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martedì 8 settembre 2020

Umberto Giacometti chi era costui?



L'uscita di una sua breve biografia sulla Gazzetta antiquaria mi ha spinto a scrivere anch'io qualcosa  su Umberto Giacometti, un personaggio poco noto al grande pubblico, ma un vero mito nell'ambiente degli specialisti di storia dell'arte.
Ho avuto il piacere di conoscerlo negli anni Novanta, quando frequentava la Galleria Porcini, la più importante di Napoli, sita in piazza dei Martiri. Era alle prime armi, ma dopo lo studio attento dei dieci tomi del mio celebre libro: Il secolo d'oro della pittura napoletana, fu preso da un sacro fuoco, che lo ha condotto a diventare, da quando si è trasferito a Roma, fondando una sua galleria, il più importante antiquario italiano, mettendo a segno dei colpi formidabili, quando anni fa ha venduto allo Stato un famoso quadro di Micco Spadaro, il quale lo ha destinato al museo di San Martino, dove è rigorosamente negato alla fruizione, oppure quando di recente ha venduto ad un magnate della finanza un quadro del Lanfranco per più di un milione di euro.
La sua caratteristica più nobile è il suo occhio clinico, che gli permette immediatamente di assegnare un dipinto al suo vero autore.
I due più grandi specialisti del Seicento napoletano non sono, come molti credono Nicola Spinosa e Riccardo Lattuada, bensì lui, che divide lo scettro con Mauro Calbi, un mio caro amico, che condivide con me alcune parentele: sotto il profilo sanitario è anche lui un medico, il più efficiente pediatra di Napoli e dintorni ed inoltre possiede un'importante collezione di dipinti, che gareggia con la mia per importanza.
Concludo riportando alcuni passi dall'articolo comparso sulla Gazzetta antiquaria: Ogni volta che lo incontro, penso che con quella faccia sorridente e la sua esuberanza Umberto sarebbe riuscito bene come attore. In effetti, nasce in una famiglia di artisti e ha anche provato a campare dipingendo; e se quella passione non si è trasformata nel mestiere di una vita, ne ha cavato però molti insegnamenti sulla pittura sconosciuti a quelli che non hanno mai tenuto in mano un pennello. Crescendo all'ombra del Vesuvio non poteva non innamorarsi della scuola di pittura barocca napoletana di cui tra le sue mani sono passate molte opere,come quel celebre Luca Giordano che sfondò il mercato. Però, la scoperta che più lo ha emozionato rimane quel Ritorno del figliol prodigo del parmigiano Giovanni Lanfranco (che, certo, lavora anche a Napoli), capolavoro della collezione del Marchese Vincenzo Giustiniani, scovato in un’asta parigina. Intanto, sperando di replicare l’alchimia di quel colpo, recupera opere perdute, come il Cavallino visto al Tefaf. Ricordandoci che, senza la speranza, nessun uomo avrebbe creato opere d'arte.

Achille della Ragione

8 commenti:

  1. Buonasera Achille,




    Ma come mai parla al passato? C’è per caso una cattiva notizia di cui non sono al corrente?




    Un caro saluto

    Marcella Di Martino

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Ricordate cosa diceva Totò in casi e per situazioni simili? "Mi faccia ridere, mi faccia ridere".... e io cambio, invece, in "Non mi faccia ridere, non mi faccia ridere".
    Caro Giacometti mi ascolti: in questi casi alla risata non può e non deve esserci limite!

    Nicola Spinosa.

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  4. Caro Professore,

    grazie di questo suo schietto e lucido articolo.

    Un saluto rispettoso,

    Vittorio Preda

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  5. Caro Achille, come sempre non hai paura di dire la verità, ti ammiro molto per questa tua rara qualità
    Vittorio Sgarbi

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  6. Sinceramente non lo conosco. Ho letto il tuo scritto ed ho dato uno sguardo al Web, è un personaggio veramente competente.


    Grazie mille per queste preziosissime chicche.


    Saluti, Gaetano Crisci

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  7. Caro Achille, ho letto l’elogio che mi fai e ti ringrazio per l’affetto e la stima che, fuori d’ogni modestia, trovo smisurati.
    Spinosa ha esposto e mantenuto l’arte napoletana al centro del mondo, Lattuada ne è professore e ambasciatore ai massimi livelli. Grazie al dono dell’intuito e all’esperienza pratica ho il piacere di ragionare con loro degli autori di quadri riemersi senza memoria, ma di ben altro valore e ampiezza è la loro conoscenza. Gli studi veri sono e continuano a essere di formazione e aggiornamento per me, il dialogo con gli amici appassionati, fra cui te e Mauro, è sempre un’occasione di crescita. Per questo non vale far classifiche o forzare gli aggettivi personalizzando le questioni. È sulle opere, sui fatti, che ciascuno è chiamato a capire. Tutti imparano nello sforzo di comprendersi. A divulgare l’arte come fai tu fa parte di questo, cercarla e promuoverla come faccio io pure, ma chi l’arte la fa e chi la studia, con strumenti complessi e l’impegno di una vita, ci alimenta alla luce e ci veglia nel buio.
    Un saluto affettuoso e l’augurio che fra cent’anni possa restituirti questa fama che mi hai dato... una fama da coccodrillo!
    Umberto Giacometti

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  8. Caro Professore, caro Achille,
    ho letto la bella lettera che Ti ha scritto Ugo Giacometti e la condivido appieno: le sue osservazioni mi sembrano assai significative e meritevoli di adesione.
    Io, come Te, quando leggo uno scritto convincente e ben argomentato, propendo all’elogio e forse mi faccio forzare la mano: ma meglio sempre essere se stessi, come Tu dimostri quotidianamente.
    Un abbraccio,

    Fabrizio Lemme

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