Antonio Ghirelli |
Ogni volta che capitavo a Roma ci incontravamo per uno scambio di opinioni: si parlava di Napoli e mi colpì molto un aneddoto riguardante il preside del Liceo Sannazaro del Vomero che, durante il fascismo, aveva avuto il coraggio di formare una classe con ragazzi ed insegnanti ebrei.
Parlando con lui, fui sorpreso dalle sue considerazioni sul rapporto tra cristianesimo e socialismo che considerava l’unico pensiero laico più vicino agli insegnamenti di Gesù perché fondato sulla solidarietà. Nessuno, che stia bene, può far finta di niente se qualcun altro sta male perché siamo tutti sulla stessa barca e non si può ignorare il malessere degli altri.
Non considerava la divinità di Gesù come l’elemento fondante del suo insegnamento: per lui, il principio dal quale doveva derivare il tutto, era l’affermazione “ama il prossimo tuo come te stesso ed, allo stesso modo, anche il tuo nemico”. Considerava i primi tre evangelisti, Matteo, Luca e Marco, i più grandi giornalisti mai esistiti perché, con la semplicità della fede, senza orpelli aggiuntivi, raccontano gli avvenimenti così come si sono verificati, essendone stati, per molti di essi, anche protagonisti o spettatori. Il problema è che, ad un certo punto, il movimento cristiano è cresciuto ed ha avuto necessità di organizzarsi e ci si è affidati a Paolo di Tarso che, da romano, ragionava da legislatore e questo ha contribuito a creare un potere temporale che nel corso dei secoli si è fatto sempre più imponente.
Antonio Ghirelli nasce a Napoli il 10 maggio 1922. Frequenta il Liceo Umberto, nel quartiere Chiaia, avendo compagni di classe o d’istituto i giovani Raffaele La Capria, Giuseppe Patroni Griffi, Francesco Rosi, Giorgio Napolitano, Francesco Compagna, Massimo Caprara, con i quali cementerà un’amicizia durata tutta la vita.
Pubblica i primi articoli sulla rivista “IX Maggio”, il giornale della gioventù universitaria fascista. All’università di Napoli, che all’epoca non era ancora dedicata al grande Federico II, oltre all’amore per tutto quello che è cultura, libri,cinema, teatro, scopre l’impegno politico che, nel 1942, lo porta ad iscriversi al Partito Comunista ed a partecipare in seguito alla Resistenza. Negli anni della Repubblica di Salò è cronista a “Radio Bologna Libera”, allestita dagli Alleati e, dopo la guerra, inizia la vera e propria professione giornalistica collaborando con “L’Unità” e “Milano sera”.
L’amore per lo sport lo porta a “Paese sera”, alla “Gazzetta dello sport” e poi, dal 1966 al 1977, a dirigere “Tuttosport” e “Corriere dello sport”.
Antonio Ghirelli |
Sandro Pertini ed Antonio Ghirelli |
La sua grande e multiforme cultura gli permette di scrivere articoli di terza pagina per il “Corriere della sera”, “Il Politecnico”, “Repubblica d’Italia”, “Il Mondo” e “l’Avanti!”, organo del Partito Socialista cui si iscrive nel 1956 quando, a seguito dell’invasione dell’Ungheria da parte della Russia, lascia il Partito Comunista.
Il primo presidente socialista della Repubblica Italiana, Sandro Pertini, lo vuole a capo dell’Ufficio Stampa del Quirinale, incarico da cui si dimette nel 1980 in seguito alla diffusione di un comunicato stampa nel quale il Presidente Pertini auspica le dimissioni del Ministro dell’Interno, Francesco Cossiga, di cui si vocifera un probabile favoreggiamento a beneficio di Marco Donat Cattin, terrorista di Prima Linea, figlio di Carlo, importante esponente democristiano. In realtà, il comunicato era stato scritto da altri ma Ghirelli se ne assume la responsabilità per tutelare un giovane collaboratore. Qualche anno dopo, Marco Donat Cattin muore tragicamente cadendo nel vuoto tra i guardarail di un’autostrada nel tentativo di prestare soccorso ad automobilisti coinvolti in un incidente sull’altra corsia.
Dal 1983 al 1986 Ghirelli è chiamato dal capo del governo Bettino Craxi a dirigere l’Ufficio stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dal 1986 al 1987 è direttore del TG2 e, dal 1988 al 1989, direttore dell’”L’Avanti!”.
Mi parlava del socialista Craxi in maniera entusiasta: diceva che era dotato di un’umanità enorme ma era stato tradito da molti. Mi raccontò che, durante un viaggio a Buenos Aires dopo la caduta del regime fascista che aveva fatto letteralmente sparire migliaia e migliaia di oppositori (i “desaparecidos”) e l’elezione a presidente di Raùl Carlo Alfonsìn, giornalisti argentini gli avevano raccontato che erano accorsi per ascoltare e vedere da vicino Bettino Craxi che, negli anni dell’oppressione, li aveva sostenuti politicamente e finanziariamente. Alla richiesta di Ghirelli di poter scrivere sull’argomento, ci fu il divieto del politico che, da buon siciliano, volle tenere riservata quell’opera meritoria.
L’amarezza del vecchio socialista Ghirelli è stata raccontata da Nello Ajello su “Repubblica” quando, nel ricordarlo dopo la morte, avvenuta a Roma l’1 aprile 2012, ne ha evidenziato il dolore nel constatare, nella sua qualità di militante ed ex direttore dell’”Avanti”, che personaggi come Walter Lavitola, ultimo proprietario della gloriosa testata, si professassero socialisti, tradendo il significato, per lui sacro, di quel termine.
La produzione letteraria di Ghirelli, dal 1954 al 2011, spazia dal teatro alla storia, dallo sport alla politica.
E’ autore di teatro (“Mettiamo le carte in tavola” per Aldo Giuffrè, la bellissima “Io, Raffaele Viviani” interpretata dal grande Achille Millo e da Marina Pagano ed “Un borghese napoletano) e saggista (“Storia del calcio in Italia” , ”Tre volte Campioni del mondo”, “Storia di Napoli”, “Napoli italiana”, “Napoli sbagliata”, “Napoli dalla guerra a Bassolino”, “Effetto Craxi. Profilo di un nuovo leader”, “Moro tra Nenni e Craxi”, “Tiranni: da Hitler a Pol Pot”, “ Un secolo di risate: Eduardo, Totò e gli altri”, Democristiani. Storia di una classe politica dagli anni Trenta alla Seconda Repubblica”, “Aspettando la rivoluzione. Cento anni di sinistra italiana”, “Una moglie incantevole”, ultima sua fatica pubblicata nel 2011).
Il suo amico di gioventù, il presidente Giorgio Napolitano, lo ha ricordato come “interprete autentico dell’anima di Napoli” oltreché “giornalista di razza, guidato dalla sua passione di democratico e di socialista” ma il più bel ricordo ne è stato scritto da Cesare Lanza: Ghirelli è stato <<giornalista, scrittore, partigiano, spirito inquieto e ribelle, curioso di tutto e di tutti, uomo buono e per bene: ricordiamo la sua passione politica, il suo estro, la sua versatilità, la sua nobile e sanguigna napoletanità, il suo umorismo, la sua ironia gentile, il suo amore infinito per la moglie Barbara>>.
Con Antonio Ghirelli continuavo a mantenere un contatto epistolare.
Aveva in animo di scrivere un nuovo libro su Achille Lauro ma, candidamente, mi confessò che, dopo aver letto il mio, non avrebbe avuto nulla da aggiungere: naturalmente, questa dichiarazione mi ha reso orgoglioso.
Antonio Ghirelli |
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