domenica 18 gennaio 2015

Mala tempora currunt per i medici




Vi era un tempo felice in cui la figura del medico di famiglia godeva di un’aura di sacralità ed il rapporto con il paziente ed i suoi familiari era improntato ad una fiducia reciproca assoluta.
Poi il dio denaro, la caduta dei valori, l’esempio nefasto di ciò che avveniva oltre oceano ha troncato quel clima idilliaco ed avvelenato i rapporti tra sanitari, cittadini ed istituzioni.
Il contenzioso genera ogni anno 34.000 cause di risarcimento, oltre a produrre procedimenti penali estremamente rischiosi in Italia, dove la magistratura possiede un potere decisionale assoluto ed una volubilità nelle decisioni impressionante.
Più del 98% di queste cause si conclude con assoluzione o archiviazione, ma  la paura di essere denunciato da parte di pazienti o parenti ha portato all’esplosione del fenomeno della medicina difensiva. Esami e accertamenti inutili o superflui costano all’intera collettività più di 12 miliardi ogni anno. Il contenzioso legale sta condizionando le scelte di carriera dei giovani medici che non vogliono più praticare specializzazioni ad alto rischio come la ginecologia o la chirurgia plastica. 
Lo Stato non può più consentire ai propri professionisti della sanità di lavorare in un clima di persistente “caccia alle streghe” che comporta pesanti ricadute sotto il profilo economico, psicologico e mediatico, oltre che a screditare l'intero servizio sanitario nazionale. Necessita al più presto una legislazione specifica che regolamenti la spinosa questione, ribadendo che l’operato del medico può essere sindacato solo e soltanto quando via siano associate negligenza ed imperizia.
Sempre più spesso un medico è costretto a lavorare in condizioni di emergenza, indipendenti dalla sua volontà e da addebitare unicamente a problemi strutturali o deficit organizzativi ospedalieri,  per cui in queste circostanze è necessario  spostare la responsabilità dal singolo medico alla struttura sanitaria nella quale lavora.
Oggi un’assicurazione per un chirurgo che esercita privatamente ha raggiunto costi proibitivi, ma è soprattutto il rischio di un’azione penale che induce ad un’eccessiva prudenza  a danno dei pazienti.
Speriamo che quanto prima il Parlamento trovi il tempo e la volontà di interessarsi ad una problematica che non ammette ulteriori rinvii.


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