Abbiamo ricevuto da un collezionista di Brescia una foto di un San Girolamo (fig.1), sovrapponibile anche per le misure, a quello da me identificato nella collezione Pellegrini di Cosenza nel 1998, quando, con la consulenza dei massimi esperti di pittura napoletana del Seicento: Nicola Spinosa, Vincenzo Pacelli, Mario Alberto Pavone e Pierluigi Leone De Castris stilai un esaustivo catalogo della raccolta, fino ad allora ignota a tutti.
Il San Girolamo (fig.2), quadro di altissima qualità, tra i gioielli della raccolta, è attribuibile con certezza a Luca Giordano nella sua fase riberesca. Nei primi anni della sua attività è a tutti noto che l’artista si rifece ai modi pittorici del Ribera e ne riprese alcuni temi iconografici di successo, come le mezze figure di filosofo, che ebbero nel Seicento una grande diffusione, non solo in Italia, perché richieste da uomini di cultura che amavano adornare i loro studi e le loro biblioteche con immagini di sapienti dell’antichità.
Molto ricercate erano anche le figure di santi per devozione privata e tra queste bisogna includere il nostro San Girolamo, il quale ci consente di verificare il grado di assimilazione della lezione del valenzano da parte del Giordano, un imprinting mai dimenticato, infatti la critica più avvertita ritiene che anche in anni maturi Luca dipinse più volte alla maniera del Ribera. Nella composizione si osserva l’abbandono del netto stacco chiaroscurale, dei bagliori folgoranti e dei fondi scuri presenti anche nel San Girolamo della Pinacoteca civica di Asolo, mentre col Profeta Balaam fermato dall’angelo del museo di Berlino condivide il tono della folta barba bianca.
Per la collocazione cronologica della tela l’ipotesi più convincente è intorno agli anni Sessanta, a comprovare il recupero di formulazioni verso le quali Luca si era orientato nei tempi della sua prima formazione. Prima di aderire anche lui con convinzione alla paternità giordanesca del dipinto il Pacelli aveva ipotizzato che potesse trattarsi di un prodotto della bottega riberiana ed aveva pensato al pennello di Hendrick Van Somer, uno dei suoi allievi più dotati.
Il dipinto in esame per l'elevata qualità della pennellata potrebbe costituire l'originale o in ogni caso una replica autografa di eguale valore.
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