La fine dell'anno è anche un momento per fare dei bilanci e, almeno quello sul carcere, è totalmente negativo.
A fine novembre le persone detenute erano tornate ad essere oltre 60.000. Da prima dello scoppio della pandemia di Covid-19 non si registravano numeri così alti. I posti disponibili, invece, sono sempre 48.000.
A destare preoccupazione, però, non è solo l'aumento della popolazione reclusa, quanto le politiche penali che il governo sta portando avanti da quando si è insediato e che sono ben rappresentate da due degli ultimi atti: il decreto Caivano e il pacchetto sicurezza.
Per evitare che ciò accada, abbiamo bisogno che il 2024 diventi un anno in cui il carcere sia al centro dell'attenzione politica e mediatica. Abbiamo bisogno di riforme, ma non nel senso in cui sono state condotte finora.
Il carcere ha bisogno di maggiore apertura. Bisogna guardare ai diritti fondamentali: al lavoro, allo studio, all'affettività. Bisogna investire in misure alternative alla detenzione. Bisogna capire che la sicurezza non si costruisce mettendo in cella una persona e facendola lì marcire, ma dando a quella stessa persona strumenti economici, sociali, educativi, per affrancarsi dal suo passato criminale.
Achille della Ragione
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