giovedì 16 febbraio 2012

Lettera aperta al Ministro Severino

L'UNITA' di DOMENICA 22 GENNAIO 2012  pag.26


Gentile signora Severino,

sono napoletano come Lei, medico escrittore attualmente detenuto nel carcere di Rebibbia, ed ho molto apprezzato il Suo toccante discorso in occasione dellavisita del SantoPadre, per cui desidero ringraziarLa, anche a nome dei miei compagni di sventura.
Lei non ha potuto vedermi, perché la mia domanda (cattiva), per quanto condivisa dai cappellani, è stata censurata dalla segreteria del Pontefice.
In ogni caso è stata pubblicata da numerosi quotidiani sotto forma di lettera al direttore:
«Colgo l’occasione per sottoporLe una mia proposta che,nonostante abbia prospettato da tempo alla direzione, non ha finora ricevuto risposta. Ho la fortuna che mia figlia e mio genero siano commissari europei e, dopo aver consultato tutti i presidenti delle commissioni, mi hanno assicurato, in tempi brevissimi, la disponibilità di 100.000 euro per una o più iniziative a favore dei reclusi di Rebibbia.
Il mio sogno è che si possa permettere-a costo zero- l’opportunità di ricevere ed inviare mail a parenti ed amici,grazie al finanziamento della Comunità Europea.
Naturalmente la posta elettronica in arrivo ed in partenza,a differenza di quella tradizionale che gode della segretezza, potrebbe avere un filtro censorio .Rimanere in contatto costante con i propri cari è l’unico rimedio che conosco per sopportare la sofferenza, la solitudine,Se non la malinconia.
si ha l’energia per la realizzazione di un’iniziativa del genere,che ci porrebbe una volta tanto all’avanguardia in Europa, avanzo una seconda proposta: quella d’invitare i maggiori esperti internazionali del settore a tenere un ciclo d conferenze sulle metodiche più avanzate per meglio tollerare la detenzione, dall’ipnosi alla meditazione trascendentale, senza alcuna preclusione (ricorda la signora Ministra la scena relativa di Arancia meccanica?) e raccogliere poi i risultati in un volume da diffondere presso gli istituti di pena di tutto il mondo. Attualmente ho constatato che l’unica tecnica ampiamente attuata consiste nell’uso generoso di psicofarmaci, sconfinante nell’abuso,ch trasforma i detenuti in pallidi ectoplasmi, in automi, molto spesso in marionette impazzite.
Non mi dilungo, gentile signora,ma sarei onorato di un Suo riscontro

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