IL MESSAGGERO martedì 26 giugno 2012 pag.2
Roberto Gervaso ci ha lasciato, celebre giornalista, a lungo
collaboratore de Il Mattino, ad 83 anni ha abbandonato questa valle di
lacrime. Voglio ricordarlo ai lettori riproponendo la sua caustica e
ponderata risposta ad una mia lunga lettera, che ebbe l'onore di essere
ospitata sulle pagine del Messaggero.
Rubrica: A TU PER TU Di Roberto Gervaso
MITOLOGIA OGGI
Caro
signor Gervaso, creata dalla fertile fantasia dei nostri antenati, la
mitologia rivive con prepotenza nell’immaginario popolare dei nostri
contemporanei. Le muse sono oramai a portata di mouse e non vivono più
nei racconti dei cantastorie che li diffondevano dai villaggi alle
città, ma trionfano sui settimanali patinati ed irrompono dallo schermo
dei nostri computer, creando un mirabile corto circuito tra passato e
presente in un mirabile spazio-tempo, a cui tutti gli abitanti del
villaggio globale possono accedere liberamente. Oramai tra l’Olimpo e
lo star system non esiste più alcuna barriere temporale. Le monumentali
statue di Fidia e di Mirone, che ci proponevano atleti leggendari, si
sono reincarnate nelle piroette di Messi e nello scultoreo corpo della
Pellegrini mentre le divinità sono divenute dive, gli eroi si sono
trasformati in campioni olimpici, le vezzose quanto seducenti ninfe sono
degnamente rappresentate da graziose veline o maliziose escort, i
virulenti satiri hanno trovato un degno erede nelle incredibili
cavalcate erotiche dell’immarcescibile Cavaliere. Eris la poco nota dea
della zizzania, rivive negli effetti devastanti del prorompente
posteriore di Pipppa Middleton, che distoglie i flash dei fotografi
dall’abito nuziale della sorella Kate e turba i desideri lascivi dei
maschi di tutte le età. Una pedissequa ripetizione della famosa
discordia scatenata dalla perfida mela che turbò il matrimonio tra Pelea
e Teti, scatenando dissapori tra le Dee come in una eccitante puntata
di un reality show. I suoni delle band e le suadenti melodie dei
cantanti vorrebbero ammaliarci, come le sirene cercarono di incantare
l’astuto Ulisse. Le miss e le longilinee top model ricalcano il mito del
trucco e della bellezza, che vede Cleopatra come illustre capostipite.
L’antica mitologia ci proponeva divinità umanizzate con pregi e difetti:
da Giove a Venere, da Ercole ad Achille, da Paride ad Elena; antichi
archetipi, pedissequamente riproposti da calciatori, ballerine, pop star
e attori del cinema e della televisione, in una girandola multiforme e
con uno scambio di ruoli da far inorridire sia Kafka che Pirandello.
Achille della Ragione
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Lei,
caro Achille ha perfettamente ragione: le cose stanno proprio così. Né
con l’aria che tira, potrebbero stare diversamente. I valori si sono
sovvertiti, il favore fa aggio sul merito, i gusti sono cambiati, e
anche i disgusti. E cambiate sono le aspirazioni. Il mondo di oggi non è
più quello di ieri, e non solo entro i confini dello stivale: ovunque.
Le copertine dei settimanali sono diventate appannaggio degli eroi dello
spettacolo, dello sport, della moda. Le veline, le show girl, i
calciatori, le modelle, tengono campo, dopo averlo invaso. I nuovi
Soloni sono i tronisti che, non sapendo niente di niente, possono
parlare, e parlano di tutto. Il gossip dilaga, il sensazionalismo è la
materia prima dei giornalisti. Se non fai scandalo, non sei nessuno. Un
paio di tette prosperose o un fondoschiena ben esibito valgono più di un
cervello che funzioni. Lo star system impera e i suoi fan, sempre più
fanatici, non si contano.
Noi siamo all’antica e non solo perché antichi (antichi o venerabili, non vecchi) e in questo mondo stiamo male, anche se speriamo di restarci il più a lungo possibile visto che l’altro, se esiste, non lo conosciamo; se non esiste, ci annulla e ci toglie la voglia di salire sul barcone di Caronte.
Con la parola e con la penna cerchiamo di arginare questa deriva ma l’impresa è disperata. Siamo soli e in pochi. La massa si è adeguata e i pettegolezzi che ha sempre amato la fanno gongolare più di quanto la interessino la serietà e la profondità dei ragionamenti. Fra un Nobel e Madonna che fa una piroetta e canta, sguaiata e blasfema, non ha dubbi: meglio la signora Ciccone. Tra un filosofo che cerca di farti capire l’incomprensibile vita e un bomber come Di Natale, sceglie Di Natale.
Nei bar, la mattina, fra una tazzina e l’altra di caffè, di cosa si parla? Del rigore ingiustamente negato alla Roma e benevolmente concesso alla Juventus, dell’ultima esibizione della rock star, del temerario bikini di Belen o dell’amore contrastato della figlia di un commoner con il pretendente al trono di un regno scandinavo.
Che fare? Niente. Prendere atto, come dicevo, che il mondo di oggi non è più quello di ieri e augurasi che quello di domani sia meglio di quello di oggi.
Noi siamo all’antica e non solo perché antichi (antichi o venerabili, non vecchi) e in questo mondo stiamo male, anche se speriamo di restarci il più a lungo possibile visto che l’altro, se esiste, non lo conosciamo; se non esiste, ci annulla e ci toglie la voglia di salire sul barcone di Caronte.
Con la parola e con la penna cerchiamo di arginare questa deriva ma l’impresa è disperata. Siamo soli e in pochi. La massa si è adeguata e i pettegolezzi che ha sempre amato la fanno gongolare più di quanto la interessino la serietà e la profondità dei ragionamenti. Fra un Nobel e Madonna che fa una piroetta e canta, sguaiata e blasfema, non ha dubbi: meglio la signora Ciccone. Tra un filosofo che cerca di farti capire l’incomprensibile vita e un bomber come Di Natale, sceglie Di Natale.
Nei bar, la mattina, fra una tazzina e l’altra di caffè, di cosa si parla? Del rigore ingiustamente negato alla Roma e benevolmente concesso alla Juventus, dell’ultima esibizione della rock star, del temerario bikini di Belen o dell’amore contrastato della figlia di un commoner con il pretendente al trono di un regno scandinavo.
Che fare? Niente. Prendere atto, come dicevo, che il mondo di oggi non è più quello di ieri e augurasi che quello di domani sia meglio di quello di oggi.
Roberto Gervaso
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