giovedì 11 marzo 2021

La vergogna dell’ex ospedale militare

 

 

fig.1 - La gigantesca struttura vista dall'alto

 
Il complesso della SS.Trinità delle Monache, conosciuto anche come parco dei Quartieri Spagnoli, è uno dei più vasti complessi abbaziali di Napoli. Situato nel centro storico della città, a due passi da Via Toledo, dal 1808 al 1992 venne adibito ad ospedale militare. L’enorme struttura (fig.4-5), sorge nel quartiere di Montecalvario e confina verso l'alto con la Certosa di San Martino, il Castel Sant'Elmo e il complesso di Santa Lucia Vergine al Monte. Il complesso, che si estende su una superficie di circa 25 mila mq, è un insieme eterogeneo caratterizzato da edifici di grande valore storico e architettonico, numerose aree verdi e cortili: non sono mancate costruzioni più recenti che hanno danneggiato, e, in alcuni casi, alterato l’impianto originario. Nella parte bassa dell’edificio, si trova la chiesa della Santissima Trinità delle Monache (fig.6) risalente al 1536: l’edificio che tutt’oggi si può ammirare dalla via Trinità delle Monache, venne eretto per volere di donna Vittoria de Silvia, dopo che riuscì ad avere il permesso di fondazione da Papa Clemente VIII. Era chiamato “Convento delle fontane” per la presenza nella struttura di numerose fontane, oggi andate distrutte. L'edificio, quindi, nacque come convento, e solo successivamente venne utilizzato a scopi militari. L'inizio della costruzione del complesso risale al 1607, con la trasformazione in monastero del Palazzo Sanfelice su progetto dell'architetto Francesco Grimaldi. Nel 1617 furono terminati buona parte delle strutture del convento, mentre la chiesa venne terminata nel 1620. Nel 1623 il cantiere passò a Cosimo Fanzago, che realizzò le trasformazioni degli esterni e lo scalone della chiesa dove erano presenti opere di numerosi artisti come L’Immacolata con i Santi Francesco e San’Antonio di Battistello Caracciolo, La Sacra Famiglia e Santi di Jusepe de Ribera, mentre gli affreschi , in gran parte distrutti, sono opera di Giovanni Bernardino Azzolino.
Alcune di queste opere sono state portate in altri musei o complessi cittadini. Come per esempio la Sacra famiglia e Santi (1623-1625) e il San Girolamo e l'angelo del Giudizio (1626) del Ribera, oggi presso il Museo di Capodimonte a Napoli.
Di notevoli dimensioni il chiostro, che ha solo un lato porticato da ventotto arcate (fig.7), mentre i tre lati non sono circondati da alcuna struttura e quindi è possibile godere del maestoso belvedere. Esso poteva contenere un piccolo lago artificiale, una fontana e un rigoglioso giardino.
Sfortunatamente, nel 1732, un violento terremoto si abbatté sulla città di Napoli danneggiando profondamente il Monastero. I lavori di restauro per riportare il luogo al suo splendore iniziale durarono oltre dieci anni a causa d’una insufficienza di fondi: l’edificio riaprì solo nel 1743. In seguito, con la discesa dell’esercito Napoleonico nel 1795 e con l’occupazione del Regno di Napoli ad opera di Giuseppe Bonaparte, il monastero fu trasformato in un ospedale militare (1808) e le monache lì residenti dovettero abbandonare la struttura. Un vero e proprio declino del luogo iniziò sotto il regno dei Borbone, durante il quale furono messi in atto numerosi interventi di restauro in città ad eccezione dell’Ospedale Militare. A causa di questa scarsa manutenzione, nel 1897 si registrano i crolli della volta e della cupola, elementi che poi vennero sostituiti con una modesta copertura a falde. Tra il XIX e il XX secolo la struttura originale fu alterata con l'aggiunta di alcuni elementi moderni.
Negli anni ’90 l’Agenzia del Demanio, constatando la condizione di abbandono e degrado dell’enorme complesso cinquecentesco, decise di affidare al Comune di Napoli la programmazione del suo recupero. Fu elaborato così un piano di massima che prevedeva la trasformazione del Complesso in Polo polifunzionale destinato ad accogliere strutture universitarie e di ricerca, nonché attività sportive, piscina, parco giochi, atelier, oltre a infrastrutture indispensabili quali scale mobili e ascensori. Ma quel progetto, che coinvolgeva anche alcuni Atenei napoletani, di fatto, non fu mai avviato. Oggi il complesso ospita alcuni uffici comunali afferenti al Servizio Programma UNESCO e valorizzazione della città storica nonché un presidio dei Vigili del Fuoco; il centro di aggregazione adolescenti “Palazzetto Urban”, nel quale hanno sede diverse associazioni, tra cui “l’Associazione dei Quartieri Spagnoli” (che si occupa dei ragazzi del territorio coinvolgendoli in progetti d’insieme, partite di calcetto o attività ludo-ricreative); una parte della struttura e' stata, invece, acquistata dall’Università Suor Orsola Benincasa, ed e' in attesa dei lavori di ristrutturazione.
In questi anni, numerose sono state le proposte da parte dei cittadini, delle associazioni e del Comune, per riqualificare le aree che ancora si trovano in uno stato di degrado e abbandono. Tra queste c’è la ristrutturazione del parco dei Quartieri Spagnoli, una vasta area di circa 16mila mq che offre una fantastica vista della città. Rimasto chiuso per un anno, ha riaperto al pubblico da poco. Oggi offre un’ampia area gioco dedicata ai bambini e uno spazio destinato all’organizzazione di spettacoli all’aperto. Prima della ristrutturazione, il parco era zona di passaggio dei ragazzi delle associazioni, ma mai frequentato da visitatori esterni né da genitori che portavano i bambini a giocare. Forse, una delle cause dell’assenza di pubblico era ed è tutt'ora la scomoda posizione in cui si trova, difficilmente raggiungibile con i mezzi pubblici (Funicolare di corso Vittorio Emanuele e Cumana di Montesanto) e mezzi propri (non si parcheggia all’interno, e fuori è praticamente impossibile trovare un posto auto). Inoltre per raggiungere il parco si potrebbero utilizzare le scale mobili presenti nel quartiere Montesanto, scale che però non sono mai state funzionanti! Riqualificare il parco, come le altre aree del complesso, è un segnale importante per il quartiere e la città, ma non basta! Bisogna lavorare anche su altri aspetti come l’accessibilità dell’intera area, perché la pedicolare non può essere praticata da tutti.

fig.2 - Stato di  abbandono esterno

fig.3 - Stato di  abbandono interno

fig. 4 - Trinitá Complesso


fig.5 - Ex ospedale militare

fig.6 - Ingresso della chiesa

 

fig.7 - 28 arcate


Accenneremo ora brevemente ad alcuni antichi ospedali militari in piena efficienza in epoca borbonica ed ora ridotti nel migliore dei casi a condomini per civili… abitazioni. Essi sono:
L’Ospedale del S.S. Sacramento
L’Ospedale della Reale Armata di mare  Piedigrotta  
L’Ospedale militare della  Consolazione
Nella strada dell’Infrascata (l’odierna Salvator Rosa) sorgeva l’ex convento delle Carmelitane fondato  nel 1646. Il sito fu espropriato nel decennio francese e trasformato in ospedale militare. Conservato a tale funzione  anche dopo la restaurazione borbonica  nel 1854 aveva 400 posti letto. La struttura fu demolita nel 1927  e trasformata in civili abitazioni. Delle antiche “vestigie” si è salvata la chiesa di S. Maria Maddalena dei pazzi (fig.8) e alcune  parti architettoniche  del vecchio  chiostro,  che sono state inglobate nel cortile del moderno palazzo (fig.9).     
Come già premesso l’ospedale fu ricavato in un antico convento di Carmelitane costruito  nel 1645,  il complesso in un primo momento si chiamò del S.S.  Sacramento, alla cui denominazione, nel 1673, su istanza di  Gaspar Roomer di Anversa uno dei maggiori benefattori delle monache   in onore della figlia che in quel convento  aveva preso  i voti  venne aggiunta anche ” Santa Maria Maddelena dei pazzi”. Nel  1806 il convento fu soppresso e trasformato in ospedale militare. L’attigua chiesa fu trasformata prima in un fienile e poi in una stalla. Con il ritorno dei Borbone l’ospedale militare continuò la sua funzione. La chiesa fu ripristinata, su istanza degli abitanti dell’Infrascata che  supplicarono  il sovrano  di restaurala e  farla ritornare alla devozione popolare. Il sovrano acconsentì al ripristino purché del suo mantenimento e manutenzione se ne occupassero   il parroco dell’ Avvocata (uno dei quartieri di Napoli),  il direttore e i complementari dell’ ospedale a proprie spese.
Nella strada di Piedigrotta  vi era l’ospedale centrale della real Marina borbonica. L’ospedale era situato  nel convento dei frati lateranensi contiguo alla chiesa di Piedigrotta e già operava prima della “fuga” di Ferdinando IV a Palermo. Ingrandito  nel 1808 durante il periodo francese  fu ulteriormente ristrutturato con l’aggiunta di fonti termali  terapeutiche presenti in quella zona durante la restaurazione borbonica e poteva ospitare oltre  300 posti letto.
Nel 1867 la reale marina Italiana inserì  la struttura nella propria organizzazione sanitaria insieme a quella  dell’ospedale di Marina Sant’Anna a Venezia. In quella occasione fu requisita anche  la parte del convento che era ancora occupato dai monaci che comprendeva lo splendido chiostro. Il chiostro, a pianta rettangolare, è opera di Tommaso Malvitoed è arricchito da entrambi i lati con colonnato e capitelli in marmo con gli stemmi aragonesi e delle famiglie nobili locali.
L’ospedale (fig.10-11) ha continuato a svolgere la sua funzione   fino ad una decina di anni fa. Da allora è in un indecoroso stato di abbandono.
Infine accenniamo all’Ospedale militare della  Consolazione, il quale aveva sede in un ex monastero  di suore francescane nei pressi di porta San Gennaro situato  in via della Consolazione. Era stato fondato nel 1524 con l’annessa chiesa (fig.12). Durante il periodo francese, intorno al 1807, fu espropriato e ceduto agli Incurabili che vi posero le suore riformate. Nel 1830 diviene ospedale per colerosi e dal 1839 ospedale militare con 100 posti letto. Dopo l’Unità di Italia è prima trasformato in caserma di Pubblica Sicurezza  e poi adibito a civili abitazioni. Dell’ antico convento sono rimaste solo poche testimonianze architettoniche  inglobate e murate nella divisione degli  appartamenti.

  

  

fig.8 - Facciata della chiesa di S. Maria Maddalena dei pazzi

fig.9 - Cortile interno della chiesa di S. Maria Maddalena dei pazzi

fig.10 - Ospedale Marina militare, facciata

fig.11 - Ospedale Marina militare, ingresso

fig. 12 - Fregio architettonico, Ospedale militare della  Consolazione

 


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