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01 - Agostino Beltrano - Martirio di San Sebastiano - 138 x184 -Napoli collezione della Ragione |
La tela esaminata è un Martirio di San Sebastiano (fig.1) passato sul
mercato nel 1992 con un’attribuzione al Gargiulo del Brigante, il quale
affermava: «Questo importante dipinto del celebre maestro napoletano,
che in alcuni particolari mostra affinità col Martirio di San Lorenzo
della Banca Sannitica di Benevento siglato “DG”, risale probabilmente ai
primi anni del sesto decennio del secolo».
Nel 1997, in occasione
della stesura del catalogo della celebre collezione ove il quadro era
pervenuto (fig.2), avendo l’onore di comparire in copertina, i
principali «napoletanisti» espressero la loro opinione sulla paternità
del dipinto. Pacelli e Pavone confermarono la autografia spadariana, la
Daprà, specialista dell’artista, avanzò l’ipotesi di Agostino Beltrano
in parte confermata da Spinosa, che in un primo tempo aveva pensato
genericamente al Maestro dei martirî. Leone De Castris collocò il
dipinto al 1635 ed evidenziò la presenza nell’opera di caratteri
falconiani, battistelliani e cavalliniani (fig3–4-5). Ed infine,
originale, l’ipotesi di Gennaro Borrelli, che parlò di una esercitazione
della bottega di Aniello Falcone, sottolineando l’errata incidenza
della luce e la pessima esecuzione dell’albero sullo sfondo, definito
bituminoso.
Nel 1998 è comparsa, presso un antiquario a Roma, una
replica autografa del dipinto di eguali dimensioni, identica
nell’incidenza della luce ed in ogni più piccolo particolare, ma con la
composizione spostata verso sinistra (fig.6), così che nel primo dipinto
compaiono taluni particolari, come l’uomo col turbante, mentre nel
secondo vi è un più esteso stralcio di panorama e l’ampia boscaglia
sullo sfondo, non più bituminoso, presenta viceversa un trattamento del
fogliame più accurato.
Ed infine, nel 1999, il passaggio in asta di
una scena di supplizio (fig.7) identificabile come Martirio di Santa
Apollonia, con in alto l’identico gruppo di angioletti (fig.8) e sulla
destra lo stesso cavaliere nascosto dietro la bandiera rossa (fig.9),
che sono presenti nel Martirio di San Sebastiano, ha permesso di
riconoscere lo stesso pittore come autore dei tre dipinti.
Molto
importante la presenza del cavaliere sulla destra con elmo e bandiera,
simbolo del potere romano, (derivata da alcune celebri tele del
Gargiulo), il quale sembra volersi nascondere dietro al drappo rosso,
con un atteggiamento che compare identico anche nella grade e famosa
pala di Pozzuoli rappresentante Il miracolo di Sant’Alessandro (fig.10),
firmata e documentata al 1649.
Numerose altre figure presenti nel
Martirio di Santa Apollonia permettono l’assegnazione della tela con
certezza al Beltrano. Esse sono il fanciullo a dorso nudo in primo piano
sulla destra, di vaga ascendenza battistelliana e, poco più che
abortito, sulla sinistra il fantolino (fig.11) che si avvicina alla
scena a braccia protese e che ricompare identico nel già citato Miracolo
di Santo Alessandro e nell’affresco rappresentante Il pagamento del
tributo a Sennacherib di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone,
documentato agli anni 1644-45. Il volto della Santa pronta al martirio
è sovrapponibile alla fisionomia della figura femminile presente nel
Sacrificio di Mosé, siglato, del museo di Budapest, identificato dal De
Vito nel 1984 ed alla Rachele del Giacobbe e Rachele al pozzo del museo
di Besançon, assegnato già dal 1963 al Beltrano dal Volpe. Infine
l’uomo barbuto che attizza le fiamme e l’altro scherano sulla destra che
incombe sulla Santa sono modelli adoperati spesso dal Beltrano, che li
riproduce più volte nelle sue opere dal Martirio dei Santi Gennaro,
Procolo e Filippo (fig.12) documentato al 1635, al Miracolo di
Sant’Alessandro, al Giacobbe e Rachele al pozzo.
La tela in esame è
stata di recente sottoposta ad un accurato restauro, il quale ha
evidenziato alcuni dettagli inediti, che presentiamo al lettore, come il
guerriero (fig.13 ), sul lato sinistro della composizione ed i due
fantolini, che, in compagnia di un guerriero (fig.14) sembrano voler
partecipare alla scena.
La critica si è da tempo impegnata a
ricostruire la personalità artistica del Beltrano ed ha distinto una
fase naturalista, contigua ai modi falconiani ed un secondo periodo più
propriamente stanzionesco, contrassegnato da un impreziosimento
cromatico e da un ingentilimento delle fisionomie e dei sentimenti,
culminante nella spettacolare tela di «Lot e le figlie» di collezione
Molinari Pradelli (fig.15).
Il presente studio, vuole sottolineare
numerosi caratteri patognomonici utili al riconoscimento dell’artista,
dal gruppo di angioletti (fig.16), al cavaliere che timidamente si
nasconde dietro la bandiera, dal fanciullo a dorso nudo sempre in primo
piano (fig.17), al volto dolcissimo di fanciulla (fig.18), ai personaggi
barbuti, che permettono, quando presenti in tele in cerca di
attribuzione, di proporre il nome del Beltrano con una ragionevole
probabilità di essere nel giusto. Inoltre .si propone di allargare
l’orizzonte della fase falconiana, che riteniamo comprenda gran parte
della carriera dell’artista, almeno fino al 1650. A conferma di tale
asserzione sono comparsi negli ultimi anni sul mercato numerosi dipinti
siglati o assegnabili con certezza al Beltrano, quasi tutti
contraddistinti da spiccati caratteri naturalisti.
Achille della Ragione
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02 - Copertina catalogo collezione della Ragione |
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03 - Caratteri falconiani |
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04- Caratteri battistelliani |
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05 - Caratteri cavalliniani |
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06 - Replica autografa - Roma mercato antiquariale |
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07 - Martirio di S. Apollonia - Napoli collezione Mauro Calbi |
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08 - Gruppo di angioletti |
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