martedì 22 marzo 2016

Pietro Pesce, chi era costui?

fig. 1 - Pietro Pesce - Pescatori - 23 - 28 - Roma collezione Pietro Di Loreto

Se consultiamo i testi sacri sul Seicento napoletano, dal monumentale repertorio fotografico di Spinosa edito nel 1984, agli esaustivi cataloghi delle grandi mostre, che si sono tenute sul secolo d’oro, non troveremo nessuna traccia di Pietro Pesce, del quale, molto brevemente, parla il De Dominici quando tratta della bottega di Domenico Gargiulo, più noto come Micco Spadaro.
Il De Dominici nell’affermare che”lo Spadaro ebbe molti discepoli” si sofferma su quelli ritenuti da lui più significativi: Ignazio Oliva che “imitò il maestro nel fare paesi e marine”, il “superbo” Francesco Salernitano, che “attese alle figure grandi”, Giuseppe Piscopo che dalla bottega di Aniello Falcone era passato a quella di Domenico dedicandosi”alle figure piccole, insino alla misura di circa un palmo” essendo negato per quelle più grandi(di lui il De Dominici non citò alcun dipinto in particolare, affermando invece che piccole “Istoriette e belle tavolette” di Piscopo si potevano trovare in collezioni private); nel cappellone sinistro della chiesa dei Girolamini c’è un dipinto a lui attribuito, datato al 1647, che raffigura i Santi martiri Felice, Cosma, Alepanto e compagni. Sembra comunque che l’artista fosse soprattutto pittore di piccole battaglie come le due dipinte nel 1649 per la collezione di Antonio Ruffo a Messina e di soggetti vetero testamentari come il Tobia e l’angelo e la Rebecca al pozzo ricordati nel 1725 nell’inventario della collezione di Francesco Gambacorta duca di Limatola. Ed infine Pietro Pesce, “che ne conseguì tutti i generi e modi” e del quale la critica ha identificato alcune sue opere firmate (fig. 2 – 3), passate nel 1997 ad un’asta Semenzato a Napoli, di ambientazione notturna, come ne erano presenti altre nella raccolta del principe Ettore Capecelatro identificate in un inventario da Labrot, tra le quali forse quella (fig. 4), molto bella, presente negli anni Novanta sul mercato antiquariale a Vienna.
Quando l’altro giorno, recandomi in visita a Roma dal professor Di Loreto, illustre studioso e raffinato collezionista, ho potuto osservare il suo ultimo acquisto (fig. 1), ho subito esclamato: “Finalmente ecco un altro dipinto da aggiungere all’esiguo catalogo di Pietro Pesce”, tante sono le similitudini, sia nelle fisionomie dei personaggi, che nel lugubre cromatismo, a dimostrazione lampante della predilezione dell’artista ad ambientare nelle ore notturne le sue scenette di vita quotidiana.
Bibliografia
della Ragione A. - Il secolo d’oro della pittura napoletana, II tomo, pag. 99 - 100 – Napoli 1998della Ragione A. - Repertorio fotografico a colori del Seicento napoletano II tomo, pag. 85 – Napoli 2011 

fig. 2 - Pietro Pesce - Scena contadina - 25 - 45 - Napoli asta Semenzato 1997



fig. 3 - Pietro Pesce - Brindisi augurale - 25 - 45 -  firmato e datato 1650 - Napoli asta Semenzato 1997



fig. 4 - Pietro Pesce - Scena d'interno a lume di candela - Vienna mercato antiquariale





1 commento:

  1. Alla Cortese attenzione del Dott. N.H. Achille Della Ragione.
    Buongiorno e Buona domenica Achille! Ti ho sentito molto volentieri giovedì sc. al telefono per 2 motivi : primo perchè dalla voce ho capito che stavi recuperando alla grande, secondo perchè mi confermavi, con il tuo parere illuminante e competente, l'attribuzione all'ottimo pittore partenopeo di nature silenti, Aniello Ascione. Te ne sono veramente grato! Come promesso ti invio anche le foto di un altra piccola tela, che assegno al paesaggista napoletano Domenico Gargiulo, più conosciuto come Micco Spadaro. Della tela in oggetto colpiscono la calma e la serenità dei personaggi, la chiara composizione e la misurata
    distribuzione dei colori : caratterisiche queste tipiche del Gargiulo. Combina, dunque, la tradizione naturalistica partenopea con
    un'attenzione scrupolosa agli effetti coloristici, attraverso l'uso di
    un forte chiaroscuro, unito ad elementi di contrasto in primo piano. Le figure allungate, il paesaggio preciso, quasi topografico, rivelano
    l'influenza di J.Callot, ma con minore teatralità, ma con
    un'interpretazione più classica, avvicinandolo alla pittura di N.
    Poussin. Tu cosa pensi? Un caro saluto ed un abbraccio, con simpatia e stima Prof. Franco Ristori.

    RispondiElimina