001 - S.Sebastiano (Napoli, Museo di Capodimonte) |
Un genere che incontrò grande successo a Napoli, a conferma del carattere bonariamente devozionale e mistico della popolazione, fu la pittura di martirii, la cui culla fu rappresentata dalla bottega del Falcone. I suoi rappresentanti più noti furono, oltre allo stesso Falcone, Domenico Gargiulo, Scipione Compagno. Agostino Beltrano, Niccolò De Simone, Carlo Coppola, Heinrich Schonfeld e l'ancora misterioso Maestro dei martirii.
I soggetti più raffigurati sono san Gennaro, il patrono della città, che fu decapitato nella Solfatara, san Sebastiano che fu trafitto dalle frecce e san Lorenzo che fu bruciato sulla graticola.
Sotto il profilo cronologico la massima attenzione da parte dei collezionisti verso questo genere di pittura sacra minore si ebbe tra il IV ed il V decennio.
Talune volte è difficile stabilire l'autografia di un martirio, perché i pittori, un po' per la comune origine nella bottega falconiana, un po' per abitudine inveterata di prelevare a vicenda dai quadri dei colleghi particolari iconografici di successo, non possedevano a volte uno stile originale.
L'esempio più significativo di quanto asserito è rappresentato dai quadri di Agostino Beltrano, un pedissequo imitatore della maniera altrui, spesso confuso col Gargiulo o con il Coppola.
I quadri di martirio sono basati su di un effetto scenico centrale, movimentato da episodi laterali minori in cui sono sempre presenti guerrieri romani a piedi e a cavallo e gruppetti di popolani, il tutto rallegrato da vibranti tocchi di colore ed immerso in una caricata teatralità.
Anche grandi artisti come Ribera e Giordano ci hanno lasciato esempi significativi di dipinti basati sul tema del martirio e pure il Vaccaro sfornò decine di quadri durante tutte le fasi della sua lunga e feconda carriera. Egli detiene il primato indiscusso nella rappresentazione di S. Agata e San Sebastiano, oltre ad essere il più ispirato cantore della figura della Maddalena.
La rappresentazione dei supplizi risponde ad una precisa direttiva della chiesa all’epoca della Controriforma ed il martire interpreta l’eroe che esalta i valori della fede, sacrificando se necessario la propria vita, affrontando con serenità i più atroci patimenti. Il martirio funge da esempio di virtù e viene richiesto dalla Chiesa come sacrificio per affermare il suo primato morale di fronte non solo al paganesimo, ma anche e soprattutto nei confronti del protestantesimo luterano e calvinista.
Vaccaro risponde a questo imperativo categorico che anima le richieste della committenza, non solo ecclesiastica, con grande ardore e partecipazione e sa infondere ai suoi personaggi quel distacco dalla sofferenza che sconfina tra estasi e beatitudine, in stridente contrasto con la ottusa bestialità dei carnefici, inconsapevoli strumenti dell’umana malvagità.
Le figure dei personaggi sono caratterizzate da un incarnato rosso bruno e spesso e volentieri ostentano, sia i maschi che le donne, delle nudità in aperto contrasto con i dettami del rigore iconografico. Non solo le sante, ma anche le stesse rappresentazioni di Cristo o di san Sebastiano sono facilmente riconoscibili, alla pari di quei putti rosati e ben paffuti, che sgambettano allegramente nelle storie sacre.
L’ostentazione del nudo è una scelta costantemente praticata dal pittore, il quale era particolarmente abile nel delineare il corpo umano al punto da pontificare in un’apposita accademia dedicata all’apprendimento di una tecnica adeguata attraverso un lungo tirocinio disegnativo.
I suoi santi sono raffigurati come eroi della Fede, alla pari dei suoi Gesù crocifissi o deposti, belli ed atletici, scolpiti col pennello con la stessa amorosa cura dello scalpello di Fidia o Prassitele. Alcuni più che martiri appaiono come vigorosi gladiatori, dalla monumentale muscolatura, ripresi in pose possenti e cariche di energia da intimorire gli stessi aguzzini.
002 - Martirio di San Sebastiano - Parigi Galerie Canesso |
003 - Martirio di San Sebastiano - Napoli sacrestia della chiesa di S. Maria degli angeli alle Croci |
004 - San Sebastiano curato dalle pie donne - Budapest museum |
Le figure dei protagonisti sono costantemente esuberanti, una caratteristica fondamentale dei suoi dipinti, sia che si tratti di santi, che dei semplici operai intenti a costruire la cattedrale dell’Abbazia di Lincon o degli umili pastori che portano omaggio alla Natività. La grandezza dei corpi simboleggia quella morale di cui sono depositari questi eroi pervasi da una severità arcaica, derivante dal classicismo bolognese e dalla profonda conoscenza del mondo classico. Una sorta di “gravitas”, come giustamente sottolinea il Pacelli, che rappresenta una differenza sostanziale rispetto ai modi pittorici del Cavallino, del Beltrano e dello stesso Stanzione con i quali il Nostro si confronta quotidianamente in questo genere di pittura. Anche nella tavolozza vi è una sostanziale differenza: colori scuri in conformità con il messaggio di severità spirituale, che la sua arte intende comunicare ed assenza completa di ocra, rosso squillante e lapislazzulo.
Anche le figure femminili del Vaccaro, come quelle maschili, tracimano dignità e solennità; non possiedono le taglie delle agili indossatrici del Cavallino, né la moderna sensualità delle modelle pacecchiane, troneggianti nei loro eleganti abiti di seta, velluto e damasco, esaltati da preziosi gioielli. Esse con i loro abiti sobri somigliano ad antiche matrone romane ed in ambito pittorico alle monumentali donne falconiane.
Per la clientela laica sia napoletana che spagnola egli, in una tavolozza monotona con facili accordi di bruni e di rossicci, crea scene bibliche e mitologiche e le sue celebri mezze figure di donne nelle quali persegue un’ideale femminile di sensualità latente e dove raggiunge i suoi toni più elevati nel ritratto di Annella De Rosa, giudicato anche dall’Ortolani, che non aveva di lui una grande opinione, come il suo capolavoro.
Il Vaccaro diviene il pittore della "quotidianità appagante, tranquilla, a volte accattivante, in grado di soddisfare le esigenze di una classe paga della propria condizione, attenta al decoro, poco incline a lasciarsi coinvolgere in stilemi, filosofici letterari, o mode repentine, misurato nel disegno, intonato nei colori, consolante nell’illustrazione; Andrea ottenne il suo maggior indice di gradimento in quella fascia della società spagnola più austera e di consolidate opinioni e per converso in quelle napoletane di pari stato ed inclinazione" (De Vito).
Tra i suoi dipinti "laici", alcuni, di elevata qualità, sembrano animati da un’agitazione barocca che raggiunge talune volte un coro da melodramma.
Le sue sante, martiri o non, in sofferenza o in estasi che siano, sono donne vive, senza odore di sacrestia, a volte perfino provocanti nel turgore delle forme e nell’espressione di attesa non solo di sposalizio mistico, «col bel girare degli occhi al cielo» (De Dominici) e con le splendide mani dalle dita affusolate a ricoprire i ridondanti seni.
005 - S.Agata (Napoli, Museo Filangieri) |
006 - Martirio di S. Agata - Parigi Galleria Sarti |
007 - S.Agata (Milano, Collezione De Vito) |
Il Vaccaro fu artista abile nel dipingere donne, sante che fossero, pervase da una vena di sottile erotismo, d’epidermide dorata, dai capelli bruni o biondi, di una carnalità desiderabile sulle cui forme egli indugiò spesso compiaciuto col suo pennello, a stuzzicare e lusingare il gusto dei committenti, più sensibili a piacevolezze di soggetto, che a recepire il messaggio devozionale che ne era alla base.
Egli si ripeté spesso su due o tre modelli femminili ben scelti, di lusinghiere nudità, che gli servirono a fornire mezze figure di sante martiri a dovizia tutte piacevoli da guardare, percepite con un’affettuosa partecipazione terrena, velata da una punta di erotismo, con i loro capelli d’oro luccicanti, con le morbide mani carnose e affusolate nelle dita, con le loro vesti blu scollate, tanto da mostrare le grazie di una spalla pallida, ma desiderabile. I volti velati da una sottile malinconia e con un caldo languore nei grandi occhi umidi e bruni, che aggiungono qualcosa di più acuto alla sensazione visiva delle carni plasmate con amore e compiacimento.
008 - Maddalena penitente (Palermo, Galleria Nazionale) |
009 - Annella de Rosa |
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