Il 21 marzo, oltre alla primavera, a Napoli giunge papa Francesco, con il suo messaggio di pace e di fratellanza ed è significativo che abbia scelto di trascorrere la sua giornata tra Scampia, la più grande piazza di spaccio della droga d’Europa, il carcere, dove pranzerà con i detenuti, l’incontro con gli ammalati e il bagno di folla finale sul lungomare con i giovani, il futuro della città.
Quanta differenza con l’ultima visita di un pontefice, incentrata sull’incontro a piazza Plebiscito con i potenti in prima fila per ricevere il sacramento dell’Eucarestia, dal truce filisteo, abituale adoratore del vitello d’oro, sceso dal Nord per l’ostia televisiva, all’ateo inveterato, nemico giurato della Chiesa, salvo che nelle occasioni eccezionali. Ed alle loro spalle premevano per il rito del baciamano eurotelevisivo amministratori corrotti, malversatori abituali, usurai incalliti, bestemmiatori immarcescibili e tutta quella feccia che ha portato la Campania sul fondo del baratro.
Per l’occasione fu ripulito il suo percorso, tolto cumuli di puteolente spazzatura, colmato voragini nelle strade, allontanato per poche ore scippatori e spacciatori, truculenti magnaccia e sguaiate prostitute.
In seconda fila vi era la Napoli vera che non potette conoscere: i disoccupati cronici, i giovani senza futuro, i pensionati alla fame, i commercianti strangolati dal pizzo, i lavoratori al nero per 500 euro al mese, ma soprattutto la folla degli onesti, costretti in un angolo dalla prepotenza dei vincitori.
Non fu possibile raccogliere il disperato grido di dolore degli abitanti delle periferie degradate, vedere le antiche chiese cadere in rovina, gli abusi edilizi ubiquitari, l’esercizio spietato della prevaricazione come regola di vita.
Conoscere veramente Napoli, dove per millenni lingue e culture aliene hanno sempre goduto di accoglienza e tolleranza, antica e gloriosa capitale, costretta al rango di capitale della monnezza e della malavita
Santità, Voi non ne avete bisogno, fate che l’augurio che vi sarà indirizzato dal Cardinale: "'A Maronna t’accumpagna” sia viatico per i napoletani nel lungo viaggio dal buio delle tenebre verso la Luce.
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