giovedì 19 settembre 2019

Capolavori di una nobile famiglia napoletana

fig.1  - Caracciolo G.B. -  S.M.Egiziaca - 100x127


Abbiamo avuto l’onore di visitare un’antica dimora di una nobile famiglia napoletana e soprattutto abbiamo avuto il raro privilegio di poter esprimere un parere sulla paternità dei numerosi quadri ivi conservati.  
Vogliamo cominciare la nostra carrellata da una splendida quanto languida S. Maria Egiziaca (fig.1), che nel corso delle operazioni di rifodero e pulitura, eseguite nel 2001, fece emergere la firma dell’autore sul fronte del poggio che sostiene il braccio destro della santa: Caracciolo. Abbiamo chiesto un parere sull’autografia della tela al massimo esperto del settore, autore di una monografia sull’artista ed è stato positivo.
Passiamo ora ad esaminare una Beata Vergine dei sette dolori (fig.2), che in passato, da autorevoli studiosi è stata assegnata sia a Guido Reni che ad Andrea Vaccaro, mentre il dipinto, di notevole qualità, è a nostro parere opera del virtuoso pennello di Paolo De Matteis.
Riportiamo una puntuale descrizione dell’opera da parte di uno studioso che la  assegnava a Guido Reni:”La Madonna e seduta con le mani incrociate sulle ginocchia. Ha il manto azzurro e la veste rosa gialliccio. Dalla scollatura sporge l’accenno bianco di una sottoveste. Il capo aureolato e coperto da un velo giallo scuro. Una spada le e confitta nel petto. Il volto atteggiato a profonda mestizia piange senza lacrime. Lo sguardo di chi la mira e involontariamente attratto dalle mani con le dita intrecciate e contratte. L’artista ha voluto con questa contrazione straziante esprimere l’ineffabile dolore che pervade l’anima di una madre orbata del figlio. Tutte queste considerazioni avvalorano la tesi dell’attribuzione del quadro alla scuola reniana e finche non verranno alla luce testimonianze più attendibili la questione rimarrà sub-iudice. La cornice di legno dorato svolge una modanatura baroccamente arcuata agli angoli, ma l’arco leggermente ribassato nella parte superiore farebbe pensare a un adattamento del quadro alla preesistente modanatura marmorea o viceversa, per dare maggiore spicco alla delicata composizione della tela.”
Vi è stato poi chi ha attribuito il quadro al pennello di Andrea Vaccaro, che subì molto l’influsso del Caravaggio, ma le sue “Maddalene penitenti” e le sue “Madonne” sanno più della dolcezza e della soavità che caratterizzano lo stile dei pittori partenopei di quel tempo.
Opera certa, anche se modesta, del Vaccaro è viceversa Un putto dormiente (fig.3), siglato con il classico monogramma “AV”.
Rimanendo nell’ambito della bottega di Massimo Stanzione descriviamo ora Una Madonna con Bambino e S. Anna (fig.4), eseguita da Pacecco De Rosa, della quale riportiamo una acuta descrizione del 1968 da parte del prof. Angelo Santaniello: “La Madonna, che nel viso si richiama ai moduli del Sarnelli e del Diano, e seduta. Ha in grembo il Bambino che le circonda il collo col braccino destro, mentre appoggia la mano sinistra alla mammella della madre, come se avesse or ora smesso di succhiare. Il Bambino e avvolto in un velo biancastro. La mano destra della Madonna stringe amorevolmente il piede destro del Bambino. Sotto i piedi del Bambino e spiegazzato il velo che in parte lo avvolge. La Madonna e in manto bluastro e veste rossa con largo movimento di pieghe che ne accentua la luce tangente dei bordi. Dietro la Madonna una vecchia, Sant’Anna, dal volto pieno, un po’ volgare nelle linee somatiche. Ha la mano destra dietro le spalle della Madonna e la sinistra dietro le spalle del Bambino. Ha il capo velato dal manto sotto il quale dalla tempia sinistra sporge il bordo di un velo bianco: L’ombra avvolge tutta la scena e fa pensare alla scuola del Mattia Preti che ne praticava la consuetudine, nella seconda meta del seicento. Il volto della Madonna tuttavia e bello, di un ovale virginale e perfetto.”   
Nel 2003 il compianto prof. Vincenzo Pacelli scrive: “La Sant’Anna e quasi totalmente rifatta, cosi pure la figura del bambino. La rimozione delle vaste ridipinture per tentare un’operazione di recupero delle parti originali e operazione economica di costo elevato, specie in previsione della successiva fase che prevede un’integrazione pittorica per la quale occorre un notevole tempo (omissis). Si comprende senza fraintendimenti che si tratta di un dipinto napoletano di grande presa naturalistica eseguito tra gli allievi di Massimo Stanzione. L’artista che più degli altri mostra di possedere quei requisiti stilistici che ancora si riescono a leggere nella tela in questione, nonostante tutto quanto si e detto, e Francesco De Rosa, detto Pacecco De Rosa (Napoli 1607-1656). I rossi delle vesti e l’incarnato della Madonna, la dolcezza del modellato e l’impostazione della figura all’interno della composizione sono elementi del tutto tipici della produzione del Pacecco, quale si venne affermando nel decennio tra il 1640 e il 1650”. 

fig.2 - De Matteis Paolo -   La beata Vergine dei sette dolori -  117x176

fig.3 - Andrea Vaccaro-  Putto dormiente - siglato AV - 91x70

 
 fig.4 - Pacecco De Rosa  - Madonna con Bambino e S. Anna - 90x120

Rimaniamo sempre nella bottega del celebre cavaliere Massimo con il prossimo quadro: Un San Francesco in estasi (fig.5) da attribuire a Giuseppe Marullo e della quale riportiamo descrizioni di precedenti studiosi.
La tela, che versava in un cattivo stato di conservazione, venne visionata nel 2002 dal prof. Vincenzo Pacelli: “L’opera e di difficile attribuzione soprattutto a causa del cattivo stato di conservazione in cui attualmente versa. A parte il fondo del tutto illeggibile, anche parte della figura ha perduto rilievo plastico ed emergono solo le parti chiare (omissis). La parte visibile lascia, però, comprendere che si tratta di un’opera di buona qualità artistica. Particolarmente ispirato il volto del Santo colto nel suo intimo colloquio con il Cristo. Le mani sono eleganti nella posa, ben definite nella resa, naturalisticamente efficaci sotto l’aspetto stilistico. L’umiltà e il forte sentimento religioso che precede l’estasi conferiscono alla figura una dolcezza spirituale che si comunica al riguardante. (omissis). Allo stato attuale si può affermare che l’autore vada cercato tra quei pittori attivi nel corso della prima meta del Seicento e sicuramente in ambito naturalistico, quale si venne affermando a Napoli e in Italia meridionale dopo la venuta del Caravaggio sul finire del primo decennio del ‘600.”
Il prof. Angelo Santaniello ne da una interessante descrizione: “L’ombra nella quale il Santo è avvolto e l’espressione del volto dai lineamenti artisticamente distinti e perfetti, ne fa supporre l’appartenenza alla scuola di Mattia Preti. Il Santo e in ginocchio; i piedi e le mani, schiuse in atteggiamento di fervida preghiera, evidenziano le sanguinanti stimmate. Il viso bellissimo, lo sguardo rivolto al cielo nuvoloso e scuro, il capo, disegnato con meditata arte e precisione, leggermente riverso.”
E concludiamo proponendo al lettore, senza dilungarci, un dipinto di scuola napoletana, raffigurante La Madonna del divino amore (fig.6), che si ispira ad archetipi classici precedenti e che ci lascia con l’animo sereno e con la gioia per aver potuto ammirare tanti capolavori.

Achille della Ragione
 
fig.5 - Giuseppe Marullo -  Estasi di San Francesco d'Assisi 128x181

 fig.6 - La Madonna del Divino Amore, tela   XVIII sec. - 128x100


2 commenti:

  1. Un raggio di luce nel buio della mia vita. Grazie.
    Carlo(proprietario della collezione)

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  2. Buona Domenica,

    può darmi qualche informazione maggiore sul quadro (fig. 4) che attribuisce a Pacecco De Rosa?
    Quando ha visto il quadro nella casa della nobile famiglia? (per caso erano i Brancaccio?)
    Glielo chiedo perchè l'opera raffigurata è conservata nella Biblioteca di San Lorenzo maggiore.
    Altra copia??

    Cordiali saluti
    Giovanni Russo

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