mercoledì 15 gennaio 2025

Un capolavoro da ammirare

fig.1 Ribera - Ultima cena (125-150) -
Italia collezione privata

Il soggetto iconografico dell’Ultima Cena è stato trattato nei secoli dai più grandi pittori italiani e stranieri. Il dipinto di cui parleremo nel nostro articolo tratta di questo argomento (fig.1) ed appartiene ad un’importante collezione italiana ed è stato eseguito da Giuseppe De Ribera in collaborazione con il suo allievo più importante Francesco Fracanzano, che manifesta la sua presenza in alcuni significativi dettagli come l’esecuzione della testa degli apostoli (fig.2-3), che rappresentava la sua specialità.

Il quadro di notevoli dimensioni (125-150) può rendere attraente il salotto di una famiglia borghese che volesse acquistarlo.

Tutto il dipinto è immerso nel chiaroscuro intenso, a dimostrazione che Ribera ha preso ispirazione dai colori squillanti di Caravaggio.

Tutta la pittura di Ribera è caratterizzata da colori opachi, in netto contrasto col suo antagonista, Massimo Stanzione, che amava rappresentare la dolcezza degli affetti con colori soavi e raffinati.

Il dipinto in esame costituisce un'importante aggiunta al catalogo del pittore e siamo certi susciterà l’interesse di studiosi e collezionisti.

 Achille Della Ragione

fig.2 - Ribera - Ultima cena - Dettagli -
Italia collezione privata


fig.3 - Ribera - Ultima cena -Dettagli -
 Italia collezione privata


lunedì 13 gennaio 2025

Visita guidata gratuita

Galleria Giacometti - Napoli 


Sabato 18 gennaio si svolgerà la prima visita guidata gratuita del 2025, alla mostra:

Morelli e Vonwiller il maestro e il mecenate

Presso la "Giacometti Old Master Painting". Il negozio di uno dei più importanti antiquari italiani: Umberto Giacometti; per conoscere il quale vi invito a leggere una biografia da me scritta su di lui leggendo l'articolo: Giacometti, chi è costui.

Il suo negozio è a Napoli in via Morelli 24, e vi do un doppio appuntamento, alle ore 11:00, oppure alle ore 16:00. 

Vi fornisco ora qualche notizia sul pittore di cui ammireremo vari quadri.

Domenico Morelli
- La Cacciata dei Saraceni da Salerno - 

Domenico Morelli (Napoli 1823 – 1901), oltre ad essere uno dei protagonisti del rinnovamento delle arti – della pittura in particolare – a Napoli e in Italia dalla metà dell’Ottocento, fu tra i grandi esponenti della società meridionale che, dopo l’Unità, si impegnarono, sul versante civile e culturale, per l’ammodernamento delle istituzioni scolastiche di indirizzo artistico e per la salvaguardia del vasto patrimonio locale di storia e d’arte.

Morelli frequenta l'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove è allievo di Giuseppe Mancinelli, innovatore nel campo della pittura di storia, sovvertendo i convenzionali modelli neoclassici e recuperando i valori della grande tradizione italiana del passato. 

A Roma studia pittura antica ed entra in contatto con i numerosi artisti francesi e tedeschi qui presenti, ma, dopo la partecipazione agli eventi insurrezionali del 1848 contro il governo borbonico, è costretto a risiedere a Napoli, nonostante risultasse vincitore del pensionato artistico da effettuare nella città papale. Ciononostante riesce ugualmente ad allontanarsi per brevi periodi dalla capitale del regno meridionale e a compiere fondamentali viaggi d’istruzione sia a Roma stessa che a Firenze. 

L’opera Gli Iconoclasti, presentata alla mostra borbonica del 1855, diviene il manifesto delle nuove tendenze del verismo storico. Nella rappresentazione del monaco - pittore Lazzaro, che subisce l’amputazione della mano perché così non possa più dipingere, viene rievocata simbolicamente l’insofferenza degli intellettuali di fede liberale verso le repressioni borboniche. Nello stesso anno compie un viaggio nelle principali capitali d’Europa, passando per le maggiori città dell’Italia del Nord, si reca a Monaco, Berlino, Bruxelles e infine Parigi, dove conosce la pittura romantica. 

Morelli può essere considerato un artista moderno e un intellettuale di rilievo, soprattutto per la sua partecipazione alla vita culturale dell’Italia del suo tempo: straordinaria risulta, infatti, la ricchezza dei suoi epistolari, indirizzati soprattutto a Pasquale Villari e a Giuseppe Verdi. 

Ma è soprattutto a partire dall’Unità d’Italia che il pittore, al culmine del suo prestigio, consolida il ruolo di protagonista, diventando un riferimento per le istituzioni pubbliche e per artisti, i collezionisti e i mecenati contemporanei, a Napoli e in Italia.

Nel 1864 è consulente ufficiale per gli acquisti di Casa Savoia e si propone, in molti casi, come coordinatore del moderno collezionismo borghese, da Vonwiller ai Maglione Oneto, ai Rotondo. 

Nel 1868 è professore di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1878 fonda, insieme a Filippo Palizzi, il Museo Artistico Industriale. 

Le opere presenti in mostra presso la Giacometti Old Master Painting, sono quaranta. Quasi tutte inediti di Domenico Morelli o della sua scuola (Bernardo Celentano, Gustavo Nacciarone, Gioacchino Toma, Paolo Vetri, Edoardo Tofano, Ettore Cercone, Antonio Mancini, Francesco Paolo Michetti, Vincenzo Gemito) e consentono di ripercorrere le fasi principali dell’arte di Morelli, nel dialogo con altri grandi protagonisti Italiani e stranieri del tempo. Dalla stagione del romanticismo storico fino all’orientalismo ottocentesco.

Achille della Ragione


Domenico Morelli
- ritratto di Giovanni Vonwiller  - 
 
Domenico Morelli
-bozzetto del Cesare Borgia a Capua-


lunedì 6 gennaio 2025

Castello De Vita

 

Fig.1

Sulle ultime curve di via Manzoni sorge uno splendido maniero in stile neomedievale, un falso architettonico potrebbe obiettare qualche purista, senza dubbio, ma il Castello De Vita, dal nome degli attuali proprietari, possiede un fascino misterioso e ben si sposa con l’atmosfera bucolica che impronta questo ultimo tratto di strada, poco prima dell’incrocio con la storica Torre Ranieri (fig.2).

Fig.2 torre Ranieri - XV secolo 

Fig.3


Alle spalle della villa un’enorme tenuta in cui i proprietari, dopo una lunga scelta tra selezionati vitigni, hanno creato il vino DOC don Filippo, che dalla prossima vendemmia sarà il giusto corollario della mensa di pochi fortunati. Le sale del castello, viceversa, non sono frequentate da pochi eletti, bensì grazie ad un’illuminata scelta imprenditoriale dei De Vita, almeno per un giorno, in occasione di feste e sponsali, diventano il sogno proibito  per tante persone di tutte le età.

Vediamo le caratteristiche architettoniche e artistiche di questo castelletto, che ha uno stile eclettico diffusosi a cavallo dei due secoli, con profusione di torrette, merli a coda di rondine e bugnato. Suggestivo l’affaccio verso la zona flegrea dominato da un’altana con archi sostenuti da colonne sulla torre dell’edificio principale. Sul lato opposto un ampio spazio aperto con arredo verde di palme e aiuole è chiuso sulla strada da un muro diviso dal cancello di ingresso e terminante agli angoli in due dépendences dello stesso stile neomedievale. 

Achille della Ragione 

  

Fig.4