01 - Baia il lido di Napoli |
Sono ritornato dopo oltre mezzo secolo al Lido Napoli, quanta nostalgia di tempi felici, quando raggiungevo il mare con la Cumana da Montesanto con mia madre e mio fratello Carlo ogni giorno dalle 10 alle 17 ed erano gioco, mare e sole senza sorta di interruzione, ad eccezione di un pasto frugale consumato all’ombra della cabina, che tenevamo fittata dal 15 giugno al 15 settembre.
Mia madre preparava delle irripetibili frittate di maccheroni e dei panzarotti da schianto, innaffiati da Coca Cola e gassosa a volontà.
Mio padre non amava il mare, bensì il lavoro (erano altri tempi, che mai più torneranno); trascorreva tutto il giorno in ufficio alla sede centrale del Banco di Napoli di via Toledo, dove era direttore della sezione di credito industriale e la sera verso le 19, ben oltre il consueto orario di lavoro, ritornava a piedi a casa (abitavamo in via Salvator Rosa) per cenare tutti assieme.
Ricordo che il mare alcuni giorni era già sporco come oggi, perché alla rada sostavano delle petroliere, che ogni tanto lavavano le cisterne, per cui a riva giungevano macchie di nafta da far impallidire la odierna schiuma di detersivi non biodegradabili tanto di moda oggi.
In genere però l’acqua era limpida e fare il bagno una gioia immensa, alternata a fabbricare castelli di sabbia e pescare telline.
Le tracine erano molto diffuse e calpestarne una era un’esperienza imbarazzante, perché dotate di aculei pungenti, attraverso i quali diffondevano un veleno che procurava per ore dolori lancinanti.
A 800 metri dalla riva esisteva una torre, detta di Pulcinella. I più grandi la raggiungevano a nuoto, in gare settimanali, nelle quali eccelleva mio fratello Carlo, valente nuotatore ed il compianto Federico Ricciardi, detto Rirì, a differenza di Elio Fusco e Guglielmo Benigno, costantemente ultimi.
Io mi divertivo a giocare a bocce, ero praticamente imbattibile, da quando undicenne vinsi la prima coppa Ceceniello.
Alcune ore le occupavo a raccogliere bottiglie vuote di vetro, per le quali si pagava un deposito di 10 lire. Ne raccoglievo tante da ricavare 300 – 400 lire al giorno, in un periodo in cui la raccolta differenziata era di là da venire; più o meno come oggi.
Ricordo le selezioni per il concorso Ondina Sport Sud e la volta che vinse Ornella Peroni, una nostra amica che portammo al successo con un tifo da stadio.
All’epoca, siamo negli anni Cinquanta, vi erano tre fermate del treno, in corrispondenza di vari ingressi, dei quali persiste oggi un solo scheletro della struttura in cemento armato, che incute profonda tristezza.
Ma la vera differenza sta nelle cabine, centinaia e centinaia, nelle quali si depositavano costumi e secchielli, oggi completamente scomparse, sostituite da anonimi spogliatoi.
I treni passavano regolarmente ogni 15 minuti, oggi sono una presenza sporadica, tutti massacrati dalle insulse scritte dei writers, da tempo un flagello ubiquitario.
I bagnini erano tanti, ma anche oggi sono numerosi, giovani, aitanti e con una canottiera rossa per distinguerli a distanza.
La vera differenza è costituita nello stabilimento attuale da una spettacolare piscina, che permette di fare il bagno anche quando il mare è poco invitante.
Concludiamo questo tuffo tra passato e presente con una considerazione sui frequentatori: una volta la migliore borghesia napoletana, che ignorava cosa fosse la villeggiatura, oggi un pubblico che la brama, ma non può permettersela, molti volti patibolari, ma tutto sommato brava gente.
02 - Spiaggia-Lido Napoli-Lucrino |
03 - La piscina del nuovo Lido Napoli |
Le onde si avviano verso il Lido Napoli |
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