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Alcuni mesi fa, Umberto Giacometti noto mercante d’arte partenopeo (ha una importante galleria in via Morelli), dall'occhio infallibile, intercetta un’antica veduta della città di Napoli appartenente (dicono) al periodo settecentesco. Base di partenza: 1.500 euro. Giacometti che di fiuto ne ha da vendere, intuisce che l’opera è di valore, forse anche di più di quanto esplicitato dal battitore. Si dà da fare, analizza le fotografie, cerca con qualche peripezia e i contatti giusti di ottenere qualche immagine più dettagliata che possa confermare la sua intuizione.
Prima di continuare il racconto invitiamo i lettori che vogliono conoscere meglio l'antiquario di cui parliamo a consultare in rete un mio vecchio articolo su di lui dal titolo: "Giacometti chi era costui?"
Come un Indiana Jones dell’arte antica, corroborato da alcuni decenni di selezione e vendita di opere d’arte rare, l’antiquario affronta il rilancio. Dopo qualche battuta, si aggiudicherà per 30 mila euro il quadro che vale almeno dieci volte di più e che risulterà essere davvero opera del Barra (Metz,1590–Napoli,1652), vedutista, innamorato di Napoli e ben inserito nella cerchia di quei paesaggisti provenienti dal Nord Europa, collaboratore peraltro di Belisario Corenzio. Ma con una datazione ben diversa. Dopo a una serie di expertise, valutazioni incrociate, l’operazione di restauro, con almeno tre saggi in successione, rivelerà che la tavola di quasi tre metri per settanta centimetri (fig.1-2) è una veduta notturna della città databile quasi sicuramente al 1622, con una rara intensità di chiaroscuri, evidente omaggio alla lezione del Caravaggio.
«Una veduta eccezionale, un’opera davvero rara, per quel tempo», commenta entusiasta Giacometti. Una straordinaria panoramica “a volo d’uccello” della capitale del Viceregno spagnolo in grado di rilevare con precisione topografica l’intera linea di costa da Miseno alle mura del Carmine. La prima veduta nota di Didier Barra a Napoli, che anticipa di ben 25 anni l’unico riferimento cronologico finora certo all’interno della sua produzione: la tela conservata al Museo di San Martino (fig.3), firmata e datata sul retro “Desiderius Barra ex civitate metensi in Lotharingia f. 1647” (olio su tela, 69x120cm). In primissimo piano, un corteo di navi dispiega le vele, come in partenza dalla città. Sventolano i vessilli bianchi e rossi della marina spagnola. La tavola fa bella mostra di sé nella prima sala della galleria. «Tra qualche giorno andrà in ricovero, per ulteriori fasi di restauro». E dopo? «La galleria — conclude Giacometti — ha un rapporto costruttivo con alcuni dei principali musei italiani. In particolare con il Museo di San Martino che ha da me ha acquisito due opere di Micco Spadaro. Mi piacerebbe che anche questa preziosa tavola potesse far loro compagnia».
Speriamo che così si concluda la vicenda e turisti e Napoletani potranno vedere un'antica immagine della nostra città.
Achille della Ragione
Fig.3 |
Fig.4 |
RispondiEliminaBellissimo molto interessante
Maria Police
RispondiEliminaSplendida notizia!
Masi Maria Carmela
Non so come ringraziarti.
RispondiEliminaDi nuovo complimenti per tutto quello che fai per la cultura napoletana e non solo.
Ciao, Gaetano Manfredi
Bella veduta a volo di uccello di Napoli e del suo porto. Speriamo possa essere fruibile dal vivo dopo l'opportuna pulizia e restauro presso qualche Ente museale pubblico e apprezzarne dal vero le sue indubbie qualità pittoriche.
RispondiEliminagrazie Achille per la condivisione
Antonio Giordano