IL MATTINO 6 maggio 2018, pag. 54 |
Mentre imperversa la furia xenofoba verso gli immigrati, più o meno clandestini, un esercito silenzioso composto da due milioni di unità permette all'Italia di potrer continuare a camminare nel suo egoismo, figlio della civiltà dei consumi.
Le donne ambiscono solo a un lavoro fuori casa e scaricano sul personale domestico, quasi tutto straniero, incombenze alle quali fino a una generazione fa attendevano volentieri, la gestione della casa, l'educazione della prole, e l'impegno più gravoso, l'assistenza agli anziani.
L'arrivo di un fiume di badanti di razze e culture diverse è accettato di buon grado dalle famiglie. Nei casi più gravi prestano la loro preziosa assistenza a casa, ma spesso escono a fare quattro passi con la persona a loro affidata e sono immagini di grande tenerezza.
Sognano la famiglia lontana e soffrono di un'inguaribile solitudine: lo straniero ha i suoi cari a migliaia di chilometri, anziano ancora più distanti, anche se la figlia o la nuora abitano a pochi isolati. Tutte le piazze d'Italia dovrebbero dedicare un monumento alla badante.
Possiamo immaginare una donna chiana su un vecchio col sorriso sulle labbra.
Tutti dovremmo sostare a meditare, come noi non siamo da tempo più abituati e possiamo essere certi che il monumento non attirerebbe lo spray del vandalo, che umilia le statue dei personaggi celebri e dei padri della patria e farebbe tentennare la mano del politico pronto a firmare una legge restrittiva o un obbligo di rimpatrio.
Achille della Ragione
Questa riflessione fa da controaltare alle malignità sulle badanti spacca famiglie. Nel 2015, per Longanesi, Matteo Collura - scrittore siciliano, giornalista nel Mattino di Roberto Ciuni e del Corriere della Sera - ha pubblicato li romanzo «La badante». É una riflessione sulla vecchiaia, val la pena di leggerla.
Pietro Gargano
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