fig.1 - Concorde in volo |
Dopo la sfarzosa cerimonia tenutasi nei saloni del Circolo della Stampa, Elvira ed io decidemmo di intraprendere un secondo viaggio di nozze e per raggiungere la meta designata: New York di utilizzare il mitico Concorde (fig.1), che, partendo da Parigi e da Londra, arrivava in America in meno di tre ore, volando a due volte e mezzo la velocità del suono, a differenza delle altre compagnie, che impiegavano più di nove ore. Unico dettaglio, non proprio trascurabile, in genere il costo per un viaggio di solo andata era di 900.000 lire, mentre per il Concorde ci volevano 14 milioni per l'andata ed altrettanti per il ritorno. Per una coppia 56 milioni in toto.
All'epoca possedevamo a Parigi un lussuoso appartamento nel quartiere latino, in via dei Gobelins, dove ci recammo il giorno precedente la partenza.
Il giorno successivo ci recammo all'aeroporto e partimmo intorno alle 13.
A bordo vi era posto solo per 100 persone ed un cameriere girava continuamente per soddisfare ogni desiderio dei passeggeri (fig.2).
L'aereo volava altissimo, migliaia di metri sopra le nuvole, a tal punto
che si poteva ammirare la curvatura terrestre. Ma lo spettacolo che più
ci meravigliò, mentre pasteggiavamo con caviale e champagne, era
costituito dalla presenza davanti a noi di una signora elegantissima e
profumata, che, al suo fianco aveva il suo cane, il quale si cibava con
tranquillità di una saporita bistecca al pepe verde. Chiesi al cameriere
come mai ad un cane era permesso di sedersi come un pascià, alla pari
di un essere umano e mi fu spiegato che il quadrupede aveva pagato il
regolare biglietto di 14 milioni, ma soprattutto la proprietaria era una
delle donne più ricche del mondo e se avessero vietato l'ingresso al
suo cane, avrebbe comperato la compagnia aerea e licenziato tutti.
fig.2 - Cameriere nel corridoio |
Scesi a terra prendemmo possesso della nostra suite nell'albergo più prestigioso di New York (fig.4) e riposammo alcune ore, per essere in forma la sera dove ci aspettava Madonna, non quella di Pompei, né tanto meno quella di Lourdes, bensì la diva che interpretava Evita Peron (fig.5) al teatro Metropolitan davanti ad un pubblico entusiasta e plaudente.
Il giorno successivo fu dedicato allo shopping di Elvira (fig.6) e rimasi colpito dall'elevato numero di barboni che dormiva per strada, pare che all'epoca fossero più di centomila,ma se si provava ad offrire loro del denaro si riceveva uno sdegnoso rifiuto, perché per molti di loro si trattava di una scelta di vita: un rifiuto netto della civiltà dei consumi.
Dopo due giorni di passeggiate eleganti e di visite a musei decidemmo di recarci nel famigerato Bronx, non certo per mischiarci coi negri, ma unicamente per visitare il giardino zoologico più famoso del mondo.
Prendemmo un taxi che, una volta condottoci all'ingresso dello zoo (fig.7) ci chiese se doveva aspettarci, naturalmente mentre il tassametro continuava a funzionare. Ingenuamente, poiché pensavamo che la visita durasse 4-5 ore, licenziai l'autista e cominciammo la nostra passeggiata, in parte a piedi,ma soprattutto a bordo di un trenino, che percorreva gli immensi spazi in cui erano collocati gli animali (fig.8).
Fui attirato dal gruppo dei gorilla, gli animali più fotografati dai visitatori, in particolare dal maschio dominatore, il cui sguardo minaccioso (fig.9) si incontrò con il mio per circa un minuto, fino a quando non fui costretto a calare gli occhi a terra.
Apro una breve parentesi per raccontare ai miei lettori che, da giovane, mi ero esercitato per anni a fissare gli occhi degli altri e possedevo uno sguardo talmente potente da intimidire chiunque e solo due volte in decenni mi era capitato di scontrarmi con uno più potente. La prima volta durante uno spettacolo all'anfiteatro di Pompei, quando incrociai gli occhi di Nureyev, il più celebre ballerino di tutti i tempi e la seconda volta mi capitò a Roma, durante un congresso del partito radicale, quando, salito sul palco per un discorso, il mio sguardo si confrontò con quello di Luca Coscioni, che, costretto dalla sla, a vivere paralizzato su una sedia a rotelle, poteva muovere un solo dito collegato ad un computer vocale con il quale affascinava gli ascoltatori.
fig.3 -Statua della liberta tra i grattacieli |
fig.4 - Ingresso in albergo |
fig.5 - Madonna interpreta Evita Peron |
fig.6 - Elvira fa shopping |
fig.7 - Elvira all'ingresso dello zoo |
fig.8 - Elefanti all'aria aperta |
fig.9 - lo sguardo di un magnifico esemplare di gorilla |
All'uscita ci aspettava una sgradita sorpresa: telefonai ad infiniti radio-taxi, ma tutti si rifiutavano di venire nel Bronx. Nel frattempo, essendo gli unici bianchi in circolazione, divenimmo oggetto di sguardi bellicosi da parte di muscolosi energumeni, che forse pensavano di rapinarci. Sarei stato una preda appetibile, perché all'epoca non utilizzavo carte di credito ed in tasca avevo 30-40 milioni. Mi salvò il mio abbigliamento demodè (fig.10); mi scambiarono per un poveraccio e mi salvai. Dovetti prendere 2 autobus prima di raggiungere una zona civile, dove si poteva prendere un taxi.
Arrivati in albergo tirammo un sospiro di sollievo e ci preparammo alla partenza del giorno successivo.
La sala di attesa per gli utenti del Concorde era elegantissima ed Elvira cominciò a sorseggiare un bicchiere dopo l'altro di Nicolas Feuillatte cuvèe speciale (fig.11) che conquistò il suo palato a tal punto che decidemmo, giunti a Parigi, di acquistarne una confezione di 16 bottiglie da sorseggiare a Napoli e di offrire agli amici. La sorpresa fu il prezzo dello champagne: un milione a litro, per cui ne comperai soltanto una per ubriacarci e trascorrere, al nostro ritorno, una folle notte d'amore.
Achille della Ragione
fig.10 - Achille in abbigliamento casual |
fig.11 - Elvira sorseggia champagne |
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