali appositi di isolamento, poiché durante la cura i pazienti dovevano soggiornare in locali caldi per poter sudare ed espellere gli umori maligni. Da qui la necessità di stufe e bracieri anche in estate e di stanze separate dagli altri spazi dell’ospedale. Quando un paziente veniva ricoverato agli Incurabili veniva prima visitato dal medico che stabiliva la cura, la dieta e il tipo di trattamento che doveva ricevere. Successivamente veniva spogliato, lavato e rivestito con una tunica nuova. I medici facevano il giro visita due volte al giorno e in caso di infermità era d’obbligo un consulto di tutti i phisici o di tutti i chirurghi. Un medico che mancava senza motivo per una volta al giro visite veniva sostituito da un altro collega scelto dal Maestro di Casa, e il costo della consulenza esterna era detratto dallo stipendio di chi si era assentato; una seconda assenza garantiva il licenziamento in tronco. I medici che curavano gli infermi dovevano “dar loro soddisfazione di buone parole, discorrendo della qualità del male senza affrettarsi” cioè spiegare loro cosa avessero, come intendevano trattarli parlando in modo semplice e completo. Medicazioni e fasciature dovevano essere eseguite dai medici e dai chirurghi ordinari, non dai prattici né dalla gente di casa cui mancava la competenza professionale e l’esperienza nel campo. All’interno l’ospedale era diviso in diverse strutture: quello degli uomini, suddiviso in Ospedale dei Paesani, dei Soldati e dei Matti, il Camerone dei Moribondi e quello per i Malati di morbo gallico. L’Ospedale delle donne aveva reparti divisi per le Gravide, Luetiche, Moribonde, Matte e affette da scabbia e tigna. Nessuno paziente poteva uscire dall’ospedale poiché farlo equivaleva a farsi dimettere. Oltre alla principale opera di cura e assistenza e l’attività di ricerca scientifica svolta dai suoi medici, l’ospedale svolgeva, di pari passo con le altre strutture di carità cittadina, opere di beneficenza rivolte ad altri tipi di bisognosi o disgraziati: forniva doti di maritaggio e aveva un banco pubblico per aiutare i poveri. Il Banco di S. Maria del Popolo, costituito nel 1589, fu dapprima ospitato in alcuni locali siti sotto lo scalone imperiale che si trova nel cortile principale dell’ospedale, poi dal 1597 fu spostato in un altro palazzo di proprietà dell’ospedale, sito all’inizio di via S. Gregorio Armeno di fronte alla chiesa di S. Paolo e di S. Lorenzo Maggiore. Soccorreva inoltre persone in carcere per piccoli debiti “onesti”, era quindi una delle istituzioni più importanti per la popolazione non nobile.
Sicuramente il ruolo svolto dagli Incurabili nel campo dell’assistenza e della sanità, assieme alla Real Casa dell’Annunziata, rendono questa struttura un esempio mirabile di come in esso si siano fuse e, talvolta, scontrate tutte le forze che agivano allora sullo scenario politico e sociale, dando vita però a un insieme armonico costituito dal più felice connubio di religiosità e misticismo riformato-barocco, evoluzione della scienza empirica applicata alla medicina e spinta verso la concessione di incarichi di governo e responsabilità del nascente ceto civile e borghese cittadino.
E concludiamo proponendo un’immagine drammatica quando durante la 2° guerra mondiale i malati erano costretti nei loro letti (fig.10) sotto i bombardamenti degli Americani

  

fig.6 - Gennaro Rispoli

 

fig.7  - Pozzo dei pazzi

fig.8 -  Monastero delle 33

 

fig.9 -Monastero di S. Maria in Gerusalemme, chiostro

 

fig.10 - Incurabili sotto le bombe


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