È in mostra al Museo Diocesano di Donnaregina a Napoli, la raccolta di Giuseppe De Vito (Portici 1924 – Firenze 2015), grande collezionista e studioso di pittura napoletana del Seicento. Questa collezione è di norma conservata in villa Olmo a Vaglia, presso Firenze, sede della Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito per la Storia dell’Arte Moderna a Napoli, fondazione costituita nel 2011 con lo scopo di promuovere gli studi su questo periodo artistico.
Giuseppe De Vito, con la sua fondazione ha raccolto una ricca collezione di quadri antichi. Sono 35 tele di medie e grandi dimensioni tutti capolavori della pittura del Seicento napoletano, perché raccontano il “secolo d’oro della pittura napoletana” (che poi è diventato anche il nome di una rivista di settore, di cui ho tutti i fascicoli nella mia libreria).
Questi quadri sono esposti, nella sala del coro superiore del Museo Diocesano di Donnaregina. Ci sono i pittori «figurativi del naturalismo caravaggesco» e quelli che avviarono la «trasformazione barocca» (tra cui Caracciolo, Stanzione, de Ribera, Cavallino, Falcone, Vaccaro, Preti e Luca Giordano), e ci sono anche i «pittori specialisti della natura morta» (Recco e Ruoppolo in prima linea).
Sono tutti nomi di Artisti che furono scelti dall’Ufficio Toponomastica del Comune di Napoli per le vie del moderno quartiere Vomero. Perciò ritrovarne qualcuno per un Vomerese è come sentirsi a casa.
Sono opere dei pittori che avevo già visto sui manuali di storia dell’arte e sulla rivista fondata proprio da Giuseppe De Vito. Ma ammirare queste tele da vicino è stato emozionante, brillano come appena usciti dalla bottega, densi di colore e di chiaroscuro, con sguardi profondi, umani e pensierosi. In queste figure la verità della natura è drammatica, filosofica, immersa nello spazio vuoto del buio e della luce.