tav. 1 - I miei primi 70anni |
Nel mese di giugno del 2017 l'uscita della mia autobiografia, in occasione del compimento dei miei primi 70 anni, fu coronata da un grande successo con l'esaurimento in poche settimane di tutti i libri stampati. Oltre alle presentazioni ufficiali, vi furono, nei saloni della mia villa posillipina, una serie di incontri "per categoria", in primis con i vecchi compagni di scuola, a cui seguirono gli scacchisti, i medici ed infine gli antichi frequentatori de Il Fico, il leggendario night, da me fondato nel lontano 1966.
Tutti i partecipanti avevano già letto con attenzione il libro che narrava le mie gesta (fig.1), alcuni nel formato cartaceo, gli altri, la maggioranza (amante del risparmio, per non dire i morti di fame) sul web, ove è a disposizione di tutti digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.it/p/prolegomeni-per-una-futura.html
Molti mi segnalarono delle omissioni e mi invitarono a provvedere, rammentando episodi più o meno importanti del mio percorso terreno.
Per accontentarli e soprattutto per amore della verità, descriverò in questo capitolo una serie di avventure tra serio e faceto, per la gioia dei lettori e per permettere ai posteri di giudicarmi con cognizione di causa.
Tutti i partecipanti avevano già letto con attenzione il libro che narrava le mie gesta (fig.1), alcuni nel formato cartaceo, gli altri, la maggioranza (amante del risparmio, per non dire i morti di fame) sul web, ove è a disposizione di tutti digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.it/p/prolegomeni-per-una-futura.html
Molti mi segnalarono delle omissioni e mi invitarono a provvedere, rammentando episodi più o meno importanti del mio percorso terreno.
Per accontentarli e soprattutto per amore della verità, descriverò in questo capitolo una serie di avventure tra serio e faceto, per la gioia dei lettori e per permettere ai posteri di giudicarmi con cognizione di causa.
tav. 2 - Autostop |
Sotto il profilo della villeggiatura mi è stato ricordato che per lungo tempo dai 16 ai 18 anni, per le mie vacanze di agosto, utilizzavo per gli spostamenti un mezzo quanto mai economico: l'autostop (fig.2), grazie al quale raggiungevo la mia meta preferita costituita dalla riviera romagnola, all'epoca frequentata da vichinghe dai costumi sessuali disinibiti, alla perpetua ricerca del maschio latino, dotato di inoppugnabili referenze sotto il profilo erotico (fig.3). Adoperai l'autostop per alcuni anni fino a quando, divenuto maggiorenne, venni in possesso della prima mitica 500, con cui in una notte ero in grado di raggiungere la Svizzera, guidando per 20 ore di fila.
Nel chiedere i passaggi sceglievo solo automobili importanti e tratte non inferiori a 200 chilometri, comportamento che mi permetteva, partendo all'alba, di raggiungere in serata Rimini o Riccione, dove prendevo alloggio montando la mia tenda canadese sui tratti di spiaggia libera. Per i pasti frequentavamo la mensa ferroviaria, dove con 50 lire si consumava un menù completo. Per le acchiappanze entravamo nei locali notturni, dicendo che cercavamo degli amici, poscia invitavamo a ballare le fanciulle più promettenti e se "ci stavano" le invitavamo a concludere la serata al chiaro di luna sulla spiaggia.
Nel chiedere i passaggi sceglievo solo automobili importanti e tratte non inferiori a 200 chilometri, comportamento che mi permetteva, partendo all'alba, di raggiungere in serata Rimini o Riccione, dove prendevo alloggio montando la mia tenda canadese sui tratti di spiaggia libera. Per i pasti frequentavamo la mensa ferroviaria, dove con 50 lire si consumava un menù completo. Per le acchiappanze entravamo nei locali notturni, dicendo che cercavamo degli amici, poscia invitavamo a ballare le fanciulle più promettenti e se "ci stavano" le invitavamo a concludere la serata al chiaro di luna sulla spiaggia.
La mia scarsa dimestichezza con l'inglese non mi impediva di avvicinare
egualmente il gentil sesso. Conoscevo una serie di frasi per il primo
approccio che pronunciavo con disinvoltura: "How are you?", "What is
your name?", "In which town do you live?". "How old are you?". Talune
volte facevo sfoggio, se la preda sembrava colta, della mia padronanza
del latino: "Ave puella quomodo appellaris, ego sum Achilles" dopo di
che passavo a gesti eloquenti (fig.4) per far capire le mie intenzioni
penetrative e spesso riuscivo a passare a vie di fatto.
tav. 3 - Vichinghe |
Un'estate pensammo di recarci in un campo di nudisti e scegliemmo l'Ile du Levant, al largo di Saint Tropez. Nell'immaginario comune degli anni Sessanta i nudisti (fig.5) erano costituiti da fanciulle poppute e dotate di un lato B da schianto; viceversa dovemmo tristemente constatare che l'età media era di oltre 50 anni ed i seni flosci e cadenti erano la maggioranza, mentre la popolazione maschile era affetta da varicoceli (alias guallere) pendenti e pance debordanti; in poche parole, salvo rare eccezioni, uno schifo.
Per raggiungere l'isola si utilizzava un rudimentale barcone ed appena arrivati, prima di scendere dalla passerella fummo invitati perentoriamente a spogliarci. "Un momento abbiamo i bagagli", ma il controllore non voleva scuse. Per accontentarlo mi sbottonai la vrachetta ed esposi una parte significativa del mio attributo virile; solo così ebbi il permesso di proseguire.
La permanenza di tre giorni fu una delusione e ricordo ancora con raccapriccio quando seduti ad un bar si avvicinò un giovane cameriere dotato di un fallo di dimensioni priapiche a chiederci cosa volevamo ordinare. "Stiamo consultando il menù, ma esprimeremo le nostre volontà solo e soltanto ad una tua collega dalle misure 90-60-90.", fu la nostra lapidaria risposta.
L'argomento degli incontri erotici potrebbe da solo costituire non tanto un corposo capitolo, bensì un libro ed è mia intenzione, in un futuro più o meno lontano, di scriverlo, ma per il momento per evitare che la lettura della mia autobiografia venisse vietata ai minori o potesse turbare i sogni delle mie ammiratrici timorate di Dio, me ne sono astenuto. Ho dovuto resistere alle proposte allettanti di tante vecchie o stagionate signore, le quali, pur di poter essere incluse tra le pagine del libro, al limite con una foto eloquente quando esistente, erano disposte ad acquistare decine di copie del volume, per poterlo distribuire orgogliose tra le compagne ai tavolini di burraco e addirittura in alcuni casi nell'ospizio che ora le ospita.
Faccio una sola eccezione per gli amanti del web, che potranno leggere in anteprima assoluta un capitolo del futuro libro dedicato alle imprese erotiche (sperando che non esca postumo) digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.it/search?q=stella+ninfomane
Passiamo ora ad un argomento più casto ed edificante quello del volontariato che dovetti affrontare nel 2014, quando per motivi imbarazzanti, che non vi svelo, ebbi la necessità di trovare due associazioni che mi accettassero come volontario per un paio di giorni alla settimana.
Credevo fosse una cosa per me semplice, avendo in passato foraggiato generosamente parecchie strutture, dalle suore di madre Teresa di Calcutta, di cui parlo nella mia autobiografia all'istituto Don Orione, equivalente napoletano del celebre Cottolengo, che da anni imperterrito mi invia a Natale un calendario, memore delle cospicue elargizioni del passato.
Partiamo da una mia lettera pubblicata da Il Mattino (fig.6) della quale trascrivo il testo ed a cui risposi
Gentile dottor Gargano,
la ringrazio per la pubblicazione della mia lettera sul volontariato, ma credo necessario collegarla a questa altra uscita su numerosi altri giornali
Che volontà per fare volontariatoA Napoli tutto è difficile, anche cercare di essere utile agli altri, come dimostra il parziale racconto di questa odissea: in agosto, dopo aver faticosamente recuperato il numero della Caritas, che non compare né sull’elenco, né in rete, telefono per conto di mia moglie, laureata e con conoscenza perfetta di inglese e francese, offrendo la sua collaborazione in favore degli immigrati “Pensi a fare i bagni e ritelefoni a settembre”. Nuova telefonata dopo 20 giorni, l’interlocutore prende nota di mail e cellulare ed assicura una sollecita risposta, che non arriva, per cui nuovo sollecito, parlo con un dirigente, il quale mi fornisce la mail della suora incaricata a cui scrivo attendendo riscontro da oltre un mese. Amen.
Passiamo alla comunità di Sant’Egidio, anche essa ignota ad elenco telefonico e pagine bianche: ottengo un numero dalla sede di Roma, chiamo ripetutamente lasciando il mio recapito in segreteria, dopo 10 giorni mi chiama una signora in una lingua più spagnola che italiana, alla quale, nel presentarmi, offrendo la mia collaborazione, rammento la mia attività trentennale di medico pluri specialista, ma soprattutto la mia lunga esperienza nel portare conforto a tossicodipendenti e malati terminali. “Bene abbiamo proprio bisogno di personale per preparare i pacchi per i barboni!” Nonostante si tratta di una proposta nobilissima rimango stupefatto e mi fermo qui per non tediare il lettore, anche se potrei citare almeno altri 10 tentativi andati a vuoto.
La vita piena e ricca di chi fa volontariato
Sembra strano che in tristi tempi come quelli che viviamo, segnati da un tramonto dei valori religiosi, da un dissolvimento degli ideali politici, da un dominio incontrastato dell’edonismo e del consumismo più sfrenato, aumenti sempre più il numero di coloro che si dedicano con altruismo al volontariato, soccorrendo i più deboli ed i più sfortunati.
L’enorme carica di energia vitale che promana vigorosa da questa moltitudine di uomini e donne di ogni età, come un pollone spontaneo, è in grado di salvare il mondo, di colmare le ingiustizie più palesi, di permetterci di guardare al futuro con meno apprensione.
Solo chi lo pratica conosce le gioie del volontariato, la soddisfazione di essere utile al prossimo, di poter soccorrere chi ne ha bisogno, di dare un senso alla nostra vita.
Per chi non lo ha mai conosciuto e vuole avvicinarsi ad esso consiglio di farlo all’inizio in compagnia di qualche amico, si supera così più facilmente l’impatto che a volte può mettere in fuga i meno motivati, dando la penosa impressione di dover sopportare da soli tutto il male del mondo.
Giorno dopo giorno cresce poi una voglia irrefrenabile di fare qualcosa per gli altri ed il piacere di farlo.
Non si tratta di seguire precetti religiosi o vacui ideali, di conquistare meriti ultraterreni, bensì di agire spontaneamente per perseguire il bene.
Le soddisfazioni, ve lo assicuro, non si faranno attendere e saranno in grado di riempire il nostro animo di una gioia immensa.
(testo lettera de Il Mattino).
tav. 7 - Achille della Ragione |
Per lunghi anni ho collaborato a numerose televisioni private, quando tali emittenti avevano un vasto seguito di spettatori, una situazione oggi completamente cambiata, dopo l'entrata sul mercato di Mediaset, Sky ed affini. Cominciai nel 1978 per Telesorrento, curando una rubrica seguitissima: Parliamone con il ginecologo, che veniva registrata nel mio studio (fig.7) per essere poi trasmessa in tre orari: mattina, pomeriggio e sera, mentre la domenica andava in onda una replica. Le telespettatrici ponevano delle domande alle quali io rispondevo. Andammo avanti per circa un anno e le risposte più significative sono poi divenute un libro (fig.8), in vendita nelle edicole, che ha avuto diverse edizioni.
Passai poi a Televomero, la quale in particolare seguiva le mie affollatissime visite guidate, per poi vendere il prodotto ad altre 12 emittenti di tutta Italia, da Tele Campobasso a Tele Salerno.
Intervistavo inoltre personaggi famosi ed invito i lettori a consultare sul web una mia divertente intervista al principe Emanuele Filiberto digitando il link
https://www.youtube.com/watch?v=ID19mQGYEIkl
E trovandovi in rete potete ammirare il sottoscritto mentre rilascia un’intervista sul problema della monnezza ad una delle più importanti televisioni del nord.
https://www.youtube.com/watch?v=P7WfEuTHmp0
tav. 8 - Copertina |
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