domenica 24 febbraio 2019

Una sensuale Lucrezia di Andrea Vaccaro

tav. 1 - Lucrezia - 65 x45 -  olio su rame -
Liguria collezione privata

Da un collezionista ligure mi è stato richiesto di dare una paternità ad un dipinto su rame (fig.1) chiaramente derivato dalla tela di Guido Reni raffigurante il Suicidio di Lucrezia (fig.2) ubicata presso il RISD Museum a Rhode Island.    
Il proprietario del quadro si era rivolto per un parere a due studiosi, il professor Benati, che aveva dichiarato:"...il dipinto di cui m'invia le foto è una derivazione, forse di epoca già settecentesca, da un dipinto di Guido Reni raffigurante Lucrezia. Stante il carattere di copia, è impossibile stabilirne una precisa paternità." ed il celebre Vittorio Sgarbi, la cui segretaria prontamente rispose: "Il professore ha analizzato il materiale da lei inviato e ritiene l’opera importante, con molta probabilità di Francesco Gessi, allievo di Guido Reni ed è disponibile a redigere l’expertise."        
Entrambi non avevano riconosciuto la paternità lampante di Andrea Vaccaro e la straordinaria somiglianza con un dipinto, sito in Uruguay e da me pubblicato tempo fa, identico nella luminosità degli occhi e l'acconciatura dei capelli. 
tav. 2 - Guido Reni - Suicidio di Lucrezia -
Rhode Island, RISD Museum

Sul retro del dipinto, che ricordiamo è un rame, compare un sigillo in ceralacca (fig.3) che non appartiene a famiglia nobile, seguendo il parere di Luca Becchetti esperto sfragista pontificio di Roma il quale afferma: "La prassi di apporre sigilli in ceralacca sul retro dei dipinti è circostanza abbastanza frequente e - date le motivazioni delle prerogative sfragistiche – può rappresentare significati diversi; principalmente segno di appartenenza o pertinenza, ma anche certifica la bontà di provenienza di una tela, avvenuti passaggi doganali dei quadri e molto altro. Tutti questi interrogativi potrebbero essere soddisfatti solo in seguito alla possibilità di capire a chi o a cosa riconduce il leone (o il grifone?), accompagnato dal Capo d'Angiò, pezza araldica che raffigura gigli separati da un lambello, che l’impronta mostra, esercizio che in realtà risulta assai difficile, poichè tale titologia è abbastanza frequente in araldica. Risulta dunque molto complicato, dati gli elementi assai generici che mostra il blasone, effettuare attribuzioni certe". 


tav. 3 - Sigillo sul retro del dipinto


tav. 4 - Dolcezza del volto

Soffermiamoci ora su alcuni dettagli del quadro in esame per sottolineare la dolcezza del volto (fig.4), l’elegante orecchino (fig.5) ed il caratteristico girar degli occhi al cielo (fig.6), il famoso “sottoinsù”, oltre alle labbra carnose e l’epidermide alabastrina.   
Il dipinto in esame fa parte di quella produzione per una clientela laica sia napoletana sia spagnola che il Vaccaro, in una tavolozza monotona con facili accordi di bruni e di rossicci, creava con scene bibliche e mitologiche e le sue celebri mezze figure di donne nelle quali persegue un’ideale femminile di sensualità latente;  diviene così il pittore della "quotidianità appagante, tranquilla, a volte accattivante, in grado di soddisfare le esigenze di una classe paga della propria condizione, attenta al decoro, poco incline a lasciarsi coinvolgere in stilemi, filosofici letterari, o mode repentine, misurato nel disegno, consolante nell’illustrazione; Andrea ottenne il suo  indice di gradimento in quella fascia della società spagnola più austera e di consolidate opinioni e per converso in quelle napoletane di pari stato ed inclinazione" (De Vito).
Tra i suoi dipinti "laici", alcuni, di elevata qualità, sembrano animati da un’agitazione barocca che raggiunge talune volte un coro da melodramma.
Egli si ripeté spesso su due o tre modelli femminili ben scelti, che gli servirono a fornire mezze figure dai volti velati da una sottile malinconia e con un caldo languore nei grandi occhi umidi e bruni. Queste eterne bellezze mediterranee dal volto sensuale ed accattivante fanno mostra del loro pensiero  con indifferenza e con lo sguardo trasognato, incuranti degli affanni terreni e con gli occhi che sembrano proiettato fuori dal tempo e dallo spazio. Dalle tele promana una dolcezza languida, serena, rassicurante, che ci fa comprendere con quanta calma queste sante, avvolte nelle sete rare delle loro vesti acconciatissime, abbiano affrontato il martirio, sicure della bontà delle loro decisioni, placando e spegnendo ogni sentimento e sensazione negativa quali il dolore, la sofferenza, lo sdegno ed esaltando la calma serafica, la serenità dell’animo, la certezza di una scelta adamantina. La pittura in queste immagini dolcissime e sdolcinate cede il passo alla poesia, che si fa canto soave ed incanta l’osservatore.

Achille della Ragione



tav. 5 - Elegante orecchino
tav. 6 - Caratteristico girar degli occhi al cielo

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